Squeri all'attacco: uffici del commercio tagliati fuori
«Stupore e rammarico» sono le reazioni dell'assessore al commercio Alberto Squeri l'indomani delle indiscrezioni pubblicate da Libertà sulla pratica protocollata agli uffici Urbanistica del Comune che riguarda il progetto di un grande centro direzionale a Le Mose.
Un centro dalla concezione molto ardita, che ha un investitore interessato a costruirlo in affaccio all'autostrada più importante d'Italia, e un utilizzatore finale legato ad un marchio internazionale del lusso.
Squeri parla di un «fortissimo impatto urbanistico e commerciale che riguarderebbe il lotto denominato 5A presso Le Mose e sarebbe già stato esaminato, a quanto pare, da altri colleghi assessori».
L'esponente dell'esecutivo, sentito direttamente, non nasconde la «rabbia» verso un modo di procedere che sembra tagliar fuori l'assessorato al Commercio («forse si vuole nascondere il progetto?»), assessorato che ad oggi non ha avuto «come era doveroso» alcuna informazione dai canali ufficiali dell'Amministrazione né gli è stata consegnata alcuna documentazione né ha potuto visionare alcun progetto che invece coinvolge pienamente le proprie competenze.
«Un modo di procedere gravemente inusuale e sicuramente anomalo, non rispettoso delle competenze» e sul quale è scattata la richiesta di chiarimenti.
«Da questo punto di vista - aggiunge Squeri - la pratica non parte male, ma malissimo, e in ogni caso ho chiesto ufficialmente all'assessorato allo Sviluppo copia di tutta la documentazione».
Prima di esprimere pareri motivati, Squeri vuol documentarsi su chi sono con precisione gli attori, i programmi, gli impegni assunti dal soggetto proponente. «Mancando tali informazioni sembra azzardato esprimere già oggi pareri o giudizi da parte di organi dell'Amministrazione comunale» graffia l'assessore, riferendosi al collega Carini e forse a Pierangelo Carbone (Urbanistica).
Ernesto Carini, raggiunto telefonicamente, non replica, declina la polemica. Si limita a far sapere che la pratica c'è ed è sui «binari» e che il suo parere favorevole al centro direzionale nel cuore della logistica, con alberghi, uffici, demo-center, e una quota «residuale» di commerciale, è solo un'opinione personale.
Intanto c'è chi, come il capogruppo di Forza Italia Massimo Trespidi, ha raccolto firme per chiedere la convocazione di una commissione consiliare che chiarisca il diritto e il rovescio del progetto presentato da Piacenza Intermodale.
La società di logistica, in questa fase, lascia parlare le carte. Perché vendere un'area di 50 mila metri che rientra nei terreni destinati alla logistica per destinarla a una costruzione avveniristica firmata da una star dell'architettura internazionale come Oscar Benini?
Una motivazione la si trova proprio nella pratica inoltrata all'Urbanistica. Qui Piacenza Intermodale spiega il suo progetto industriale per la cessione dei terreni in fregio all'autostrada per introiettare risorse e reinvestire gli utili nella realizzazione di una seconda piattaforma intermodale in quanto quella in essere (per lo scambio gomma-ferrovia) è già satura.
La logistica piacentina ha bisogno di crescere e un secondo terminal ha dei costi. Da qui un progetto di respiro internazionale - il centro direzionale - che sembra sempre di più evocare il "fantasma", si fa per dire, di re Giorgio Armani, che investirebbe qui, a casa sua, per avere un grande contenitore dove ricevere, far sfilare, realizzare modelli e vendere i propri prodotti.
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