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galleria immagini  Bufera su Paolo Di Canio .
  Il saluto di Paolo


 

immagine 10 di 12
Nostalgico incazzato . Paolo Di Canio a Livorno. La curva laziale La curva livornese. 8 gennaio 2006, dopo un gol Paolo Di canio a Manchester bellissimo

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Roma, 6 gennaio 2005.
Lui, il giocatore ultrà della Lazio, il borgataro del Quarticciolo, il Lord d’Oltremanica, come lo chiama il popolo inneggiante della curva Nord, adesso assicura che i suoi gesti di esultanza non avevano niente di politico.
Anche quel saluto romano che nessuno dice di aver visto ma nel quale Paolo Di Canio è stato ritratto in una fotografia nitida: il braccio teso, i muscoli irrigiditi, la faccia cattiva che mostra i denti.
Anche quello era solo uno sfogo, una cosa senza importanza.

«Sono un giocatore professionista e le mie esternazioni nulla hanno a che vedere con comportamenti politici di alcun tipo», precisa serio il giorno dopo.
L'azione si riferisce al comportamento del giocatore laziale al termine del derby vinto giovedi' sera 6 gennaio (Lazio-Roma : 3-1).
Il derby è finito da pochi minuti.
Paolo Di Canio trascinatore dei biancocelesti si scatena.
In maglietta corre sotto la curva nord ed esulta con gli ultras laziali.
E uno scatto lo immortala con un braccio destro proteso al cielo.

Non sono certo un mistero le simpatie politiche di Di Canio.
Nella sua vendutissima autobiografia c'è un capitolo dedicato a Benito Mussolini.
Sul suo braccio fa bella mostra un tatuaggio di tre lettere: dux.
(da www.lastampa.it)

LE REAZIONI.

Alessandra Mussolini: "Che bello quel saluto romano, mi ha affascinato tanto".

Sandro Curzi (ex direttore di Liberazione, il quotidiano di Rifondazione Comunista):
"Tra me e lui le idee politiche sono decisamente opposte, ma non vorrei che questo episodio servisse da pretesto per discriminarlo".

Franco Baldini (direttore sportivo della Roma) :
"Il signor Paolo Di Canio ieri sera, sul finire della partita, con i suoi atteggiamenti è riuscito a privare la propria squadra della vittoria legittimamente conseguita sul campo.
La vittoria è stata della Lazio tutta, di Papadopulo in particolare, ma soprattutto era stata dello stesso Di Canio. Dal gol che ha sancito il 2-1 della Lazio in poi, ci ha invece regalato tutto un repertorio di gesti ed atteggiamenti che hanno consegnato al mondo l'immagine di Roma che non è certo quello che forse tutti avremmo voluto, non io almeno.
Oltre alle provocazioni ed agli sfottò, si è arrivati addirittura ad essere offensivi verso il pubblico avversario, istigando alla violenza e compiendo gesti che a tutt'oggi possono configurarsi come apologia di reato".

CHI E' PAOLO DI CANIO.
Paolo Di Canio è nato a Roma il 09/07/1968.
Ha giocato 8 stagioni in Gran Bretagna, vestendo la maglia del West Ham e dello Sheffield
Gioca in attacco nella Lazio ed il numero della sua maglia è il numero 9.
Altezza: 178 . Peso: 72 .
Caratteristiche : gioca deciso e dà sempre il cuore.
In campo suda (letteralmente) come una bestia, quando segna sembra andare (letteralmente)
fuori di testa...
Inimitabile...


SANZIONATO.... !?!?
Diecimila euro di ammenda e l' ammonizione, nonche' una uguale sanzione alla Lazio per responsabilita' oggettiva, sono stati inflitti dalla Commissione Disciplinare a Paolo Di Canio che aveva salutato con il braccio destro teso i tifosi biancazzurri al termine del derby contro la Roma del 6 gennaio scorso.
(da www.ansa.it del 10/3/2005)



LIVORNO 11 dicembre 2005, Livorno-Lazio
Il capitano dei biancocelesti Paolo Di Canio viene sostituito, va sotto la curva e ringrazia mostrando il braccio destro teso (nel saluto romano ??).
Poi, forse per evitare squalifiche, stempera il gesto sventolando il braccio come in un normale saluto diretto agli amici.
La curva livornese (vicina alla sinistra) reagisce fischiando il giocatore.
La partita si conclude con il risultato di 2-1 a favore del Livorno

20 dicembre 2005
Un turno di squalifica e ammenda di 10 mila euro: è questa la pena inflitta dal giudice sportivo al centrocampista laziale Paolo Di Canio per un gesto «certamente da interpretare come un saluto romano» rivolto alla sua curva, dopo essere stato sostituito.
Il giudice sportivo ha inoltre inflitto un'ammenda di 10 mila euro alla Lazio per responsabilità oggettiva. Il giudice ha tenuto conto della relazione del collaboratore dell'ufficio indagini, nella quale viene rilevato come Di Canio, subito dopo la sua sostituzione, "iniziava a salutare i propri tifosi con entrambe le braccia tese e alzate".

28 dicembre 2005
Il Procuratore Federale ha deferito alla Commissione Disciplinare della Federcalcio il calciatore della Lazio Paolo Di Canio, protagonista del saluto romano ricolto ai tifosi biancocelesti in occasione della gara con il ritorno.
Il deferimento arriva «per violazione dell'articolo 1 del Codice di Giustizia Sportiva, ovvero per comportamenti contrari ai principi di lealtà, correttezza e probità».
E' stata deferita anche la Lazio per «responsabilità oggettiva».
Ma c'è chi si schiera dalla parte Di Canio, come le associazioni Porta del Sud, Azione Giovani e Area che hanno attivato durante le festività natalizie un conto corrente postale con la causale «Libertà di salutare come vuoi, dove vuoi» per una raccolta di fondi per pagare l'ammenda al calciatore della Lazio.

03 gennaio 2006
Di Canio chiude le polemiche: "Evitero' gesti da demone".
Il giorno dopo la contestata sfida di Livorno, Paolo Di Canio era stato chiaro: non avrebbe rinunciato a rivolgersi alla sua curva con il saluto romano.
Il numero nove biancoceleste, intervistato dalla trasmissione radiofonica La voce della Nord, ora fa marcia indietro.
Preferisce chiudere le polemiche dopo la giornata di squalifica e il deferimento:
"Per il momento evitero' gesti che per qualcuno sono da demone.
Lo faro' per il bene di questa societa' e per la gente alla quale mi rivolgero' con uno sguardo.
E ci capiremo cosi'".



18 luglio 2006
Sarà strano non vederlo ancora in serie A anzi B ma di sicuro determinazione e tenacia di Paolo Di Canio le apprezzeremo anche in serie C2.
E più precisamente con la Cisco Roma, la ex Lodigiani, terza società calcistica della Capitale, che ieri ha presentato l'ex attaccante della Lazio.
«Per me non è affatto un problema giocare in C2, considerato che è proprio da lì che ho iniziato, anzi sono fiero di giocare qui». Subito una precisazione: «Vi prego non chiedetemi niente sulla Lazio perchè ora non voglio parlarne, tra qualche giorno lo farò, ma adesso non mi va, non me la sento».



30 luglio 2006
«Lotito? Giusto che paghi, era parte del sistema»

Paolo Di Canio va all' attacco di Claudio Lotito e del tecnico Delio Rossi.
Ne ha per tutti l' idolo dei tifosi biancocelesti che non hanno perdonato al loro presidente il mancato rinnovo del contratto dell' attaccante.
Di Canio parte all' attacco di Delio Rossi, colpevole di aver dichiarato di aver fatto di tutto per trattenerlo alla Lazio e inserirlo nel suo staff tecnico.
«È patetico quello che ha detto. Ed è anche bugiardo. Non si è mai adoperato per una mia conferma. Fa male sentire certe menzogne. Sono andato via dalla Lazio per volere suo e di Lotito. Rossi non mi ha mai chiesto di far parte del suo staff tecnico e per questo dico che è un bugiardo. Sta prendendo le sembianze di Lotito. Come uomo è un fallimento, pensa solo al suo stipendio e non alla squadra». Poi passa all' attacco del presidente biancoceleste.
«Finché ci sarà lui non metterò più piede all' Olimpico e lo contesterò da semplice tifoso. È un mediocre romanista. Dice che è il moralizzatore e poi guardate cosa ha fatto con la Lazio. È giusto che paghi per lo scandalo: faceva parte del sistema. Lui ci ha fatto condannare senza aver raccolto nulla. E ricorrendo al Tar può far solo del male alla Lazio. Tutti dicevano che davo una cattiva immagine del club. Guardate cosa ha fatto il presidente. Ci prendono tutti in giro».
Di Canio non è tenero neppure con gli ex compagni: «Spero che riescano a fare un gruppo vero anziché andare a chiudere ristoranti e discoteche dal lunedì al venerdì».
(Pietro Pinelli, Corriere della sera del 30 luglio 2006)



SPIGOLATURE.....
LA LONDRA di PAOLO DI CANIO.

Ci abito da quasi 4 anni, eppure Londra non mi ha ancora stancato.
Anzi, continuo a scoprirne aspetti nuovi: questa è una città talmente grande che una vita sola non basta per conoscerla tutta.
Del resto è la stessa cosa ovunque, a Roma come a Parigi: quando in un posto ci vivi, non hai voglia di andare in giro a fare il turista.
Infatti succede che amici e conoscenti vengano a trovarmi per qualche giorno e che ne sappiano più di me, "armati" come sono di guide e consigli dell'ufficio del turismo.

Comunque abitare qui mi piace, specie ora che inizio a comprendere la loro mentalità.
Ormai sono più di 7 anni che abito nel Regno Unito: i primi 2 li ho passati a Glasgow, in Scozia, e altri 2 a Sheffield, nell'Inghilterra del nord.
Però fino a un po' di tempo fa ero troppo concentrato a imparare la lingua per potermi integrare davvero. Ma adesso che capisco quasi tutto (e se non capisco domando, non mi piacciono quelli che fanno sempre finta di capire tutto) posso apprezzare la grande civiltà degli inglesi, in particolare il rispetto per la privacy, per la cosa pubblica, per i bambini e per la scuola.
Per non dire del loro senso civico: qui mettersi in coda alla posta o alla fermata del bus è normale, nessuno fa il furbo.
Ricordo una figura barbina che ho fatto appena arrivato a Londra: ero in macchina in centro su una strada a 2 corsie, una con una lunga fila di auto, l'altra vuota.
Ovviamente mi sono infilato nella seconda, accorgendomi subito che non potevo svoltare nella direzione giusta.
Ma appena il semaforo è diventato verde, l'ho fatto: nessuno mi ha insultato, come sarebbe stato giusto, ne hanno usato il clacson; però ho incrociato per un attimo lo sguardo di rimprovero di un altro autista e per me è stata una grande lezione di vita.

Io abito a Loughton, nella zona 5, a circa 40 minuti dal centro.
È dove inizia la campagna, non lontano da Epping che, oltre a essere il capolinea della Central line della metropolitana, è un posto noto agli amanti del rock in quanto un vecchio successo dei Genesis, The battle of Epping forest, si ispirava proprio a questi luoghi.
Qui siamo nell'Essex, che vuol dire "est della Sassonia", una terra che gli antichi romani colonizzarono circa 2.000 anni fa, fondandovi una piccola città chiamata Londinium, l'attuale Londra...
Detto per inciso, c'è chi sostiene che le donne dell'Essex siano belle e facili, ma io non posso dare una testimonianza diretta perché sono un padre e un marito felice.

Ogni volta che faccio la strada per andare in centro, subito dopo l'Embankment mi infilo in un tunnel e appena sbuco fuori resto affascinato da quel che vedo: la Oxo Tower, la grande ruota chiamata British Airways London Eye, e poi Westminister e tutti quei monumenti vecchi e nuovi che costeggiano il Tamigi.
Questa è la mia "cartolina" di Londra, uno scorcio fantastico che continua a regalarmi emozioni: ci porto tutti gli amici che vengono a trovarmi.
Altri posti che secondo me bisogna vedere sono quelli classici, Trafalgar Square, la Tower of London, St. Paul's Cathedral, magari fare 4 passi tra la folla di Covent Garden.
E non dimenticare di visitare qualche museo o alcune delle fantastiche gallerie d'arte che ci sono in città, per esempio la Tate Modern o la National Gallery.
Trovo divertente anche il museo delle cere di Madame Tussaud's.
Poi naturalmente ci sono scorci molto più poetici: per scoprirli basta allontanarsi dalle zone più battute dai turisti, le sorprese non mancheranno.
Londra è una città che offre molto anche di notte, però in questo caso non sono una guida molto affidabile perché i club li frequento poco.
Quelli che conosco meglio sono il China White e il Wellington.
Quest'ultimo in particolare è aperto da poco ed è frequentato da parecchie celebrities: accedervi è quasi impossibile, a meno che non si abbia qualche santo in paradiso.
Personalmente preferisco andare a teatro, magari a vedere un bel musical.
La passione me l'ha trasmessa la più grande delle mie 2 figlie, Ludovica, che ha 10 anni: è innamorarata della danza e dei musical, al punto che il suo sogno è riaprire, quando sarà grande, Cats. Insieme l'abbiamo visto 2 volte.
Abbiamo visto anche The Lion King al Lyceum Theatre, The Phantom of the Opera all'Her Majesty's, I miserabili al Palace e diversi altri musical.


E veniamo al cibo.
In questo caso sono orgogliosamente provinciale, nel senso che non me ne frega niente di andare alla scoperta di cucine diverse da quella italiana.
Naturalmente ho provato ristoranti indiani, cinesi, british e persino vietnamiti, perché a Londra ci sono tutte le cucine del mondo.
Però il mio ristorante preferito rimane casa mia, con una cuoca fantastica, cioè mia moglie Betta. Se decido di andare fuori a cena, non ho dubbi, scelgo il San Lorenzo, che sarebbe un ristorante eccellente anche in Italia.
È gestito dalla stessa famiglia da 40 anni e continua a mantenersi su ottimi livelli: qui la pasta è al dente e le varie pietanze non vengono rovinate da salse e salsine che non c'entrano niente.
E fanno anche un buon caffè: io quando vedo un inglese che accompagna un piatto di pesce con un cappuccino divento matto!

Ma a parte questo e poche altre cose (ad esempio i giornali-spazzatura: fatti salvi 3 o 4 quotidiani, tutti gli altri sono terribili), di Londra mi piace quasi tutto.
Anche le sue giornate uggiose: quando piove, è bellissimo guardare fuori dalla finestra col caminetto acceso.
Ed è bellissimo il rapporto che c'è con i tifosi del West Ham e più in generale col mondo del calcio: qui quando l'arbitro fischia la fine, la partita è finita.

(da http://www.informagiovani-italia.com/londra_paolo_dicanio.htm)





Categoria
 :.  SPORT




pubblicazione: 03/01/2006
aggiornamento: 05/02/2008



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