L'amministratore delegato lascia a sorpresa
Uris Cantarelli si è dimesso, un bel guaio per Enìa che resta senza il suo principale cervello di riferimento.
La società ha comunicato che le dimissioni dell'amministratore delegato sono state rassegnate ieri, pare in realtà che fossero già da martedì sera sul tavolo del presidente del cda Andrea Allodi, oltreché, per conoscenza, del sindaco di Scandiano, coordinatore del patto di sindacato dei Comuni reggiani soci di Enìa, e del sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, le due figure istituzionali cioè a cui formalmente faceva capo la designazione di Cantarelli al timone della società nel marzo dell'anno scorso, quando venne perfezionata la fusione tra le ex municipalizzate di Piacenza, Parma e Reggio.
Dimissioni intrise di polemica, frutto di burrascosi rapporti al vertice della multiutility, laceratisi su un terreno, quello della quotazione in Borsa, rivelatosi più scivoloso del dovuto.
E così mentre ieri i tre sindaci erano, come la loro agenda già da un paio di settimane prevedeva, riuniti a Parma proprio per dare concretezza al progetto Piazza Affari, tutte l'attenzione si concentrava sulla clamorosa mossa dell'ad.
Da annotare anzitutto lo sconcerto di Roberto Reggi ed Elvio Ubaldi. I sindaci di Piacenza e Parma si sono lamentati di non essere stati subito informati delle dimissioni, lo hanno fatto all'interno del patto di sindacato e del comitato direttivo di Enìa, ossia gli organismi delle supreme decisioni politiche, che erano da tempo convocati con all'ordine del giorno la definizione dei criteri per individuare i consulenti - vale a dire il global coordinator e l'advisor - necessari per accompagnare l'azienda in Borsa.
Un'operazione, la quotazione, da realizzare entro il 2006, come fin dall'inizio era stabilito per Enìa nel caso in cui non si fosse trovato un partner industriale con cui aggregarsi.
Le ragioni del forfait di Cantarelli starebbero nei ritardi, nelle resistenze che avrebbe riscontrato rispetto a una tabella di marcia verso Piazza Affari che va rispettata con puntualità, pena il suo fallimento. Resistenze sia all'interno del cda (si parla di rapporti compromessi tra Cantarelli e Allodi) sia in sede politica dove ci sarebbe chi alla quotazione preferisce un'alleanza con altre aziende del settore.
Una lettura da cui, però, prende le distanze Reggi che rivendica la linearità del percorso seguito dai sindaci e definisce «incomprensibili» le dimissioni dell'ad: «Mancanza di chiarezza sulla Borsa? Ma se da giorni era convocato il direttivo per dare mandato al cda di trovare advisor e global coordinator». Così il sindaco al termine delle sedute di ieri da dove è uscito questo cronoprogramma: un cda di Enìa nel giro di dieci giorni ed entro maggio il perfezionamento dell'individuazione dei consulenti e delle altre operazioni prodromiche alla quotazione.
Anche la scelta di advisor e global coordinator è tra i motivi di contrasto all'origine delle dimissioni di Cantarelli? Reggi esclude interferenze dei sindaci sul punto («Il cda agisca come meglio crede») e sottolinea come l'obiettivo sia quello di «valorizzare al massimo la società per la Borsa». E a tale proposito nega, si diceva, resistenze, o mutamenti di rotta: «Il processo per la quotazione era stabilito fin dalla prima delibera su Enìa approvata dai consigli comunali, e da allora abbiamo sempre dato mandato al cda di tenere fermo questo iter. Ora aspettiamo che i consulenti ci presentino le loro soluzioni per la Borsa e se le valuteremo convincenti avranno il via libera e saranno ancora i consigli comunali a darlo». «Ma il mandato al cda di andare avanti c'era fin dall'inizio, per questo trovo stupefacenti le dimissioni».
Reggi sbotta contro Cantarelli, anche se va ricordato che proprio lui era sembrato uno dei principali sostenitori dell'aggregazione con altri partner, la strada alternativa alla quotazione. Ma niente di strano in questo, osserva: «Certo che quell'opzione è sempre sul tavolo, se domani ci arriva un'offerta di alleanza fantastica non la prendiamo? Però ciò non significa frenare sulla Borsa, se il processo ha avuto rallentamenti non è certo per responsabilità del direttivo dei sindaci che non hanno compiti operativi, semmai dell'amministratore delegato che non si è dato una mossa».
Sta di fatto che sul tavolo ora ci stanno le dimissioni di Cantarelli: «Valuteremo che cosa fare, ma per noi non cambia niente, l'azienda va avanti», liquida la cosa Reggi. Gustavo Roccella, Libertà del 5/5/2006
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