Cauto, sudato ottimismo per l'industria piacentina in questo scorcio di 2007, con l'ottimo export che riserva un incremento del 13 per cento, meglio delle performance regionali.
Le nostre produzioni rivelano "spalle buone", la capacità di reagire a condizioni di mercato ostili, come sempre a corrente alternata. C'è chi fa balzi da gigante, è il caso della raccorderia (tubi e valvolame per l'industria petrolifera), grazie al greggio alle stelle, ma servendo anche la nuova industria nucleare.
La meccanica, spina dorsale del sistema, tiene bene, pur con marginalità ridotte.
Dopo nove anni d'ininterrotta crescita, l'edilizia frena e le escavazioni lamentano un eccesso di vincoli.
Il consiglio confindustriale di fine anno, che si è svolto ieri nella sede di via IV Novembre, permette ancora una volta al presidente Sergio Giglio di trarre una somma positiva, con la cassintegrazione ordinaria passata da 282mila ore (2005) a 39mila (2006) e alle attuali 15.300 fra gennaio ed ottobre: «Il quadro è buono, alcuni progrediscono, altri soffrono, ma il territorio tiene». L'allarme più spinto? «Gli scavatori e le imprese di costruzioni, per i quali aspettiamo risposte dall'amministrazione comunale e provinciale, sono sicuro che verranno». E ancora: «Non piegheremo il gobbone, siamo abituati a piegarlo quando bisogna lavorare, non quando dobbiamo manifestare legittimi interessi davanti alle pubbliche amministrazioni».
Sui trend, un fattore ineludibile: «Avanza chi ha tecnologia d'avanguardia, la media e bassa tecnologia soffrono, l'edilizia lamenta una leggera flessione, dalle pubbliche amministrazioni arrivano pochi appalti».
E per il 2008 l'agenda di Confindustria mette al centro il tema del piano territoriale di coordinamento, il nuovo Psc (piano regolatore, ndr) di Piacenza, le infrastrutture da realizzare, a cominciare dal ponte di Trebbia e dalla Strada dello sviluppo delle valli.
Piena sintonia con la Camera di Commercio anche sulla ricerca energetica da fonte idrica grazie allo studio affidato a Politecnico e Cattolica per valutare siti e possibili sfruttamenti su eolico, solare, idroelettrico. «Siamo per uno sviluppo compatibile - sintetizza Giglio - non per chiusure che fermano qualunque iniziativa, entro dieci anni dovremo produrre il 20 per cento di energia rinnovabile».
Metalmeccanica La metalmeccanica va bene, a volte benissimo, ma non per tutti fa notare Paolo Egalini (Mandelli Sistemi). Materie prime sempre più costose, il cambio euro-dollaro e marginalità ridotte sono i talloni d'Achille. L'incremento dei costi non trova riscontro nell'incremento del venduto e anche il boom di fine anno «è sparito» commenta Antonio Schiavi (Schiavi Macchine Industriali) mentre il Paese perde competitività. «Buoni risultati ma si guadagna poco o nulla» insiste Gabriele Gasperini (Mcm), mentre Giulio Barberis (Astra) parla di un mercato estero migliore di quello interno «non molto pimpante». Emilio Bolzoni (Bolzoni Spa) chiude bene l'anno con il 13 per cento di crescita effettiva e la sola flessione negli Usa, mercato che preoccupa per il 2008, benissimo invece Est e Cina.
Raccorderia Tubi, raccordi e valvolame vivono una stagione d'oro. Valter Alberici (Allied) parla di una crescita media del 45 per cento all'anno nell'ultimo triennio. A Castelsangiovanni l'impresa sta per aprire un nuovo stabilimento da 50 mila mq, intanto aumenta del 60 per cento il tonnellaggio e investe in Cina. Le previsioni sono ottime, è nato anche un reparto esclusivo per il nucleare. Sguardo positivo per Giancarla Belloni (Belloni Lamiere), Cristian Camisa (Tta), Daniele Carini (Carini), Fausto Dallavalle (Motridal), Francesco Casella (Casella Macchine Agricole) e Sergio Giglio (Biomedica Santa Lucia) con lo stabilimento aperto a Genova e il secondo piacentino sulla logistica del farmaco.
Edilizia e materiali da costruzione Fine anno tutto in calo per l'edilizia. Luciano Bolzoni (Canova) spera in una timida ripresa sul 2008, Maurizio Vecchi (Cementirossi) teme un veloce rallentamento e Giuseppe Parenti di Paver (mentre Lafer va alla grande) parla di frenata tremenda da settembre: «Sono state fatte troppe case». Le banche sui mutui chiudono i rubinetti, le infrastrutture rallentano e il piano estrattivo piacentino «è in ritardo di 5 anni». L'eccesso di offerta abitativa in città fa segnare un meno 10 per cento alla compravendita, lamenta Paolo Garetti (Costruzioni e Impianti) e le imprese piacentine vengono trattate peggio dagli enti locali rispetto a quelle di fuori. Filippo Cella (Gaetano Cella) parla di appalti affetti da gigantismo che non sono adatti alle dimensioni piacentine e spezza una lancia per le gare non al massimo ribasso ma capaci di premiare il merito e la qualità. Reduci da una buona annata, Gianni Zeppi (Zeppi) Antonio Cogni (Cogni) che concorda su un rallentamento delle nuove opere e Pierangelo Bellini (Edilstrade Building) per cui Piacenza è un'isola non felice per lavorare. Da gennaio le certificazioni delle case porranno ulteriori problemi. «Ci saranno case di serie A, B e C». Campo, quest'ultimo, che ha reso bene a Marco Pizzasegola (Mde) e Aldo Silva (Edilsilva). Meno ottimista sul 2008, Renato Bonvicini (Bonvicini). Patrizia Soffientini patrizia.soffientini@liberta.it
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