E' partita alcuni mesi fa la lunga storia del rinnovo del Consiglio della Camera di Commercio, le cui conseguenze rischiano ora di portare l'ente piacentino al commissariamento.
Le procedure per il rinnovo risalgono infatti come è noto all'inverno scorso, quando la stessa Camera di Commercio richiese alle associazioni di categoria che la governano, i dati relativi alla loro rappresentatività.
I membri del consiglio camerale vengono infatti nominati dalla Regione sulla base di 3 parametri di rappresentatività: il numero delle aziende, il numero degli occupati e il valore aggiunto.
Dunque il primo passaggio è stato rappresentato proprio dalla raccolta di questi dati che sono stati girati alla Regione, la quale ha proceduto alle sue valutazioni.
Nella scorsa primavera quindi, il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, ha firmato il decreto che nominava il nuovo consiglio. In esso erano previste alcune novità, tra le quali quella relativa alla rappresentanza degli agricoltori, poiché i 2 consiglieri erano entrambi di espressione Coldiretti, lasciando quindi esclusa l'Unione agricoltori. Era maggio quando Confagricoltura, contestando la veridicità dei dati relativi al numero di addetti presentati da Coldiretti, dichiarò che avrebbe dato battaglia. Secondo l'Unione agricoltori infatti il numero di occupati indicato da Coldiretti non era corrispondente al vero. L'organizzazione a suo tempo spiegò infatti che se Confagricoltura e Cia insieme dichiarano 3.761 addetti e Coldiretti da sola ne dichiara 14.880; gli occupati complessivi in agricoltura in provincia dovrebbero essere 18.641. Mentre i dati ISTAT ne indicano 7.000 e all'INPS risultano iscritte circa 6.500 posizioni.
Dopo le richieste di chiarimento alla Regione (che portarono i funzionari di Bologna a compiere una breve istruttoria da cui derivò la cassazione della dichiarazione di Coldiretti di 4.142 occupati, portando il numero degli occupati a poco più di 10mila) Confagricoltura passò nello scorso mese di luglio alle vie di fatto, presentando un ricorso al TAR contro la Regione Emilia Romagna, nel quale si contestano i dati presentati da Coldiretti.
Il resto è storia di questi giorni: nella seduta del 22 settembre scorso - due giorni fa - il Tar di Parma ha chiesto un supplemento di istruttoria e rimandato la decisione alla fine di gennaio quando è prevista l'ultima udienza.
Questa decisione dunque comporta diverse conseguenze: innanzitutto l'attuale consiglio - dove siedono un rappresentante di Coldiretti e uno di Confagricoltura - rimarrà in carica, nella cosiddetta "prorogatio", fino al quella data.
Ma il problema è un altro. Proprio per la fine di gennaio è prevista la scadenza per il commissariamento della Camera di Commercio, cioè il provvedimento mediante il quale i poteri degli organi direttivi di un ente vengono sospesi autoritativamente e il loro esercizio viene affidato a un commissario.
Ora, siccome il Tar dovrebbe pronunciarsi proprio pochi giorni prima della scadenza, esiste il rischio concreto che la Regione non riesca tecnicamente a emettere il decreto di nomina del Consiglio in tempo utile. Il che potrebbe tradursi concretamente nell'arrivo in piazza Cavalli di un commissario.
da Libertà del 24/09/2009
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