di Walter Passerini

I giovani si iscrivono: riuscirà la Garanzia giovani a dare concrete speranze agli under 29?

Secondo l’ultimo monitoraggio del 26 giugno, sono 98.186 i giovani che si sono registrati ma solo 2.215 le occasioni di lavoro, per un totale di posti disponibili pari a 3.352.

In 60.667 lo hanno fatto attraverso il sito nazionale ww.garanziagiovani.gov.it, 37.519 attraverso i portali regionali.

La provenienza geografica (residenza) dei giovani mostra che la maggior parte di loro risiede in Campania con 18.218 unità, pari al 19% del totale, Sicilia con il 16% (15.816 unità) e nel Lazio con l’8% (7.950).
La residenza non preclude la scelta della regione da cui ricevere i servizi previsti.
Il 53% delle registrazioni (52.079 unità) ha interessato uomini, il resto donne (46.107, pari al 47%).
In termini di età i giovani, grosso modo la metà, hanno un’età compresa tra i 19 e i 24 anni, mentre l’altra metà riguarda giovani dai 25 ai 29 anni.
Solo 4.573 (5%) sono i giovani dai 15 ai 18 anni. Il 20% ha una laurea, il 55% è diplomato, il rimanente 25% ha un titolo di terza media o inferiore.
L’88% dei giovani ha effettuato una sola adesione.
Il restante 12% ha invece effettuato più di una adesione.

Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Piemonte hanno il maggior numero di adesioni da residenti in altre regioni.
Intanto, uno sforzo particolare andrà fatto sull’inserimento di occasioni di lavoro vere e proprie. Anche a seguito dei protocolli di intesa che il Ministero ha sottoscritto con alcune associazioni imprenditoriali, le aziende possono inserire occasioni di lavoro sul portale nazionale direttamente o attraverso le agenzie per il lavoro.
Dopo gli accordi con Finmeccanica, Eni, Enel e Unipol, per ora sono ancora troppo scarse (sono pari a 2.215, per un totale di 3.352).

Tra gli elementi che frenano vi sono ancora una scarsa comunicazione, la frammentazione delle azioni delle regioni, l’assenza di una cabina di regia nazionale, la mancanza di formazione e di competenze della gran parte del personale dei centri per l’impiego e l’inadeguatezza della costituzione di reti territoriali, fatte dal sistema pubblico e dal sistema privato, coinvolgendo anche scuole, università e centri di formazione.

da lastampa.it del 4 luglio 2014