Roma fissa il tetto allo 0,1% e il Comune perde 1 milione.
Addizionale Ire (ex Irpef) applicabile con aliquota non superiore allo 0,1%, tetto alla spesa che sale dal 4,8 all'11,5% ma parametrato non più sul consuntivo 2003 bensì rispetto alla media della spese 2001-2003. Sono i principali effetti sui conti degli enti locali dalle ultime novità portate dalla Camera alla legge finanziaria. In commissione bilancio sono state approvate modifiche rilevanti alla manovra economica. C'è innanzitutto il dietrofront sullo sblocco delle addizionali. Resterà altri due anni, con l'unica esenzione per i Comuni che non l'hanno mai introdotta. È il caso di Piacenza, che potrà quindi farla debuttare ma non oltre lo 0,1%, e poiché palazzo Mercanti l'ha prevista allo 0,2% nel bilancio 2005, la stima di gettito di 2,1 milioni di euro andrà rivista al ribasso, della metà all'incirca.
«Significa 1 milione di euro in meno, dovremo cominciare a tagliare sulla carne viva», annota sconfortato l'assessore al bilancio Francesco Cacciatore, che non si sente tanto sollevato nemmeno dall'altra novità intervenuta, cioè l'innalzamento del tetto di spesa all'11,5%: un vincolo che si allenta, certo, «ma bisogna vedere se abbiamo le risorse per poterlo sfruttare», considera Cacciatore.
L'assessore replica anche a Massimo Trespidi (Fi) che ha polemizzato sul bilancio 2005 avendoci visto aumenti del 4% alle tariffe di mense e asili e dell'11% agli impianti sportivi. Non è così, contesta Cacciatore spiegando che mense e asili crescono solo del 2%, pari all'indice Istat dell'inflazione di un solo anno e che l'aumento delle tariffe sportive stava già nel bilancio 2004 (a partire dallo scorso settembre e non per il 2005).
Ma sulla manovra del Comune interviene anche Rifondazione comunista (Prc) in replica agli attacchi di questi giorni in tema di Ici arrivati da Tommaso Foti (An) e dell'ex assessore Marco Gelmini (Prc). Al primo, scrive in una nota il segretario cittadino Stefano Rattotti, «proponiamo una scommessa: quanti saranno i Comuni che, con questa legge finanziaria, abbasseranno l'Ici sulla prima casa anche nella misura modesta optata da Piacenza? E quanti sceglieranno il principio della progressività portando al massimo consentito per legge le seconde case e le case sfitte, che rappresenta la direzione opposta a quella scelta dal governo, che toglie ai poveri per dare ai ricchi?». E ancora: «Foti potrebbe andare a spiegare alle assemblee dell'Anci e dell'Upi la bontà degli effetti della Finanziaria sugli enti locali, e sentirebbe cosa ne pensano gli amministratori di centrodestra e di centrosinistra». La replica a Gelmini parte con un'ammissione: «È vero, Rifondazione si è battuta a livello nazionale per l'abbattimento assoluto dell'Ici sulla prima casa, e si batte per una diversa politica del livello centrale nei confronti degli enti locali. È una battaglia nazionale e complessiva che però al momento non abbiamo vinto e che non può che trovare una soluzione attraverso un mutamento legislativo. Marco Gelmini dovrebbe saperlo bene visto che nel 2002, quando era assessore nella giunta Reggi, approvò un bilancio che conteneva l'aumento dell'Ici sulla prima casa (quindi né la sua diminuzione né la sua scomparsa), l'aumento delle rette dei servizi a domanda individuale e l'introduzione dell'addizionale Irpef, per sostenere la spesa sociale. La segreteria del circolo Prc di Piacenza lesse tale scelta sul giornale, ne scaturì una discussione ma ciò nonostante nessuno si sognò di attaccare sulla stampa né l'orientamento assunto né la nostra rappresentanza istituzionale».
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