Il Pdl litiga e la Lega perda la pazienza.
Dopo lo scontro Berlusconi-Fini, nel dibattito interno alla maggioranza irrompe Umberto Bossi.
Il Senatùr lancia un ultimatum al Cavaliere dalle colonne della Padania: «Siamo davanti ad un crollo verticale del governo e probabilmente della fine di un’alleanza, quella tra il Pdl e Lega».
«Fini - tuona il Senatùr - invidioso e rancoroso per le nostre ripetute vittorie, ha rinnegato il patto iniziale e non ha fatto altro che cercare di erodere in continuazione ciò che avevamo costruito, attaccandoci».
Bossi, che oggi incontretà Berlusconi, mette da parte il politichese e attacca a viso aperto: «Fini ha lavorato per la sinistra comportandosi come un vecchio gattopardo democristiano: fingi di costruire, per demolire e non muovere nulla. In questo modo ha aiutato la sinistra, è pazzesco. Anzi, penso che sarà proprio la sinistra a vincere le prossime elezioni, grazie a lui».
Per il leader del Carroccio «Fini è palesemente contro il popolo del Nord, a favore di quello meridionale», è «contro il nord e il federalismo. Per il centralismo dello Stato e il meridionalismo».
Poi arriva l'ultimatum: «Berlusconi avrebbe dovuto sbatterlo fuori subito, senza tentennamenti, invece di portarlo in Tv, dandogli voce e rilievo, quella era la strada da seguire».
A metà mattina Bossi rincara la dose: «Non vogliamo gettare benzina sul fuoco ma la gente del nord è stufa marcia, basta ascoltare quel che dice la gente per strada o alla radio. Riforme subito!. Io sono per la mediazione, certo, ma la gente del nord, i leghisti, sono arrabbiatissimi, è un vero bombardamento di persone che non ne possono più di sceneggiate, rinvii e tentennamenti». E io, dice Bossi, «devo ascoltare la mia gente»
Il Pdl intanto si lecca le ferite. «Di fatto si è consumata una grande spaccatura», ammette il coordinatore Verdini, intervistato dal Giornale. «Adesso gli elettori sono disorientati. Abbiamo vinto le elezioni, ci hanno dato il mandato per cambiare questo Paese e ora vivranno con molto disagio». Di fronte al «rischio che il Pdl da domani sia esposto alle imboscate della minoranza finiana», il coordinatore nazionale del Pdl auspica che i finiani «abbiano almeno il senso di responsabilità e che si sentano vincolati al programma per il quale sono stati eletti».
Intanto è guerra di titoli tra i quotidiani di area Pdl, che si dividono tra Berlusconi (Il Giornale e Libero) e Fini (il Secolo d’Italia). Con un terzo incomodo, a tenere le parti del presidente del Consiglio (la Padania). L’apertura del Giornale è di quelle che non ammettono replica: «Stroncato Fini» E sotto: «Solo in 11 con lui, ora si deve dimettere». In un lungo editoriale, il direttore Vittorio Feltri sottolinea l’intento di Fini di «polemizzare su tutto, pure sul programma di governo», «sono volati gli stracci e sarà difficile riportare nel Pdl il clima di cordialità che c’era prima». Con un’aggravante: «La gente è disgustata» da «tanto chiasso per niente: la montagna ha partorito un pidocchio» è la durissima valutazione di Feltri. Stessa linea per Libero, diretto da Maurizio Belpietro. «Suicidio riuscito» è infatti l’apertura del quotidiano della famiglia Angelucci. «Fini Ko, il Pdl vota quasi all’unanimità un documento contro il presidente della Camera. Silvio gli chiede di dimettersi e sarebbe giusto, ma lui non lo fa e promette nuovi guai». Nell’editoriale, poi, il direttore ripercorre le tappe della giornata di ieri e non risparmia su Fini una valutazione ben poco lusinghiera. «Mai - scrive Belpietro - avevamo assistito al suicidio politico di un leader e mai avevamo visto un capo dissipare in poco tempo e con tale determinazione un patrimonio di consensi. Fini lo ha fatto».«Si è immolato con ingenuità in una battaglia che a tutti sembrava persa in partenza».
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