Alle 8.30 il consigliere regionale di prima nomina, Marco Carini (Pd), elegante in completo color sabbia, è già sotto le due Torri. Deve partecipare alla prima riunione operativa della sua maggioranza, ma a palazzo della Regione in zona Fiera - pieno di gente con l'aria della domenica di cresima o della festa di laurea - l'ex presidente di Legacoop Piacenza ha scelto di entrarci da solo per vivere il momento senza sovraccarico emotivo. Però poi, quando l'assemblea d'insediamento del consiglio regionale si conclude, gli dispiace, confessa, di non condividere le emozioni.
Altra storia per Andrea Pollastri (Pdl) che arriva con un pullman di una trentina di fan, fra i quali un sorridente Sergio Pecorara. E c'è pure la moglie Alba Saggini, presidente del Quartiere 1 e la bella figlia Sophia, che si fa "lanciare" in aria felice. All'altro consigliere regionale di minoranza, Stefano Cavalli (Lega Nord), giusto il tempo di mettere piede in aula e gli tocca subito un ruolo di vetrina: è fra i tre scrutatori che sovrintendono alle votazioni per l'ufficio di presidenza. Cravatta verde d'ordinanza, fazzoletto in tinta, ha viaggiato fino a Bologna con la moglie Anna Carini, responsabile del patronato Cisl e con la mamma Maria Ambroggi.
Altro stile ancora per le avvenenti assessore Paola Gazzolo e Sabrina Freda, che viaggiano spartanamente da sole, donne autosufficienti da supporti emotivi. Ma per loro l'insediamento è posticipato. Partiamo insieme alle 8,22 sulla Freccia Bianca. Il capotreno, assessore in un piccolo paese in provincia di Novara, chiede i biglietti proprio nel momento in cui salta fuori l'identità delle due viaggiatrici: «Forza, teniamo duro» incita lui colpito, piediessino che guarda alla regione rossa come a un argine sicuro. Verso le 10, ecco le nostre "matricole" finalmente tutte a palazzo della Regione, edificio grigio, un po' bulgaro. Meglio la stanza dell'assemblea, foderata di legno. Giornalisti come api in un alveare, commessi che cercano di spingere fuori gli intrusi, poi i nostri prendono posto, Pollastri e Carini in terza fila, Cavalli in seconda. A scaldare una seduta che ha l'unico scopo di insediare l'ufficio di presidenza è Giovanni Favia (Movimento Beppegrillo) che punta il dito contro il tacito accordi di Pd e Pdl e parla di «inciucio per tenere il Movimento fuori dagli uffici di garanzia e controllo».
La presidenza, come da copione, andrà al democratico Matteo Richetti che auspica un mandato fatto di «orgoglio senza pregiudizio». I nostri consiglieri, serissimi, votano e forse già un po' s'annoiano. Ma mentre l'assemblea si scioglie, ecco l'esplosione del colore bolognese: cala lo striscione "Vasco, diamo un senso a questa storia: mille euro al mese non possono bastare". Al grido di "Yes we cash" disoccupati e precari reclamano un reddito minimo garantito e stendono mutande colorate, l'aula si rianima. La festa è già evaporata. C'è una realtà arrabbiata che preme alle porte. Si comincia a lavorare. «Con l'insediamento dell'assemblea legislativa è possibile dare il via alla nuova giunta regionale e lo farò firmando il decreto di nomina degli assessori e convocando per venerdì la prima riunione di lavoro» annuncia navigatissimo il presidente Vasco Errani: «La legislatura parte con il piede giusto e sotto il segno di un profondo rinnovamento». E' già ora di rimboccarsi le maniche, la ricreazione è finita.
dall'inviato Patrizia Soffientini LIBERTA' del 11/05/2010
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