Fase poco chiara in Forza Italia di Piacenza
Chi farà il capo dell'opposizione in consiglio comunale? Mistero.
Non c'è mistero, però, sulla storica frattura che si riapre - chiuse le urne e incassata la sconfitta - intorno alla leadership "azzurra" tra Antonio Agogliati, coordinatore provinciale di Forza Italia, che da subito rivendica la carica in seno agli eletti del partito e il tandem costituito dal coordinatore nazionale Sandro Bondi e quello regionale Giampaolo Bettamio, che invece tributano il ruolo di capo dell'opposizione a Dario Squeri.
E, da parte sua, Squeri rompe il silenzio che durava da domenica sera giusto per ringraziare - in una nota concisa, ma eloquente - Bettamio e Bondi «per le attestazioni di stima e di piena fiducia - si legge - che hanno ritenuto, anche pubblicamente, oltre che personalmente» di riconoscergli come candidato espresso da tutta la Casa delle Libertà. Di più, Squeri cita una lettera inviatagli da Berlusconi il giorno dopo l'esito elettorale per riconfermargli «pieno e sincero apprezzamento per gli sforzi profusi in una difficilissima campagna elettorale». E' tutto, rimandate a tempi e condizioni opportune le sue scelte future. E anzitutto se entrerà o meno in consiglio.
La carica di capo dell'opposizione, per essere chiari, è del tutto virtuale, non sta in nessun organigramma. Qui appare solo un pretesto. Si tratta semplicemente di riconoscere autorevolezza speciale a qualcuno. E, sempre sulla carta, sembrerebbe tagliata su misura per un candidato sindaco battuto ma che - fino a tre giorni fa - rappresentava tutta una coalizione. Come dire, l'onore delle armi.
Ma su questa carica-fantasma si è riaperta la spaccatura in Forza Italia che già vedeva da un lato Bettamio, ma anche il consigliere regionale Luigi Francesconi, dall'altro Agogliati e tanti ex consiglieri comunali e la maggioranza del direttivo uscente.
La faccenda oggi rimonta dopo la tregua elettorale, diventa il feticcio intorno al quale si costruisce la prima resa dei conti tra gli "azzurri", vertici locali e nazionali, e si schierano le forze per il non lontano congresso, in settembre.
I fatti. Dai più convinti sostenitori di Squeri, l'onorevole Sandro Bondi e il senatore Giampaolo Bettamio arriva una nota post-voto che parla chiaro: «Va riconosciuto a Squeri un impegno a tutto campo nella campagna elettorale, dal primo all'ultimo giorno. La sua azione, e quella di tutta la Cdl e le liste collegate, non ha valso, purtroppo, a rimontare lo svantaggio di una occupazione senza scrupoli di tutti i posti pubblici, istituzioni ed enti, operata negli anni dalla sinistra». Ma in coda, la freccia più acuminata è per Agogliati che, da subito, aveva rivendicato lo scettro dell'opposizione in consiglio al capogruppo di Forza Italia («non saremo secondi a nessuno»). Contr'ordine dall'alto: «Dario Squeri, candidato con l'accordo delle istanze nazionali di Forza Italia - concludono Bondi e Bettamio - resta il capo dell'opposizione in consiglio comunale con l'arduo compito di impedire che la città scivoli ancor più in un declino sociale ed economico preoccupante».
Il commento di Antonio Agogliati? Diplomatico e alternativo. «I due coordinatori auspicano solo un impegno di Squeri in consiglio - minimizza -. Ma le disposizioni nazionali dicono che i partiti possono scegliere nella loro autonomia locale di muoversi diversamente. La mia proposta agli amici di Udc, Lega e An, è di dar vita ad una federazione per consolidarsi in consiglio. Possono indicare qualcuno non come capo, perché il ruolo non esiste, ma come coordinatore. E se sono d'accordo, potrebbe essere il capogruppo del partito maggiore, Forza Italia». Un approccio «nuovo», dice, anche in vista di prospettive future negli assetti del centrodestra.
A dar man forte ad Agogliati c'è anche il consigliere comunale entrante Sandro Ballerini. «Se Squeri vuol fare il consigliere del suo gruppo ne ha tutti i diritti - risponde, sollecitato sul tema - è nella logica delle cose, ma che faccia il capo dell'opposizione io non sono d'accordo e rigetto a Bettamio e a Bondi questa posizione». Ogni gruppo consiliare avrà il suo capogruppo e non c'è «un capo dei capi» dice. Ma la polpa è un'altra: «Sia Bondi che Bettamio - avverte Ballerini - non possono pretendere di gestire realtà da lontano, con manovre occulte e romane. E penso che la città, che esprime la maggioranza dei voti nel territorio, deve riconquistare la leadership, non può farsi gestire dall'esterno». Sfida riaperta. pat.sof., Libertà del 15 giugno 2007
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