Positivo il bilancio degli assessori Dosi e Gazzolo.
Tra concerti, presentazioni di libri, film e incontri con personaggi della cultura italiana e non solo, la manifestazione Carovane, dedicata alla letteratura, alla poesia, al cinema e alla musica dei paesi del sud del mondo, anche quest'anno ha raccolto in piazza Duomo, nel cortile di Palazzo Gotico e in piazza Cavalli in città, a Castellarquato, a Fiorenzuola, a San Nicolò e a Lugagnano in provincia, un pubblico numeroso ed eterogeneo. Ideata dal Comitato organizzatore Carovane, la sesta edizione della rassegna, intitolata Le città invisibili, si è svolta con il sostegno degli assessorati alle politiche giovanili del Comune di Piacenza e della Provincia. Ora l'assessore comunale Paolo Dosi (con delega alla cooperazione e mondialità) e l'assessore provinciale Paola Gazzolo hanno tracciato un bilancio di Carovane 2005, con lo sguardo già rivolto al futuro. Qual è la vostra valutazione dell'iniziativa? Dosi: «Premesso che gli enti locali hanno un ruolo di sostegno ad un'iniziativa che ha un suo Comitato organizzatore, il mio giudizio è molto articolato, ma sostanzialmente positivo. Carovane è l'unica iniziativa a Piacenza che ha portato, nel corso di sei anni, autori, artisti, uomini di pensiero di fama internazionale, dando un respiro alla città mai conosciuto prima in modo così continuo. Quest'anno ha avuto valori aggiunti rispetto alle edizioni precedenti, crediamo anche per il ruolo giocato dagli enti locali, che hanno chiesto di non aver solo la funzione di sostegno o di erogazione di fondi, ma di essere più attivi». Qualche esempio di questo valore aggiunto? Dosi: «L'allargamento degli ambiti di interesse della manifestazione, nata per porre l'attenzione ai sud del mondo, quindi con una connotazione unica, anche nel panorama delle iniziative culturali a livello nazionale. Se le prime cinque edizioni sono state caratterizzate da un'attenzione spiccata ad un sud del mondo, l'America Latina, quest'anno c'è stato l'invito da parte degli enti locali di guardare ad altre realtà, anche perché questa manifestazione merita di continuare, ma per farlo deve poggiare su radici più solide: un apparato organizzativo e un'attenzione culturale più allargati, per raggiungere un maggior numero di persone e di interessi culturali. Per quanto riguarda l'organizzazione, si può pensare di supportare uffici strategici come l'ufficio stampa o l'ufficio di promozione del marketing turistico-territoriale. Quest'anno dunque c'è stata l'apertura ai continenti africano e asiatico (a Castellarquato con l'omaggio a Tiziano Terzani) e a nuovi linguaggi culturali, con la molto ben riuscita rassegna cinematografica. Il consenso di partecipazione numerica è stato molto significativo. Su questo vorremmo investire per le prossime edizioni». E il bilancio dell'assessorato provinciale? Gazzolo: «Sicuramente positivo, per diverse ragioni. Questa edizione doveva segnare una svolta e ridare slancio ad una manifestazione troppo relegata all'interno dei confini provinciali. Ci siamo posti tre obiettivi di fondo: una maggior apertura al territorio, l'ampliamento dello sguardo agli altri sud del mondo e l'avviamento di legami sempre più forti fra territori, capaci di tessere rapporti di cooperazione reale. Obbiettivi che sono stati per buona parte raggiunti. E' stata anche posta una riflessione importante di avvio di progetti di cooperazione decentrata, che partirà in Mozambico, con la costruzione di un laboratorio delle mutualità. Speriamo nella prossima edizione di Carovane di annunciare i risultati di questo lavoro. Di alcuni incontri, in particolare quelli sulla teologia della liberazione e sul conflitto israelo-palestinese, è stata rilevata la mancanza di un vero contraddittorio. Dosi: «Questo costituisce un limite. Certe iniziative risentono di una lettura “orientata”, ma non dimentichiamo che gli enti locali non sono organizzatori di Carovane. A titolo personale, ho colto i limiti di carattere storico, oltreché teologico, del dibattito sulla teologia della liberazione. Mi ha lasciato un po' perplesso anche il dibattito sulla comunicazione. Nodi che in qualche modo saranno oggetto di una revisione tra noi e gli organizzatori, ma che non devono essere assolutizzati. Sono aspetti che giocano anche nella prospettiva di Carovane: una manifestazione sulla quale gli enti locali saranno sempre più in difficoltà ad investire risorse economiche, ma che dovrebbe diventare patrimonio del territorio, così che sempre più sponsor siano interessati ad investire». Gazzolo: «Più che ai limiti, mi piace pensare a quello che potrebbe essere fatto per migliorare Carovane. Condivido la necessità di allargare il confronto geografico e culturale. Lo scopo di Carovane non è orientare, ma aprire la riflessione». C'è già qualche idea per il futuro? Gazzolo: «A breve ci rivedremo con il Comitato promotore e insieme riprenderemo queste valutazioni. Se questa manifestazione oggi non ha la visibilità nazionale che meriterebbe, dovremo condividere modalità perché questo possa accadere». Dosi: «Prima facciamo la verifica di quest'anno. L'intenzione di proseguire c'è, ma dobbiamo tenere conto realisticamente delle difficoltà, a cominciare da quelle del bilancio».
LIBERTA', 27 settembre 2005
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