L'opinione di Corrado Sforza Fogliani.
« La proposta di Silvio Berlusconi di tornare all'edilizia popolare per le famiglie bisognose è sbagliata. Non serve costruire nuove case. Basterebbe usare meglio le abitazioni già esistenti » . Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia, boccia l'idea del Cavaliere di « un impegno a costruire nuove abitazioni per tutto quel 19 per cento di famiglie italiane che vive in una situazione di difficoltà » . Parole che ieri hanno suscitato numerose reazioni politiche e l'accusa, da parte del centrosinistra, di « propaganda elettorale » .
Presidente Sforza Fogliani, cosa non la convince dell'idea del premier? « Prima di tutto vorrei chiarire che le famiglie con reali problemi abitativi raggiungono una percentuale dell' 8 per cento. Al 19 per cento si arriva calcolando tutti coloro che non possiedono case di proprietà, ma molte persone non ce l'hanno per scelta » . D'accordo, ma veniamo al nocciolo della questione. « Per gli italiani che davvero hanno il problema della casa, non serve costruire nuove abitazioni, ma basta usare meglio quelle già esistenti. Nel nostro Paese abbiamo un patrimonio di edilizia popolare immenso gestito male: gli alloggi spesso sono assegnati a persone che non ne avrebbero bisogno, ci sono moltissimi inquilini abusivi e altri morosi professionali. Ci sono stati casi, anche a Roma, dove le abitazioni popolari erano usate come seconda casa. Ecco, se lo Stato intervenisse per risolvere queste situazioni, allora gli alloggi vuoti potrebbe essere redistribuiti più equamente a chi ne ha davvero necessità » . Ma si può parlare di fallimento dell'edilizia popolare italiana? « Sì, proprio per questa cattiva gestione da parte degli istituti e delle Regioni. Una gestione segnata da una parte da una manifesta incapacità del pubblico di occuparsi di edilizia e, dall'altra, da un approccio clientelare, dove spesso l'assegnazione degli alloggi è stata usata come strumento di scambio politico ed elettorale » . Lei boccia il piano del premier. Ma cosa suggerisce? « A mio parere si dovrebbe vendere buona parte del patrimonio immobiliare e, con i fondi ricavati, gestiti da onlus, elargire dei bonus alle famiglie o alle persone in difficoltà per comprare casa o prenderla in affitto. E magari anche per ristrutturarla » . La sinistra ha accusato Berlusconi di aver fatto una sparata elettorale. Condivide? « Non credo sia così. Ma non mi pare che il governo disponga di risorse tali da poter mettere in piedi un nuovo piano nazionale di edilizia economica e popolare: sarebbe un grande spreco di risorse e di territorio. E poi gli effetti si vedrebbero solo tra molti anni, quindi anche come ritorno elettorale non rende. Mentre sfrattare gli abusivi oppure vendere e istituire la politica dei bonus sono operazioni più semplici, che garantiscono risultati quasi immediati » . Secondo lei cosa ha fatto il governo di positivo e negativo nella politica per la casa in questi anni? « Di buono ha mantenuto l'attuale legge, che prevede, tra le altre cose, canali liberi e agevolati, i contratti transitori e quelli per gli studenti. Berlusconi però ha sbagliato nel dare mano libera ai Comuni sulla fiscalità. Oggi investire nel mattone non rende perché il ricavo se ne va per il 50 per cento e oltre in tasse, la maggior parte delle quali finiscono a Comuni e Regioni. Insomma, per quanto riguarda le abitazioni, il federalismo fiscale ha peggiorato la situazione » . Perché i prezzi delle case nelle grandi città negli ultimi anni sono schizzati verso l'alto? C'entra qualcosa anche la cattiva gestione degli edifici popolari? « I prezzi sono saliti perché sul mercato immobiliare si è riversata una quantità enorme di liquidità da parte di tutti i risparmiatori delusi dal mercato azionario. E' aumentata la richiesta di case e i prezzi sono andati alle stelle. Oggi però hanno frenato e per i prossimi mesi la corsa verso l'alto è destinata a terminare. La gestione degli edifici popolari in tal senso influisce poco » . Ma in Italia il mattone tira ancora? « Sì, per quanto riguarda le grandi speculazioni immobiliari, come dimostrano Ricucci & C. Ma si fanno affari comprando e rivendendo case già esistenti. Mentre le nuove costruzioni sono poche. Anche perché, come già detto, la casa è vessata da una fiscalità tale da abbassare la redditività del prodotto. Insomma, oggi è sempre più difficile guadagnare molto costruendo case » . Gianluca Roselli, Libero 14 novembre 2005
I NUMERI DELL'EDILIZIA POPOLARE Un patrimonio immobiliare gestito male. VALORE CATASTALE. Il valore catastale del patrimonio dell'edilizia economica e popolare ammonta a 90 miliardi di euro, pari a 174 miliardi di lire. LE PERDITE. Sono pari a 4 miliardi di euro, che corrispondono a 7.700 miliardi di lire. Le case situate in periferia vengono spesso e volentieri rifiutate. MANCATI INTROITI. A causa delle occupazioni abusive, che raggiungono il 30% degli appartamenti di edilizia popolare, mancano 50 milioni di euro l'anno. M O RO S I T À. Quella consolidata è di oltre un miliardo di euro, quella annuale è di circa 167 milioni di euro. La percentuale di morosità raggiunge il 19% dei canoni dovuti.
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