Rizzi: se il Patto fallisse, sarebbe una sconfitta per tutti
LIBERTA' del 24/01/2003 : Come nelle migliori trame teatrali, con tempi scenici degni di Plauto, ecco che all'ultimo si ricompongono bisticci e fraintesi del Piano strategico, che tira un sospiro di sollievo alla vigilia della presentazione pubblica dei lavori alla Cappella Ducale (domani a partire dalle 9,30).
Acque agitate fino a ieri sulla condivisione del Comune del metodo adottato, oggi la svolta: Rifondazione, il monello indisciplinato dell'amministrazione ha deciso di aderire al progetto che punta a rilanciate il territorio con iniziative di vario segno: economiche, sociali, strutturali.
E c'è da giurare che tiri un sospiro di sollievo anche il coordinatore del Patto, Augusto Rizzi, che presenterà quanto fatto finora dal comitato strategico (lo compongono esponenti delle istituzioni e della società civile) e soprattutto quanto si va a costruire da dopodomani in avanti.
C'è stata burrasca sul Patto. «Guardi tutte le sere mi dico: ma chi me lo ha fatto fare...». C'è chi ha contestato la partecipazione, parlando di oligarchie. «Come dice Giorgio Gaber, democrazia e libertà esistono solo dove c'è partecipazione, che non può esaurirsi con la possibilità di apporre più o meno spesso un segno sulla scheda elettorale. Il Patto, è stato un piccolo, imperfetto esempio di partecipazione di molte persone designate dalla società civile organizzata e non di una oligarchia come qualcuno ha incautamente affermato».
C'è spazio per allargare la partecipazione? «Ben lieti che si allarghi la partecipazione, ma sapendo che erano presenti tutta una serie di soggetti rappresentativi di realtà non solo economiche. C'erano il sociale, gli ambientalisti.... In quel caso si sono scelti dei rappresentanti, oggi, in un'altra fase, si può benissimo allargare. La novità era ed è una condivisione attraverso il concreto coinvolgimento».
Veniamo a quest'ultima fase del Patto, iniziata in autunno, dopo una lunga pausa. «C'è stato un anno di totale stasi e si è lavorato intensamente negli ultimi due mesi. L'avvio è stato faticoso e tormentato. Da un lato il problema della partecipazione, dall'altro quello dei ruoli tra istituzioni e società». Rischi di sovrapposizioni? «La domanda va rivolta a chi ha avviato il processo degli Stati Generali e del Patto. Le istituzioni hanno ritenuto opportuno il coinvolgimento della società. Il loro ruolo è il governo, altro è la governance». La governance? «Come scrive Carlo Merli è l'interpretare e capire i meccanismi dei mutamenti sociali, economici e culturali su cui si fondano vita ed evoluzione di un territorio e fu la fase degli Stati Generali. Poi si tratta di identificare attraverso il confronto delle istanze pubbliche e private gli obiettivi di sviluppo, progettare in modo concertato e in una logica di sistema le azioni necessarie per perseguirli. E infine coordinare a livello operativo queste azioni. Fermo rimanendo che il ruolo delle istituzioni non si discute».
E chi parla di un eccesso di sviluppismo? «Le infrastrutture sono una premessa di sviluppo. Ci si dimentica, come se i fatti di Cirio ed Eridania non esistessero, che stiamo assistendo al declino economico di una provincia. Bisogna correggere questa situazione. Quale tipo di sviluppo? Più qualitativo che quantitativo, puntando su attività ad alto valore aggiunto. Ma lo sviluppo deve essere parallelamente sociale e culturale, è però l'economia, come insegna il Rinascimento, che consente miglior sviluppo sociale».
E ora, quali obiettivi? «Passare dalle enunciazioni ai fatti. Abbiamo identificato i progetti prioritari, divisi in progetti da monitorare e da avviare. Nuovi ne sono stati proposti. Domani spiegheremo questo e il 31 gennaio ci sarà una riunione del comitato strategico per dare avvio ai lavori dei gruppi, in parte formati e in parte da completare. E voglio sottolineare come si è sempre lavorato con una visione sistemica. Come procederemo? Prediamo il traffico, si vedrà cosa c'è di pronto, l'assessore Carbone ha tirato fuori dal cassetto decine di progetti giacenti, esaminiamoli. Parlando di mobilità si parlerà per forza di circonvallazione Nord, di ponte-bis. E' tutto collegato».
Ottimista sui lavori a venire? «Io certo non metto in discussione le dichiarazioni di buona volontà, ma se domani questa operazione fallisse, sarebbe una sconfitta per tutti».
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