Busca: c'è un blocco di potere. Parenti: è solo questione di “pesi”.
Lo strappo c'è. Il tessuto economico piacentino si è come aperto in due e ricucirlo non sembra né facile né scontato, al momento. La questione è tornata in vista proprio ieri durante il consiglio della Camera di Commercio per l'approvazione del bilancio di previsione e delle linee programmatiche 2005-2007. Il sindacato, la Confederazione nazionale dell'artigianato, la cooperazione non hanno “digerito” le recenti nomine camerali alla Fondazione di Piacenza e Vigevano e sono tornate alla carica nel contestare il metodo adottato. All'atto del voto sui documenti camerali hanno tradotto questa convinzione in una astensione. A dare il via alla protesta, peraltro già esplicitata a suon di comunicati finiti sui giornali, è stato Sandro Busca, segretario provinciale della Cisl e in Camera di Commercio esponente del sindacato confederale nella sua interezza. A lui si sono uniti Francesco Milza, presidente di Confcooperative, Ernesto Badovini, presidente della Cna e Paolo Valenti, esponente dei consumatori.
Getta acqua sul fuoco il presidente camerale, Giuseppe Parenti, per il quale è «sbagliata» l'assenza di sindacato e cooperazione in Fondazione (che sta rinnovando il suo “parlamentino” e la presidenza). «Ma era una questione da risolvere a monte, con l'inserimento delle rappresentanze nello statuto, la Camera - ha insistito Parenti - ha deciso i suoi consiglieri solo in base ai “pesi” effettivi delle rappresentanze economiche». Busca - nel ricordare come in ottobre Parenti avesse però lasciato prospettare un'apertura nelle scelte - ha allargato la portata del dissenso: «C'è un'apertura solo a parole, in realtà si è fatto un accordo tra certe categorie economiche per costituire la giunta camerale e poi a cascata per occupare tutte le altre rappresentanze negli enti partecipati, trascurando il sindacato, che rappresenta 70 mila persone a Piacenza. E chi ha fatto la giunta della Camera ora vuol governare anche la Fondazione» avverte Busca. E a rafforzare il concetto, cita i i nomi di altri tre esponenti espressione di questo schieramento entrati in Fondazione (oltre alle ultime tre nomine di consiglieri): Pietro Bragalini, Giancarlo Fiorani e Giacomo Marazzi, i primi della Confartigianato, il secondo, vice-presidente di Assoindustria e in corsa per la presidenza stessa della Fondazione.
Busca ci vede anche un sottile disegno politico con il fine di «usare Fondazione e Camera di Commercio per riequilibrare i rapporti di forza con il Comune».
«Abbiamo agito nella piena legalità - controbatte Parenti - e pensiamo di operare per il bene del territorio, le realtà economiche si muovono diversamente da quelle politiche, non serve schierarsi. Noi siamo una realtà economica e guardiamo solo ai “pesi” della rappresentatività».
Altra bordata alla Camera è subito partita da Cna che, come ha riferito il presidente Ernesto Badovini, cercava una ricucitura dopo essere stata esclusa dalla giunta camerale («Rappresentiamo 1.200 imprese»). «Dopo aver affossato la Consulta delle categorie economiche, volete fare della Camera uno strumento che, invece di unire, perpetui le divisioni?». E anche sull'esclusione della Cna dalla giunta, Parenti obietta che era problema da risolvere internamente all'artigianato. Il protrarsi della discussione spinge Enrico Zangrandi (Unione Commercianti) ad intervenire («mi sento offeso»), i componenti della Camera, ha detto, vengono segnalati senza alcuna pressione. Un turn-over? Ci potrà essere. E anche per la Fondazione funziona «la democrazia dei numeri». Secondo Zangrandi è il sindacato che ha perso la sua battaglia di riconoscimento nell'istituto di via Sant'Eufemia. E Busca pronto: «Ma voi siete stati i più grandi oppositori a che questo avvenisse». Diatribe sorpassate («minestra riscaldata»), si inserisce Alberto Bottazzi (Libera Artigiani) che osserva come da tempo non ci sia unità tra le due confederazioni di artigiani. E alla fine anche Giorgio Cravedi si fa avanti per diure che pure il mondo dei trasporti gradirebbe entrare in Fondazione.
Bilancio di oltre 5milioni
E' un bilancio da 5milioni e 331mila euro quello della Camera di Commercio, approvato ieri a larga maggioranza e con quattro astensioni. Il 73 per cento di questa dote deriva dal diritto annuale corrisposto dalle imprese iscritte al registro, il 17 per cento da diritti di segreteria, il 4 per cento da contributi e trasferimenti. Sono preventivati 2milioni e 296mila euro per spese di personale. Gli investimenti di promozione ed informazione economica per il 2005 ammontano invece a 1milione e 767mila euro, cifra che solitamente sale in fase di assestamento e copre, tra gli altri, gli interventi di promozione dello sviluppo imprenditoriale ed interventi di forme collettive di garanzia (34 per cento), sviluppo del turismo (9 per cento), sviluppo della filiera agroalimentare (16 per cento). Ieri il consiglio ha anche approvato le linee programmatiche 2005-2007, fonte di qualche osservazione da parte di chi si è poi astenuto sul documento. Per Francesco Milza (Cooperazione) «Non c'è coerenza tra parole e azioni, perché non tutte le forze economiche sono coinvolte nelle strategie», mentre Sandro Busca (sindacato) lo ha trovato carente su giovani, immigrazione, sicurezza sui luoghi di lavoro, politica delle aree per edilizia residenziale pubblica, strategie sul traffico urbano e aree militari. E' un documento però di orientamento generale - sintetizza il presidente Giuseppe Parenti, intervenuto anche sui singoli punti - che potrà arricchirsi di contenuti. Anche il bilancio vede astenersi il sindacato, Cna, Cooperazione e consumatori, con qualche appunto critico. I consumatori, per voce di Paolo Valenti, chiedono più fondi per l'osservatorio prezzi. E sempre sul bilancio, Milza fa notare il “delta” eccessivo che corre tra i fondi contrattuali destinati ai 57 dipendenti della Camera (299mila euro) e quelli per 2 dirigenti (153mila euro). Da segnalare che la giunta camerale, riunitasi prima del consiglio, ha deliberato tra l'altro il nuovo regolamento per chiedere i contributi.
|