Non era una chimera il grande centro del lusso nel cuore della logistica piacentina, con alberghi, uffici, spazi per sfilate, boutique. I l progetto esiste e in questi giorni viaggia in allegato a una richiesta di vendita dei terreni che appartengono a Piacenza Intermodale e alla relativa variazione di destinazione d'uso presentata al Comune di Piacenza. La pratica è all'esame degli uffici del commercio e dell'urbanistica, che dovranno istruire la documentazione per sottoporla gli amministratori.
Non era una chimera, anche se dare un nome a questo oggetto architettonico è decisamente problematico, perché non essendo noto il committente interessato - ma tutto converge su un importante marchio del lusso - è difficile circoscrivere l'utilizzo finale.
Parlare di outlet nel senso che normalmente si attribuisce alla parola, alludendo ad una sfilza di negozi che vendono con forti sconti è comunque fuori luogo, per quanto sappiamo.
E del resto né outlet né discount sono in agenda nei piani commerciali approvati, tantomeno troverebbero porte aperte in Comune, si limita a commentare l'assessore Pierangelo Carbone (Urbanistica) che non ha ancora vagliato la pratica, ma dà voce a un orientamento acquisito della maggioranza e peraltro già ribadito a suo tempo dall'assessore competente Alberto Squeri («Piacenza non potrebbe reggere un outlet»).
E' Ernesto Carini, assessore comunale allo Sviluppo Economico, a battezzare questo edificio avveniristico - firmato nientemeno che dallo studio di Oscar Dante Benini - come un centro direzionale multi-funzioni: 30 mila metri coperti su un'area di 50mila, 14 mila di parcheggi, 5 mila di ricezione alberghiera, e poi uffici, 7mila di commerciale e altrettanto di magazzini collegati.
Carini è tra i primi ad aver visionato la proposta inoltrata in Comune è parla di un edificio di nuova concezione al servizio di una logistica «fortemente innovativa» che Piacenza ha sempre auspicato. «Una logistica che non ha un centro direzionale è povera» afferma e senza far i conti con 300-400 posti di lavoro che questo centro potrebbe comportare, fa ben sperare proprio l'interesse di una committenza a realizzare l'opera in loco. «lo vedo positivamente questo progetto, va nella direzione che abbiano immaginata per la logistica più qualificata» aggiunge. Particolarissima è la struttura proposta - sorgerebbe là dove si era accumulato per anni il pietrisco del cantiere dell'Alta Capacità -, un grande corpo centrale che ricorda un po' un diamante e punte laterali aggettanti nello spazio, predomina il metallo. Un edificio molto ardito che trasformerebbe l'impatto con la piatta pianura di cemento della logistica e che qualcuno associa all'aquila di Armani (simbolo di una Armany-City?)
Sulle funzioni, non tramonta l'indiscrezione che il centro si presti bene per la moda, sfilate.
Resta il «nodo» della funzione commerciale che spaventa gli operatori del settore (peraltro in zona pare che in passato vi fosse già un'opzione commerciale di Ikea pari a 10 mila metri quadrati, a cui poi Ikea ha rinunciato).
Altro «nodo» è il cambio di destinazione d'uso per includervi funzioni non previste che implica varianti del piano regolatore e alla convenzione che lega i proprietari al Comune, e fin d'ora corre voce di proposte di compensazione da parte della proprietà per la modifica della convenzione originaria, come il recupero della cascina Mandelli pro-Comune. Patrizia Soffientini
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