Signor Presidente, sono lieto di porgerLe il benvenuto in Emilia-Romagna e desidero anzitutto augurare a Lei e alla Gentile Signora Franca un sereno e piacevole soggiorno nella città di Piacenza. A Lei, signor Presidente, e alle Autorità presenti, desidero sottolineare la piena coscienza che questa comunità ha del momento delicato e critico che vive in questi giorni il nostro Paese. Dopo aver assistito con orrore al dramma di Beslan, con ciò che significa per il futuro del Caucaso e della Russia, dobbiamo ora subire l'odiosa violenza del rapimento, assieme a due colleghi iracheni, di Simona Pari e Simona Torretta. Due volontarie italiane, due donne di pace che hanno fatto della solidarietà e dell'aiuto ai più deboli, in primo luogo i bambini, una ragione di vita. Dobbiamo tutti essere orgogliosi e riconoscenti verso di loro. Dunque il nostro allarme è massimo. E massima deve essere la spinta solidale, unitaria, pacifica sia delle istituzioni che dei cittadini che diffusamente si mobilitano per chiederne la liberazione. Come noi vogliamo fare anche oggi, da Piacenza. Nelle nostre piazze in questi giorni, a cominciare dalla fiaccolata di Rimini giovedì scorso, abbiamo detto una cosa chiara. Che questa nostra casa è ricca di colori diversi e di diverse culture. Che questa casa comune non tollera e combatte il terrorismo, promuove il dialogo e le relazioni, ama la democrazia e la libertà. Che l'unità attorno ai valori fondamentali non è un passo indietro sulla nostra identità ma un passo avanti verso una società moderna e avanzata. Io penso che questo momento sia il momento di scegliere la vita invece dell'odio, di metter mano alla politica vera, di scegliere il gesto solidale, il ponte e non la chiusura, l'arroccamento. Penso di poter dire che questo è il sentimento e la speranza che uniscono in questi giorni tutta l'Emilia-Romagna, da Rimini a Piacenza. E così l'intero Paese che si è riconosciuto, Signor Presidente, nelle Sue parole di esortazione a «laici e credenti di ogni religione» al massimo impegno «per rafforzare le speranze di pace tra i popoli e allontanare i pericoli di veri e propri conflitti di civiltà». Signor Presidente, oggi è una giornata importante per la comunità piacentina e per la comunità regionale. Una giornata che abbiamo costruito lavorando insieme, secondo un modo di essere delle istituzioni improntato al fare sistema, alla promozione della cultura come chiave di comprensione per stare a testa alta in un mondo che cambia, per sapere riconoscere l'altro, chi e' diverso da noi, rimotivando anche così il valore della nostra identità. Il governo come servizio al cittadino e alle sue aspirazioni capace di progettare il futuro. Ecco una frontiera sulla quale impegnarsi nel quotidiano, anche per dare un contributo positivo ad un Paese come il nostro che attraversa certamente difficoltà e contraddizioni. Ma con la piena coscienza del fatto che queste difficoltà sono alla nostra portata e possono essere superate con la determinazione e la fiducia. E' una esortazione che cogliamo volentieri, Signor Presidente, quella che ci ha rivolto in più occasioni: la necessità di avere fiducia. Così come le Sue riflessioni appassionate sull'unità del Paese e sul ruolo di pace dell'Italia nel mondo. Devo dire che di ciò sono fermamente convinto: abbiamo bisogno di rinnovare un atteggiamento di fiducia nelle nostre possibilità, nelle carte che l'Italia può giocare per il proprio futuro in Europa e nel mondo. Non solo per difendere il nostro ruolo, la nostra autorevolezza, la nostra capacità competitiva. Di tutto ciò c'è bisogno ed urgenza. Ma anche per rilanciare questo Paese, un Paese che sa farsi voler bene ad ogni latitudine (penso proprio alla cultura, alla nostra eccellenza nel saper fare e al volontariato), un Paese essenziale per l'Europa. Dunque questa fiducia in noi stessi è importante anche per ridare nuova forza alla costruzione europea, nostro primo orizzonte vitale. Dalle comunità locali, proprio qui più che altrove, nasce una spinta positiva verso il futuro, nascono elementi di innovazione e buone pratiche, qui cresce una classe dirigente diffusa per l'Italia di domani. Non riconoscerlo impoverisce il Paese. Assistere, non coinvolti, a scelte unilaterali sulle riforme istituzionali e sui problemi finanziari non aiuta, non è un contributo utile per il Paese, rinuncia all'apporto rappresentato da una cosa preziosa per l'Italia: il grande valore delle esperienze locali. C'è bisogno di completare il processo federalista ma senza confusione, superando sovrapposizioni, attenti alla funzionalità delle istituzioni, ai pesi e contrappesi che danno spessore alla democrazia, rimotivando con chiarezza l'unità nazionale. Aggiungo che una riforma costituzionale non può essere condizionata da un meccanismo ad orologeria, da pregiudiziali che nei fatti limitano gravemente - se non annullano - il valore del confronto. Perciò insisto anche in queste ore affinché le Regioni e gli Enti locali, soggetti fondamentali della Repubblica, possano dare un contributo effettivo. Secondo le proprie vocazioni e qualità. Piacenza e l'Emilia-Romagna ad esempio. Piacenza riveste un ruolo strategico per questa regione ed essenziale per il Paese: un ruolo di cerniera nella logistica, un comparto di straordinaria rilevanza per il futuro dei nostri territori; una funzione strategica nel complesso sistema trasportistico nazionale, per infrastrutture, imprese, lavoro; una funzione industriale di rilievo in una serie di settori diversi, dalla energia, all'informatica, all'agroindustria, anche per una funzione di snodo nel cuore produttivo del Paese. Una città e un territorio che vogliono crescere investendo su una importante e ricca presenza universitaria, impegnati nell'innovazione e nel rilancio dei servizi per i cittadini, della sanità, nella salvaguardia dell'ambiente e nella valorizzazione equilibrata delle proprie notevoli risorse territoriali. Come per l'Appennino, che con la città e assieme alla città diventa sempre più protagonista della cultura di governo del territorio e di un nuovo sviluppo sostenibile. Penso in primo luogo al turismo, che non ha bisogno di nuovi centralismi ma di cooperazione: è il sistema-Paese la via giusta per valorizzare le straordinarie risorse e l'unicità dell'Italia. Da questo sistema plurale di governo, da queste comunità che guardano avanti e preservano la propria identità, l'Italia deve trarre la linfa per quel rilancio che occorre. Per quel salto, quel passaggio di soglia che ci viene richiesto dalla moderna società della conoscenza, che ricolloca in un orizzonte nuovo i temi della ricerca, del trasferimento di saperi, delle applicazioni tecnologiche. A chi mi chiede cos'è l'Emilia-Romagna, qual è la risorsa principale di questa regione vorrei rispondere: questo suo essere terra di tradizione e di innovazione, identità che non teme il confronto e il cambiamento. Nell'economia come nelle istituzioni e che fa del dialogo e della coesione sociale la sua anima, la sua forza tranquilla al servizio di tutti i cittadini. Se si vuole stare nel cuore dell'innovazione penso che occorra raccogliere tutte queste risorse diffuse nel Paese, chiamare ogni livello di governo della Repubblica a precise responsabilità, come richiesto dal nuovo Titolo V della Costituzione. Piacenza e l'Emilia-Romagna ci sono. Credono nell'autogoverno delle comunità locali come credono che solo un forte contesto unitario nazionale possa consentire una piena valorizzazione delle risorse locali in ambito globale. E possa consentire quella solidarietà fra territori che è base di uno sviluppo equilibrato e sostenibile capace di far camminare velocemente l'Italia e l'Europa. Siamo pronti: con le nostre vocazione ed eccellenze. Nei diversi campi. Oggi, qui, sottolineiamo la cultura, l'arte: per farci riflettere, perché in questa società che si va sempre più secolarizzando c'è bisogno di pensieri "lunghi", per vivere meglio, perché la qualità della vita non può essere solo fondata sul reddito e sui consumi. Sottolineiamo questo volto fra i più interessanti di Piacenza, inaugurando la Stagione del Teatro Comunale e ricordandone i 200 anni di vita. Teatro e città, città e teatro dai forti legami reciproci, che verranno rafforzati ancora nel corso di questo anno ricco di iniziative, di mostre, di spettacoli. Un anno, Signor Presidente, che si apre con la gradita visita Sua e della Sua Signora, nell'abbraccio di questa comunità che, Lei lo sa, Le vuole bene e si sente altamente rappresentata nella Sua persona. Infine, insieme a tutti Voi, voglio pensare a questo grande evento di cultura e di amicizia come ad un momento di riflessione e di raccoglimento che Piacenza e l'Emilia-Romagna dedicano alla causa della pace nel mondo, alla causa del volontariato rivolto ai bambini e ai più deboli, alla causa della liberazione delle nostre connazionali in Iraq. Grazie.
Vasco Errani, Presidente della Regione Emilia Romagna
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