E la festa multietnica per San Silvestro finisce nel mirino
Coraggiosa apertura multiculturale? O snobistico abbandono del nazionalpopolare?
La festa di San Silvestro in piazza Cavalli divide e fa discutere.
A poche ore dalla kermesse arroventata dal turbo-folk balcanico della Koçani Orkestar, quando lo spumante del brindisi non aveva ancora perso tutte le bollicine, erano numerose le telefonate e le e-mail arrivate a Libertà per contestare la scelta del “cartellone” di piazza Cavalli.
Qualche esempio?
«Vogliamo ringraziare - iniziava polemicamente una e-mail firmata da sette lettori - a nome di tutti i Piacentini con la “P” maiuscola, come ci riteniamo, il sindaco Reggi e l'attuale amministrazione». «Ringraziare - proseguiva il messaggio - per avere saputo organizzare una tale oscenità in un luogo che, nonostante tutto è e rimarrà il cuore di Piacenza. La nostra piazza, di cui tutti i Piacentini vanno fieri e in cui si riconoscono, deturpata da una “festa” che con Piacenza poco,niente ha avuto a che fare, una “festa” che i piacentini hanno disertato».
Addio al party di fine anno «bello e divertente, regno delle famiglie e dei bambini tenuti svegli fino a notte tarda per festeggiare il Capodanno. Una festa, e non un occasione per farsi propaganda o per fare demagogia a buon mercato come è stata quest'anno».
E altri lettori ancora: «Siamo un gruppo di piacentini delusi dalla serata in piazza. Quest'anno è stata proprio “un'altra festa”... solo ed esclusivamente per extracomunitari e non per piacentini. È stato veramente uno scandalo».
Il tenore delle critiche è sempre lo stesso: la scelta di abbandonare l'intrattenimento più tradizionale per proporre un programma più “alto” ha lasciato perplessi molti cittadini.
«Premetto che sono un fan della Koçani Orkestar e che quindi sono poco obiettivo - commenta il consigliere comunale Luigi Ronda (Ds), “titolato” a parlare dalla delega alle politiche giovanili oltre che dalla passione musicale - ma credo che nessuno possa negare il clima eccezionale che si è creato in piazza Cavalli». «Uno degli slogan più importanti della campagna elettorale di Roberto Reggi - continua Ronda - era proprio quello su “Piacenza città aperta”. Mi sembra che una scelta del genere vada proprio in tale direzione. Quella di San Silvestro è stata una festa per tutti, piacentini e macedoni, sudamericani e marocchini, italiani e immigrati. Nessuno scandalo, quindi. Caso mai parlerei di una scelta di apertura e di integrazione. Una scelta premiata dal pubblico, visto che la piazza era piena di gente. Poi, naturalmente, ci sono i gusti diversi e ci può essere chi rimpiange l'intrattenimento più tradizionale e “nazionalpopolare”. Ma una giunta come quella di Reggi, giustamente, si caratterizza anche per una diversa proposta in campo culturale, cominciando - perché no? - proprio dal veglione di Capodanno».
I “vecchi tempi”, quelli della musica anni '60 e del nazionalpopolare, chiamano in casa Massimo Trespidi, già assessore alla Cultura nella giunta Guidotti e “regista” delle passate edizioni della festa di piazza Cavalli. «In piazza Cavalli non c'ero - spiega Trespidi - perché ho passato il Capodanno con amici, e quindi non entro nel merito della polemica. Posso solo dire che i criteri che ci avevano guidato negli anni passati erano quelli dell'intrattenimento “leggero” e ad ampio raggio, qualcosa che potesse andare bene alle famiglie». «Forse per un tipo di spettacolo così particolare - considera Trespidi - sarebbe stato meglio creare un evento ad hoc». Ballerine cubane e “Bandiera gialla” contro gli ottoni tzigani della Koçani? Il capogruppo di Forza Italia in consiglio preferisce non affondare. «Sono scelte diverse - ricorda Trespidi -. Noi volevamo raggiungere, per parlare in termini televisivi, la maggior audience possibile. E ricordo solo che quanto a calore non si scherzava neppure con il nazionalpopolare: per il capodanno 2002 avevamo portato in piazza Cavalli una marea di persone, malgrado il freddo siberiano».
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