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Catasto ai Comuni : l'Ici triplicherà ?

«L'Ici verrà rivalutata, l'imposta sulla casa sarà presto triplicata»

Sta per iniziare il conto alla rovescia per la definitiva assegnazione ai Comuni delle competenze degli uffici catastali, percorso iniziato nel 1998 dalla legge Bassanini e sempre rinviato.

La Finanziaria 2007, invece, dispone che l'ultimo termine utile, fissato a febbraio 2007, non sia più prorogabile. Il passaggio dei catasti ai Comuni, una volta rispettati tutti i passaggi burocratici previsti, dovrebbe quindi avvenire tra un anno esatto, a novembre 2007.

Una vera doccia fredda per i dipendenti - 57 in tutto - dell'Agenzia del territorio di Piacenza, che si dicono contrari all'operazione, foriera di aumenti di Ici (e a scalare su Irpef, affitti, compravendite) e di possibili tagli al personale.
Le Rsu e i delegati sindacali del Catasto affidano a un documento, rivolto a tutti i Comuni della provincia, all'associazione nazionale dei Comuni italiani, al direttore generale dell'Agenzia del territorio di Roma e al ministero dell'Economia, le proprie obiezioni al provvedimento, nonostante le trattative sindacali in corso a livello nazionale si stiano svolgendo senza particolari contrapposizioni.

A livello locale, invece, il clima è decisamente meno disteso.
«Il decentramento degli uffici catastali è stato deliberato nel 1998 dalla legge Bassanini, provvedimento voluto dall'associazione nazionale dei Comuni (Anci) e mai applicato grazie a continue proroghe puntualmente concesse dai Governi che si sono succeduti.
Il passaggio di competenze consentirà ai singoli Comuni di gestire le rendite catastali e applicare una rivalutazione dell'Ici, la voce più importante dei bilanci delle amministrazioni comunali» spiegano Alfredo Di Salvatore (Rsu Cgil), Maurizio Stragliati (Rsu Uil), e Mariella Battilani, delegata Cisl, incontrati insieme ai rappresentanti di categoria Giuseppe Genesi (Fp Cgil) e Ernesto Catino (Funzione Pubblica Cisl).

«Modifica che porterà a un catasto basato sul valore reale dell'immobile, arrivando a far triplicare l'imposta sulla casa - denunciano - Siamo preoccupati anche dalla possibilità che Comuni limitrofi possano arrivare ad applicare le tariffe in maniera differente, creando situazioni paradossali».
Mantenere la situazione attuale garantisce una maggiore equità fiscale e maggiori tutele ai cittadini, anche in caso di contenzioso, fanno notare i rappresentanti dei lavoratori.

«Il catasto ha raggiunto livelli di efficienza riconosciuti da tutti - affermano - e temiamo le possibili ricadute del decentramento sul personale: nella situazione attuale i Comuni non saranno in grado di gestire il servizio catastale, che potrebbe essere consegnato a consorzi o società private.
Disperdendo di fatto professionalità e capacità di lavoratori che hanno già superato, almeno al 70 per cento, i 50 anni.

L'unica speranza è che i Comuni decidano di stipulare una convenzione con il nostro ufficio».
«La normativa in materia - aggiunge Catino - è già definita: i Comuni possono rapportarsi con il catasto, chiedendo aggiornamenti e verifiche degli estimi».
Nuovi chiarimenti arriveranno in un incontro regionale in programma oggi.
Paola Pinotti




L'assessore al bilancio Cacciatore frena: aumenti automatici? Non è ancora detto

«Il decentramento degli uffici del catasto nasce dalla necessità di avere una gestione unitaria della tassazione degli immobili, e dall'esigenza di avere un controllo completo della gestione catastale».
L'assessore al bilancio e al demanio del Comune di Piacenza, Francesco Cacciatore, porta nel dibattito, sollevato dai lavoratori del catasto, il punto di vista delle amministrazioni locali.
«Il passaggio di competenze ai Comuni non porterà necessariamente ad un aumento dell'imposizione: la normativa recepita dalla Finanziaria va nella direzione di una gestione complessiva più equa della tassazione - puntualizza Cacciatore -. Piacenza, così come altri Comuni, rivendica la competenza complessiva in materia. L'Ici viene applicata in base a classamenti e a rendite catastali, e non necessariamente si dispone della possibilità di poter compiere verifiche in prima persona. Poterlo fare direttamente, con l'affidamento della gestione catastale ai Comuni, consente invece di chiudere il cerchio».
La mini rivoluzione del catasto rappresenterà principalmente un utile strumento di controllo per accertare - e correggere - irregolarità, ribadisce Cacciatore, piuttosto che andare a modificare l'Ici, imposta che costituisce la principale entrata per i Comuni, utilizzata da questi per finanziare i servizi rivolti ai cittadini.
Per quanto riguarda il futuro dei lavoratori del catasto, l'assessore rimanda ogni ipotesi alla definitiva approvazione della manovra economica del Governo.
In quella sede verranno definite in maniera più chiara quali competenze passeranno ai Comuni, e saranno definiti accordi sul personale.
Sta di fatto che il tema in questione assume una rilevanza di tutto rispetto: secondo i dati forniti dal direttore dell'Agenzia del territorio di Piacenza, Rodolfo Ghiretti, nella nostra provincia esistono 306.098 unità immobiliari urbane, definizione che comprende immobili nel senso più ampio del termine, edifici a sé stanti, appartamenti, negozi e garage.
Un terzo di queste, pari a 108.103 unità, sono presenti all'interno del solo perimetro del capoluogo. Realtà che ha visto nel corso degli anni un costante incremento nella costruzione di nuovi immobili.
Nel settembre 2000 le unità immobiliari censite a Piacenza erano 101.035, passate a 101.888 nello stesso periodo del 2001.
Nel 2002 le unità passano a 102.446, e salgono a 103.784 nel 2003.
Un incremento costante registrato anche nel 2004 (105.215) e nel 2005 (106.796).


Piacenza ospita un terzo delle "unità immobiliari urbane" della provincia, intendendo con questo termine qualsiasi parte d'immobile o più immobili che possono essere affittati a sé stanti, appartamento, garage o molti fabbricati.
Scendendo nel dettaglio, al 30 settembre 2006 le abitazioni presenti in città sono 54.064, mentre le autorimesse sono 40.486.
Vale a dire che per ogni casa vi sono tre quarti di garage (0,74 per la precisione).
Gli esercizi commerciali sono 3.628, mentre gli uffici privati arrivano a quota 2.580.
Gli uffici pubblici si fermano, invece, a 98.
Prendendo in esame gli impianti sportivi pubblici, questi risultano essere poco più della metà (42) dei privati (70).
Le chiese - intese in senso lato come edifici di culto - sono 76, un numero superato di misura da scuole e laboratori scientifici (80).
Gli ospedali e strutture sanitarie pubbliche (ripartiti su più edifici) sono in tutto 10, contro 5 case di cura. Gli spazi a disposizione per gli amanti di cinema e teatro, sono presenti in ugual misura a quelli dedicati ad alberghi e pensioni (28).
In base a dati statistici in possesso del catasto si nota negli ultimi anni un incremento della costruzione di nuovi immobili a Piacenza: a settembre di quest'anno gli immobili ammontano a 108.103, nonostante il numero di accatastamenti per nuove edificazioni risulti essere, nel 2006, la metà degli anni precedenti.
L'aumento può dipendere quindi dal "frazionamento" di singoli appartamenti o edifici ampi in più abitazioni.



Cinque, sei vani per ogni abitazione: alta la media delle case piacentine

I dati in possesso del catasto, vero "inventario" del patrimonio immobiliare della città, consentono di scattare una fotografia degli stessi piacentini.
Si dice, infatti, che una casa possa dire molto del proprietario: nel nostro caso si può dire che si rifuggono ancora angusti monolocali.
La media del numero di vani catastali (comprendono bagni e cucina) è infatti buona, pari a 5,6 vani per abitazione.
Altrettanto buona è la media degli appartamenti e delle case, secondo la classificazione del catasto, che vede ancora in vigore diciture decisamente arcaiche, risalenti al 1939 e pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale del 1955.
Tra i criteri di valutazione degli immobili figura l'ampiezza sia delle abitazioni in questione, sia dei loro bagni, la presenza o meno dei servizi (almeno così era previsto nella classificazione originaria), l'utilizzo esclusivo di un'area al di fuori dell'abitazione (villini).
Le abitazioni "signorili" - molto ampie - sono 229, mentre le "civili" - di dimensioni più contenute rispetto alle prime - sono 33.218.
Gli alloggi "economici" - appartamenti in grandi condomini - sono 16.147, mentre le "popolari" - con servizi igienici molto piccoli - sono solo 2.480.
Le abitazioni "ultra popolari" - senza bagni - sono in tutto 170, mentre quelle considerate di tipo rurale scendono a 146.
I villini - le classiche bifamiliari - sono 1613.
Le ville, tipologia di abitazioni che non ha bisogno di presentazioni, sono in tutto 61.


pubblicazione: 26/10/2006
aggiornamento: 29/10/2006

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