Le riflessioni di Oscar Farinetti, ideatore di Eataly, e di Giuseppe Zuliani (Conad)
Perché nel mondo moderno non si bada a spese per l'abbigliamento, le calzature, gli oggetti e invece si è sempre così attenti alla spesa alimentare? Domanda vecchia e risposta nuova. «Perché se una persona si nutre bene non si vede: non possiamo girare con una macchina che metta in risalto la splendida bistecca che abbiamo nello stomaco o il prezioso salume che stiamo digerendo». Questa la provocazione con cui Oscar Farinetti presidente e ideatore di Eataly, il grande mercato enogastronomico collegato a Slowfood, presente a Torino, Milano, Bologna e Tokyo ha spiegato uno dei maggiori paradossi del nostro tempo. Farinetti, intervenendo ai lavori, ha inoltre illustrato l'esperienza di Eataly - spiegando il controllo che viene operato su tutta la filiera - e ha offerto una lettura di alcune problematiche tipiche dell'agroalimentare italiano. Uno tra tutti è senz'altro rappresentato dai grandi problemi che si devono affrontare a causa della burocrazia, che appesantisce il sistema anche per quanto riguarda le denominazioni d'origine: «ne esistono troppe - Dop, Docg, Igp - e sono molto complesse: come si fa a spiegare ai giapponesi che differenza c'è tra una e l'altra e perché un prodotto ha una denominazione piuttosto di un'altra?»
Rispetto ai prodotti piacentini anche Farinetti ha espresso una convinzione purtroppo molto nota e condivisa: i prodotti piacentini sono ottimi e «soprattutto i salumi - ha detto il presidente di Eataly - sono i migliori d'Italia. Peccato che questo primato sia poco noto ai consumatori, che per la grande maggioranza non ne conoscono l'esistenza».
Giuseppe Zuliani di Conad ha invece approfondito il discorso della selezione dei prodotti alimentari, ritornando sul tema cruciale della valorizzazione dei prodotti, un punto su cui noi italiani siamo ancora troppo carenti. Tanti gli esempi dei prodotti alimentari divenuti nel mondo simboli, ma ormai abitualmente contraffatti: «tanto che ormai in tutto il mondo dal punto di vista industriale la pizza viene commercializzata più dai tedeschi che da noi italiani e che si rischia di vedere parlare di mozzarella di qualità - come purtroppo accade spesso negli Usa - mostrando un formaggio che si grattugia!».
Dunque più impegno per difendere le nostre tipicità: impegno riassunto anche da Giuseppe Parenti, presidente della Camera di Commercio di Piacenza che nel concludere i lavori ha sottolineato il valore di uno strumento come il marchio «Qualità Piacenza 100 sapori». Sergio Giglio, presidente di Confidustria, ha invece espresso apprezzamento per la concretezza del progetto e richiamato la necessità che le istituzioni continuino a sostenere il mondo industriale in momenti non facili. Mol.
Libertà del 16/11/2008
|