Berlusconi: non finirà così ma...
E’ la campagna elettorale delle sorprese.
Veltroni liquida il governo Prodi, in caso di vittoria «ne faremo uno molto diverso» che stavolta non sarà frutto di «una coalizione eterogenea». Uno a zero.
Berlusconi delude i super-garantisti e stabilisce che «chi è supposto autore di reati non va messo in lista», ad esempio Sofri non lo candiderebbe, «questione di opportunità politica». Uno a uno.
Il segretario del Pd sostiene che «non si può continuare a discutere di conflitto d’interessi», meglio occuparsi di Tav e fare come Zapatero in Spagna che inaugura l’alta velocità tra Barcellona e Madrid. Due a uno per lui.
Però il Cavaliere spiazza tutti e bilancia il conto dei colpi di scena, «se dovesse ripetersi un risultato come due anni fa», pareggio insomma, «non esiteremmo a fare una grande coalizione». Inciucio in vista? Chissà. Nel frattempo, il fair-play comincia a scarseggiare. «Veltroni ci dà l’illusione che il passato è ormai lontano, quando i disastri di Prodi sono davanti agli occhi di tutti», attacca Silvio.
Walter para il colpo, «Berlusconi è durato 5 anni ma non è un merito, semmai un’aggravante...».
Io, replica l’altro, «sono sconcertato per l’accordo Pd-Idv, e la mossa dei Radicali mette in conflitto il diavolo e l’acqua santa».
Botta sotto la cintura di Veltroni, «Forza Italia si è opposta l’altro giorno, nella conversione del decreto milleproroghe, all’aumento dei salari». Bondi strilla, l’ex sindaco di Roma «mostra la sua vera natura di uomo aduso alla mistificazione». L’ultima cosa che Berlusconi farà in vita sua è affrontare Veltroni in un duello tivù: «Impossibile», annuncia, visto che i candidati premier sono tanti «bisognerebbe fare 64 confronti televisivi». Il ping-pong ci accompagnerà fino al 13 aprile, con variazioni sul tema.
Variazione numero uno: polemica Veltroni-Bertinotti. Anche qui, salgono i toni. Il leader Pd presenta il compagno Fausto alla stregua di retrogrado: «Siamo nel 2008, non nel ’53. Può una persona ragionevole pensare che la candidatura di un operaio contrasta con quella di un imprenditore?». Certo che si può, s’entusiasma Bertinotti, la lotta di classe è ancora attuale. Variazione sul tema numero due: Berlusconi contro Casini. Il Cavaliere svela da Mentana che quel perfido di Pier Furby non gli è mai piaciuto, il primo scherzo glielo tirò addirittura nel lontano 1994. E accusa il leader centrista di essere pronto a cambiare il suo simbolo pur di avere in lista De Mita che vuol rifondare la Dc. Secca replica di Casini: al simbolo non rinuncio.
La realtà è più complessa. Se andrà in porto l’intesa con la Rosa Bianca, l’Udc inserirà nello Scudo crociato una dicitura tipo: Centro democratico. E da qualche parte comparirà un richiamo al movimento di Tabacci e Baccini. Le trattative sono bene avviate sul piano politico, complici le esortazioni vaticane, tanto che già ci si confronta sui posti. Però lì non c’è accordo. Pezzotta a nome della Rosa Bianca chiede «pari dignità», nel linguaggio democristiano significa «non potete trattarci come parenti poveri». Casini si allarma, quanto vorranno questi?
E’ andata meglio a Veltroni, l’accordo coi Radicali è chiuso, manca solo la firma in calce al programma sull’esempio di Di Pietro (l’ha sottoscritto ieri, giurando lealtà). Però il leader Pd vorrebbe più entusiasmo da parte dei nuovi alleati Radicali, se n’è lamentato personalmente con la Bonino. E allora Pannella, apparso disincantato la sera prima da Vespa, ha rilasciato una dichiarazione così entusiasta, tanto piena di voglia, da sembrare perfino eccessiva. «I compagni del Pd hanno ragione e ancor più l’avranno». Non mi metteranno in lista? Evviva, «io concordo...». Sull’altro fronte si aggroviglia la telenovela siciliana. Dove fa la sua comparsa una dama, Stefania Prestigiacomo. Nella disputa tra Lombardo e Miccichè per la presidenza della Regione, il Cavaliere ora pensa a lei come soluzione di compromesso. Ha per le mani un sondaggio che la vede avanti di due punti in un ipotetico duello con la Finocchiaro, candidata del Pd. Berlusconi lo confida a Miccichè, con l’impegno del silenzio più assoluto. Invece poi, stranamente, il nome della Prestigiacomo tracima sulle agenzie e su siti vari, con dichiarazioni soddisfatte di Miccichè. Lombardo s’inalbera, l’alleanza del Cavaliere con l’Mpa sembra saltata. Però, fino all’ultimo, mai dire mai. (da La Stampa del 23 febbraio 2008)
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