21/01/2005 : Intervento del Consigliere comunale Filiberto Putzu.
Con il bilancio di previsione dell’esercizio 2005 si conferma e consolida l’azione di questa Amministrazione : si è infatti conlusa la metà del mandato, ed ancora metà strada resta da percorrere. Le scelte di bilancio sono condizionate dagli obblighi amministrativi per così dire “consolidati” (stipendi del personale, mantenimento dei servizi, manutenzione delle strade, etc) e dalle scelte politiche di programma presentate in campagna elettorale e piu’ volte confermate, dal suo insediamento via via durante questo biennio e mezzo dalla Giunta Reggi. Quest’anno inoltre il bilancio deve forzatamente sottostare anche ai vincoli della nuova Finanziaria : il primo vincolo è stato imposto dal cosiddetto “Decreto Taglia Spese”, ed il secondo vincolo recentissimo è quello dell’approvazione parlamentare della Legge Finanziaria del dicembre 2004.
IL MURO DEL PIANTO E L’IMPEGNO CIVICO.
Argomento, quello dei vincoli governativi, che l’assessore Cacciatore ha piu’ volte invocato come grosso limite all’autonomia progettuale ed operativa delle Amministrazioni comunali. Il defici dello stato è secondo Bruxelles pari al 106 % del PIL ed il rischio secondo la stessa fonte è che il rapporto deficit-pil superi il 3% (massimo livello consentito dalla Comunità Europea). Il progetto del Governo Italiano (condizionato appunto anche dai parametri della Comunità Europea) è quello di gradatamente rientrare dal debito pubblico con piccole riduzioni progressive e conseguenti politiche.
E’ quello che quotidianamente viene praticato nel mondo economico produttivo. Piani di rientro previsti per industrie che rischiano il tracollo, ma anche bilanci familiari che necessitano di sacrifici e risparmi là dove necessario. Ad esempio recente è l’apprezzamento di molti all’operato del Direttore USL Ripa di Meana per la sua azione di rientro dal deficit, avvallata da una plaudente Conferenza sanitaria Territoriale. Rientro richiesto dal livello di governo regionale e compreso come necessario al di là delle modalità operative, sui quali metodi i pareri possono essere contrastanti. Questo avviene anche a livello Governativo, con una accanita opposizione da parte dei partiti della sinistra e lo sfruttamento di una diffusa perplessità se non difficoltà a capire da parte della gente comune che, con la domanda “dove vanno a finire tutti quei soldi”, sta sviluppando sempre piu’ un atteggiamento di sfiducia e distacco verso governi e partiti politici. D’altra parte è da rilevare anche un atteggiamento diffuso in base al quale eventuali sacrifici ed impegni devono essere effettuati da altri e mai da sé stessi… Atteggiamento, di scarso (se non talvolta assente) senso civico praticato nel quotidiano da categorie economiche, sindacati, amministrazioni periferiche, semplici cittadini.
I VINCOLI DI ROMA E IL TERRORISMO PSICOLOGICO.
Ma ritornando ai vincoli del Governo agli Enti locali va effettivamente considerato che :
1) i trasferimenti statali in questi anni si sono fortemente modificati : in particolare dal 1994 il contributo ordinario che era di circa 24 miliardi di vecchie lire, nel 2002 è improvvisamente passato a 3 miliardi per ridursi ulteriormente ad 1 miliardo nel 2003 ; il contributo consolidato che era di circa 7 miliardi vecchie lire, nel 2003 è calato ad 1 miliardo ; il contributo perequativo era di circa 1-1,5 miliardi vecchie lire, ed almeno questo fino al 2003 è rimasto stabile; infine il fondo sviluppo investimenti è gradatamente sceso negli anni passando dai circa 20 miliardi del 1994 a 1,5 miliardi del 2004. In compenso però dal 2002 compare la compartecipazione all’IRPEF : dallo Stato sono arrivati nel 2002 l’equivalente di 27 miliardi vecchie lire (13.323.730 euro), nel 2003 tale cifra è stata di 38 miliardi vecchie lire (19.131.404 euro), e nel biennio 2004-2005 questa voce è data come stabile attorno ai 38 miliardi (19.050.000 euro) per ogni anno.
2) effettivamente risulta difficile una programmazione su piu’ anni, vista la variabilità delle indicazioni di legge che arrivano da Roma e questo in particolare vale per l’ultimo periodo, da settembre a questa parte.
Nei giorni 11-12 ottobre 2004 il sindaco Reggi ha presentato il Documento Programmatico relativo al Bilancio Previsionale 2005 e pluriennale. Nel descrivere le difficoltà dell’amministrazione nel costruire la manovra economica per il 2005 definisce la situazione “drammatica” : “quest’anno avremo seri problemi a chiudere i bilanci, difficoltà dovute alle misure contenute nella Finanziaria, bisognerà scegliere se tagliare i servizi o penalizzare gli investimenti”.
Vediamo allora i vincoli della finanziaria.
1) il Patto di stabilità dovrà essere osservato facendo sì che le spese correnti non aumentino nel 2005 piu' dell' 11,5% sulla media del triennio 2001-2002-2003. Il vincolo dovrà interessare sia la spesa corrente sia quella per gli investimenti. La spesa quindi non potrà aumentare piu’ dell' 11,5% sulla media del totale delle spese correnti e conto capitale. Per il 2006 e il 2007 la spesa non potrà superare invece il 2% (rispetto alla spesa del 2005). 2) L’ Addizionale IRPEF potrà essere introdotta (dai comuni come Piacenza che non l’avevavo ancora applicata) col limite dello 0,1% per 3 anni . 3) Gli Oneri di urbanizzazione utilizzati per spesa corrente potranno essere usati al massimo per il 75% nel 2005, nel 2006 al massimo per il 50% e verosimilmente per il 2007 al massimo per il 30%. 4) Il limite di impegno per interessi su mutui viene vincolato al 12% delle entrate finanziarie correnti accertate e risultanti dal conto consuntivo(in precedenza il tetto era fino al 25%).
In conseguenza di ciò i propositi dichiarati dal sindaco Reggi sono stati : 1) razionalizzazione delle risorse umane e finanziarie ; 2) mantenimento degli attuali standard qualitativi dei servizi, in particolare dei servizi alla persona (infanzia, anziani, disabili); 3) contenimento delle azioni di sviluppo; 4) attivazione di differenti forme gestionali per alcuni servizi, in modo tale da svincolarli dal bilancio; 5) adeguamento di tariffe, poiché la Finanziaria impone che tutte le nuove entrate debbano servire a finanziare nuovi investimenti.
Quindi volontà di mantenere i servizi a favore di infanzia, adulti e disabili come detto, volontà condivisibile e sostenuta anche dall’opposizione, ma in contrasto col “terrorismo psicologico” ampiamente praticato dal sindaco e dal suo assessore al bilancio da piu' di 6 mesi. Infatti l’assessore Cacciatore il 17 luglio 2004 dichiarava : “alle condizioni prospettate dal Governo, il rischio di dover tagliare i servizi si presenterà anche a Piacenza”. E il sindaco Reggi il giorno 8 settembre 2004 confermava : “Se non riusciremo a trovare soluzioni (ad esempio organizzare diversamente i servizi a domanda individuale con modalità che li sgancino dal bilancio comunale, questo come escamotage contabile per neutralizzare l’obbligo di tagliare la spesa del 10%), per un comune come il nostro si dovrà ricorrere a pesanti tagli nei servizi alla persona, ossia anziani ed infanzia”. Concetto ancora ribadito dal sindaco Reggi il 17 settembre 2004 in occasione della visita del Presidente Ciampi a Piacenza . “I tagli dei trasferimenti statali graveranno inevitabilmente sui cittadini. Per intenderci questo potrebbe significare asili e mense scolastiche piu’ cari, ma anche una minore disponibilità di aiuti economici per le famiglie meno abbienti, per i contributi per l’acquisto e affitto della prima casa, per l’assistenza agli anziani, disabili e fasce deboli in generale”.
Tutto questo va ricordato, era stato provocato dal fatto che il Comune, in ottemperanza al Decreto Taglia Spese (DL 168/2004) aveva dovuto ridurre del 10% le uscite di cassa per acquisti di beni e servizi e per incarichi esterni della “considerevole somma” di 563.700 euro. Di questa cifra 271.000 euro erano stati tolti alla voce incarichi e consulenze… e peraltro questi soldi non venivano restituiti allo Stato, ma la richiesta era di accantonarli sul Fondo di Riserva comunale !!!
Il Decreto nasceva per far fronte all’extra-deficit che grava sul bilancio dello Stato e che ha fatto rischiare al nostro Paese la cosiddetta procedura dell’ ”early warning” da parte dell’Ecofin. Il decreto prevedeva la riduzione di varie tipologie di spesa con esclusione dei comparti scuola, sicurezza , sanità e le spese di carttere sociale. Alle Regioni-Province-Comuni con popolazione superiore ai 5.000 abitanti veniva richiesto di fare la loro parte assicurando che la spesa per consumi intermedi sostenuta nel 2004, non fosse superiore alla spesa annua mediamente sostenuta dal 2001 al 2003, ridotta del 10%.
Il 21 settembre 2004, l’assessore Cacciatore in una nota sul quotidiano Libertà prevedeva che “tecnicamente il decreto taglia spese vale anche per il 2005 e 2006” e ne moltiplicava il devastante effetto per gli anni a venire. Giova ribadire che il decreto imponeva tagli ad incarichi esterni e per acquisto di beni e servizi, e non a scapito di sociale e welfare !
FACCIAMO "LE PULCI" AL BILANCIO PREVISIONALE 2005.
Si tratta ora di capire : 1) quale sia il saldo definitivo, se negativo o positivo, dei trasferimenti globalmente considerati (abbiamo visto che si toglie da una parte ma si dà dall’altra) ; 2) quanto l’applicazione della tassazione locale (ICI, IRPEF, tariffe) abbia compensato gli eventuali minori trasferimenti complesivi ed in che modo, cioè quante risorse economiche siano state recuperate con le misure decise dal Comune di Piacenza ; 3) se gli obiettivi progettuali programmatici siano stati congrui o viceversa eccessivamente ambiziosi o sovradimensionati, ed inoltre come si sia deciso di allocare le risorse nei vari settori (servizi sociali, viabilità, opere pubbliche, consulenze esterne, spese per il personale, obblighi di legge, etc) ; 4) in che modo debbano essere eventualmente ridimensionati i progetti e gli obiettivi alla luce della Finanziaria, che effettivamente vincola l’azione degli Enti Locali verso un piu’rigoroso patto di stabilità, riducendone la pretesa autonomia per le spese correnti e di investimento. Pretesa autonomia che è comprensibile ma non completamente condivisibile, poiché è la regola da anni rispettare gli obblighi di legge, il patto di stabilità e quant’altro come compito fondamentale del buon governo locale. Allorché si realizzasse una reale “devolution” con conseguente autonomia locale questi problemi verrebbero meno.
In discussione quindi oggi non è (almeno da parte mia) la regolarità contabile del bilancio, ma cercare di leggere meglio la “qualità” delle nostre entrate e verificare le scelte che hanno determinato l’allocazione delle risorse.
L'IMPOSTA "DIMENTICATA" : L'ICI.
Il lamento ripetuto da circa 2 anni, come detto, è la riduzione dei trasferimenti economici statali.
Si è rapidamente insabbiato e non si è piu’ parlato, quasi dandolo per fatto acquisito, dell’aumento dell’Imposta Comunale Immobili (ICI), aumento subito deliberato nel 2002 all’insediamento dell’amministrazione Reggi, dopo una sterile polemica su un ipotetico “buco” lasciato dalla precedente amministrazione Guidotti.
In occasione del Bilancio Previsionale 2003 si parlò di “eredità del passato” (con questo intendendo uno squilibrio strutturale con eccessivo utilizzo degli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente ed ICI non aumentata), e di restrizioni della Finanziaria. Nell’ambito dell’imposta ICI giova ricordare l’aumento delle aliquote di prima casa (dal 4,2 al 4,95 per mille) e di seconda casa (dal 5 al 6,5 per mille). Si accompagnò all’aumento ICI anche un primo aumento di tariffe (asili nido +12,7 %, mense +4%) ed il proposito di aumentare progressivamente l’addizionale IRPEF (0,2-0,4-0,5 % )sul triennio.
L’ICI ha portato nelle casse comunali i seguenti importi : 17.571.939 euro (2001, amministrazione Guidotti) 17.946.626 euro (2002) 23.326.056 euro (2003, con un maggiore introito di +5.379.430 euro) 23.500.000 euro (2004, previsione definitiva es.in corso, con ulteriori circa +200.000 euro) 25.080.000 euro (2005 previsionale , con un ulteriore maggior introito di +1.580.000 euro ).
La previsione per il 2005 è data ancora in aumento nonostante la recente rimodulazione delle aliquote ICI (prima casa che scende dal 4,95 al 4,80 per mille, ordinaria che dal 6,50 sale al 7,00 per mille, aliquota per abitazioni sfitte al 9 per mille). La rimodulazione conferma quindi la promessa riduzione a favore della prima casa ma vede un aumento delle altre aliquote. Il risultato della “riduzione” porta uno “sconto” complessivo ai cittadini di Piacenza di circa 240 milioni vecchie lire. Ma poiché come detto le aliquote sono state tutte variate, il risultato è una somma algebrica con la somma di +1.580.000 euro a favore delle casse comunali.
Per non dimenticare mai il modo differente di fare critica, vorrei ricordare la polemica sulle riduzioni delle tasse che Berlusconi propone agli italiani.... troppo poco 20 euro al mese....
La riduzione dell'imposta ICI "regalata" dal sindaco Reggi ai 100.000 piacentini è di 2400 lire a cittadino.....
Con la precedente amministrazione l’introito ICI era quindi stabile attorno ai 17-18 milioni di euro.
Nel 2003 ne sono arrivati 23,5 milioni, ed altrettanto sono attesi nel 2004. Dovrebbero inoltre arrivare 25 milioni di euro nel 2005. Il totale del maggior introito ottenuto con l’ICI rispetto alle vecchie tariffe, nel triennio 2003-2005 è quindi di 17 milioni di euro.
Da segnalare come curiosità che per l’anno 2006, il Pluriennale 2004-2006 prevedeva un ulteriore maggior introito di 600.000 euro, mentre nel Pluriennale 2005-2007 tale incremento non viene ipotizzato.
Segue in "documenti allegati":
- parte 2 : Meno soldi dallo Stato ? E quanti dai Piacentini ?
- parte 3 : La pressione tributaria.
- parte 4 : Le entrate.
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