«Ciao Umberto hai firmato per il 118? » L'avventore squadra con aria interrogativa Davide Bazzoni, che gli sta servendo un caffè sul bancone del bar Tobruk a Borgotrebbia. «Ma come, non sapevi che vogliono chiudere la centrale per spostarla a Parma? » gli domanda il barista. Il cliente sgrana gli occhi stupito, dice di non saperne nulla e scuote la testa. Poi, senza fiatare, prende i fogli dove ci sono già una settantina di firme e aggiunge il suo nome.
Nessuno si tira indietro se si tratta di difendere il servizio per le emergenze sanitarie, che la Regione Emilia-Romagna, in un'ottica di risparmio, vorrebbe chiudere e accorpare in un unico supercentralino ospitato in terra parmigiana per gestire le ambulanze dell'intera parte settentrionale dell'Emilia: in teoria da Piacenza a Modena, anche se, sull'assetto finale, conterranno molto la forza politica e contrattuale di ciascuna città.
Nel bar alla periferia della città, gestito da Bazzoni insieme alla moglie Sonia Bricchi, è partita una sottoscrizione. Hanno iniziato martedì verso le 10 e ieri dopo pranzo erano state raccolte 96 adesioni. Ciò che stupisce è che si tratta di un'iniziativa totalmente spontanea, nata da cittadini che vogliono far sentire la loro voce. «Invitiamo i clienti a firmare - racconta Bazzoni - e tutti lo fanno senza batter ciglio». Sul foglio che viene allungato a chi entra nel bar Tobruk campeggia il titolo "Comitato spontaneo di cittadini a favore delle centrali operative di 118 provinciali".
«Se l'organizzazione delle emergenze può rimanere a Piacenza - afferma il barista - è una sicurezza per tutti. Delegare a Parma non ci sembra giusto. Stiamo parlando di un servizio che salva vite umane e che finora ha dimostrato di funzionare bene».
L'eco dell'iniziativa partita nel bar cittadino è già rimbalzata sulla pagina di Facebook intitolata "Noi non vogliamo che il 118 di Piacenza chiuda", dove gli iscritti sono ormai più di 2mila. Una piazza virtuale che accoglie decine d'interventi critici verso l'amministrazione regionale guidata da Vasco Errani, che ha redatto il progetto dell'Aven (Area vasta Emilia Nord) nel quale, tra i vari provvedimenti, è previsto l'accorpamento delle centrali del 118 delle quattro province emiliane in una sede unica a Parma.
Ad aggravare la situazione, la proposta che Piacenza faccia da apripista: dovrebbe essere la prima provincia a vedere la propria centrale chiusa e spostata a Parma. Solo in un secondo tempo potrebbero unirsi anche Reggio Emilia e Modena.
Che a quanto pare non ne vogliono sapere. Un'idea, quella di fare da cavia, che veramente dalle nostre parti non piace a nessuno. Su Facebook viene anche annunciata la nascita di un comitato ufficiale, che dovrebbe riunire la forza dei singoli cittadini a quella del volontariato: dall'associazione delle pubbliche assistenze (Anpas), alla Croce Rossa, al Progetto Vita, a cui fa capo la rete di defibrillatori piacentini. Con l'aiuto dei dipendenti dell'Ausl di Piacenza, perché è chiaro che il malcontento per il progetto di accorpamento cova anche in seno all'azienda sanitaria. «Riceviamo molte richieste d'informazione e molto sostegno - conferma Paolo Rebecchi, coordinatore provinciale di Anpas - e per questo con la Cri stiamo facendo il punto. Siamo al corrente di alcune iniziative spontanee, ma lavoriamo per la nascita di un comitato e per organizzare un incontro pubblico all'auditorium di Sant'Ilario, in via Garibaldi a Piacenza, per discutere apertamente del problema». Paolo Marino LIBERTA' 27/04/2012
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