A margine del convegno Vision 2020
Non propriamente un bagno di folla, ma di mani ne ha strette parecchie Pierluigi Bersani nel breve passeggio da Palazzo Gotico a piazzetta San Francesco e poi da lì a largo Battisti. Accomiatandosi dagli "Stati Generali" - dove, applauditissimo, ha lodato lo sforzo progettuale che la sua città sta producendo per provare a costruirsi un valido futuro (un'esperienza, ha osservato, che ha il merito di aiutarci a superare «un nostro difetto antico»: il fare da soli, mentre «qui si deve fare insieme») - il neo ministro diessino allo Sviluppo economico ha guadagnato l'uscita del salone accompagnato dal presidente della Provincia Gianluigi Boiardi. Sottobraccio i due si sono infilati nell'ascensore in fitto conciliabolo. Che è proseguito durante la spola con piazzetta San Francesco dove Bersani - libero e bello senza scorta alcuna, detto per la cronaca, né codazzo di portaborse - era atteso per un saluto (con foto) al banchetto del comitato per il "No" al referendum.
È quasi mezzogiorno, il centro brulica come c'è da aspettarsi in un luminoso sabato mattina di fine primavera. In tanti si accorgono del ministro, lo saluta chi lo conosce, ma anche chi solo lo riconosce: c'è chi si ferma ma resta a distanza, chi prende coraggio e si fa avanti per dimostrargli stima e simpatia. Lui sorride a tutti mentre ancora ascolta Boiardi, allunga la mano, si concede volentieri. Anche al taccuino del giornalista, per qualche domanda in più, non appena il presidente della Provincia si congeda. Ministro non scappi, le rubo solo due minuti. «Due di numero però, che devo proprio andare... ».
Se vuole possiamo anche camminare intanto. «Ma no, fermiamoci pure. Come fa a scrivere in movimento?».
Il pacchetto energia allora è stato approvato. Il suo disegno di legge che prevede da una parte il completamento della liberalizzazione del settore e dall'altra il blocco delle tasse sulla benzina ha avuto ieri il via libero dal consiglio dei ministri. «Sono contento che la prima misura presa dal governo sia questa perché dà la traccia della logica in cui intendo muovermi. Sono tre i binari: aprire sul terreno delle fonti energetiche rinnovabili, ripartire con le liberalizzazioni e poi lo stop all'idea che lo Stato sia cointeressato all'aumento del carburante, che strizzi l'occhio ai petrolieri quando sale il prezzo del greggio perché i profitti crescono per tutti e due. Su queste cose occorre mettersi sul pulito».
"Energia: fatto", direbbe Berlusconi. E adesso che cosa c'è in agenda? «I prossimi passi saranno un profondo riordino degli strumenti di politica industriale anche per far ripartire una grande discussione su questo tema. E poi qualcosa sulle liberalizzazioni».
Dove? «In materia di liberalizzazioni vale la regola che se lo fai non lo dici, perché se lo dici non lo fai».
Intanto con la nomina degli ultimi tre sottosegretari il governo ha sfondato quota 102 poltrone. È un record, sono stati battuti tutti i precedenti, anche l'ultimo esecutivo Berlusconi. Non si poteva evitare? «È l'esito non desiderabile del fatto che quando hai la proliferazione delle dinamiche politiche... Ma sono dinamiche figlie di un meccanismo elettorale che ha sommato i difetti del maggioritario con quelli del proporzionale, così nel governo finisce che devono starci "n" posizioni».
Si legge anche di uno scontro tra Ds e Margherita sulla gestione dei soldi per il Mezzogiorno, di sottosegretari (Bubbico e D'Antoni) che litigano per una delega, quella per i fondi dell'Unione europea, che proprio a lei tocca affidare. «No, non è così. Mi spiace che certa grande stampa abbia preso la piega del pettegolezzo. Qui, sul Mezzogiorno, c'è in corso una discussione seria. Se quella competenza passa dal Tesoro allo Sviluppo economico io credo che debba cambiare qualcosa nel merito dei problemi. La realtà vera è che ieri (venerdì per chi legge, ndr) abbiamo fatto un'operazione di ridefinizione delle deleghe dei ministeri con dentro cose di peso: la riconfigurazione degli strumenti per le politiche per il Sud, e l'importante è che siano affidati secondo criteri coerentemente conseguenti».
E di San Damiano che ne dice? Dopo che dalle alte sfere militari sono arrivate le notizie di piani di chiusura della base aerea da qui a pochi anni, a Piacenza si è riaperto un vivace dibattito sul destino dell'area. C'è il fronte ambientalista che non concede altro che il prato verde e chi, la Camera di Commercio, che ha subito rilanciato il suo vecchio progetto di riconversione a scalo merci. «Sono anni che se ne parla... Suggerisco un metodo: cerchiamo di discutere le cose quando ci sono le decisioni. Dopodiché, riconfigurare il ruolo di una struttura di questo genere non è cosa che si possa risolvere con facilità. Si tratta di progetti di fattibilità complessi, facciamo attenzione alle idee troppo facili».
Enìa è ancora in cerca di un amministratore delegato dopo le dimissioni di Cantarelli. Si parla con una certa insistenza di Chicco Testa, l'ex presidente dell'Enel. Le pare una buona opzione? «È una scelta che non tocca a me prendere».
Ma lei lo conosce bene, non è così? «Eccome, l'ho nominato io presidente dell'Enel... Ora però dobbiamo davvero salutarci».
Gustavo Roccella, Libertà del giorno 11 giugno 2006
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Premessa : Pierluigi Bersani è originario di Bettola, in provincia di Piacenza. Dice Bersani : "Da trent'anni mi sento dire che non mi interesso di Piacenza, ma uno deve fare il suo mestiere, le idee di Piacenza sono le vostre idee, avete un sindaco, un presidente della Provincia, il ministro è ministro, ci vuole rispetto dei ruoli istituzionali anche se noi cambieremo registro con gli enti locali. I patti di stabilità vanno rispettati, ma non possiamo bloccare gli enti solo dal lato della spesa». E insomma, Bersani, conscio delle aspettative, assicura «ascolto» a Piacenza. «Manderò il responsabile della mia segreteria tecnica per vedere i dossier di Piacenza da seguire e per parlare quando occorre con il ministro Antonio di Pietro». Una promessa. (da Libertà del giorno 11 giugno 2006) Ma quando mai ....
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