Quando si dice il luogo comune, il malumore popolare nato dalla diffidenza. Quasi mai c'è del vero. E oggi un'indagine regionale della Uil sfata un mito che si nutre proprio di qualunquismo: vale a dire che le case popolari vengano assegnate in numero eccessivo per non dire preponderante a famiglie di stranieri. A tutto svantaggio degli italiani.
Piacenza si scopre invece meno "etnica" di altre città emiliano romagnole. Dall'inchiesta dell'Unione Italiana dei Lavoratori emerge che la nostra provincia è sotto la media regionale in quanto ad assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica ad extracomunitari. Attualmente, al dicembre dello scorso anno, gli alloggi occupati da italiani sono pari al 91,9 per cento (89,4 è la media regionale), quelli occupati da stranieri da noi sono l'8,1 per cento. E sui nostri valori si collocano Ferrara, Forlì e Cesena, Rimini. In tutte le altre città emiliano romagnole è più forte la percentuale di stranieri alloggiati in case pubbliche: Parma è al 12,2 per cento di stranieri, Reggio Emilia al 17,2, Modena al 14,1 per cento. Nel triennio 2005-2007, il lasso di tempo indagato dalla Uil, nella nostra provincia sono state affidate 294 abitazioni, di cui 160 ad italiani e 134 a stranieri.
Per la verità, confrontando il dato con Acer, che gestisce il patrimonio abitativo per conto dei Comuni, i valori assoluti di presenze sono un po' diversi. Il bilancio sociale di Acer, spiega il presidente dell'agenzia Flavio Antelmi, mostra una mappa più articolata, prendendo in considerazione il numero degli occupanti degli immobili pubblici ad affitto sociale: a fine 2007 erano 4.806 gli italiani e 913 gli stranieri. E ai primi posti delle graduatorie compaiono solo cittadini italiani, domani è difficile dire come andranno le cose. La popolazione straniera sta crescendo.
Statistiche a parte, i problemi veri delle case popolari abitano nella scarsità di offerta rispetto alla crescente domanda. E difatti c'è preoccupazione per la mancata copertura, o così pare allo stato attuale, dei fondi per ristrutturare 160 alloggi piacentini. Ne riferisce ancora Antelmi: «Non è più sicuro se avremo la somma stanziata dal precedente governo Prodi dopo le nuove disposizioni finanziarie, pare di no».
Risultato: le opere sono a bilancio dell'Acer, bisognerà grattare il fondo del barile e inevitabilmente i tempi di consegna delle case slitteranno. «Non sarà pensabile di averle entro un anno». «Il problema più generale è che nei comuni non si individuano aree Erp» commenta Massimiliano Borotti, segretario provinciale della Uil.
Un segno dei tempi dovuto all'ormai scarso interesse anche da parte dei costruttori ad intervenire, dopo la contrazione di contributi e agevolazioni in materia. E come se non bastasse, diminuiscono i fondi per l'affitto mentre le graduatorie sociali si fanno chilometriche, puntualizza la Uil. I più esposti sono, come sempre, stranieri, persone sole, giovani coppie, anziani. Da qui, il pressing esercitato dalle segreterie nazionali del sindacato unitario sulle politiche della casa, che si dibattono tra fondi mai erogati o già spolpati. «Serve una politica della casa, non come negli Anni '70, ma comunque tale da dare risposte alle fasce più in difficoltà» argomenta Borotti. Oggi si stima che settanta italiani su cento vivano in case di proprietà, ma quei trenta esclusi se la passano davvero male.
Patrizia Soffientini , quotidiano LIBERTA' del 09/09/2008
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