Guiderà il centro-sinistra alle elezioni. Ha battuto Renzi 61% a 39%.
«Dobbiamo vincere ma non possiamo farlo raccontando favole. Da domani devo fare due cose: dare un forte profilo di governo e di cambiamento al centrosinistra e predisporre il percorso che dia occasioni alla nuova generazione».
Accolto da un'ovazione che fa tremare le poltrone del cinema Capranica, gremito da sostenitori e simpatizzanti, Pier Luigi Bersani parla di un successo «inaspettato», ringrazia la famiglia e i volontari che hanno reso possibili le primarie, ma anche Matteo Renzi «che ha dato un grande contributo e rappresenta una forza fresca».
Il segretario del Pd sfodera larghi sorrisi, si mostra sicuro e invita tutti ad essere sereni, allegri e a non avere paura di un futuro incerto: «Un grande partito progressista e popolare deve sempre avere fiducia nella sua gente».
Bersani non dimentica di ringraziare Nichi Vendola ma anche i «marxisti per Tabacci» che hanno reso possibile la sua vittoria. Una vittoria netta.
Con venti punti di distacco, Bersani stravince il ballottaggio con Matteo Renzi, recupera il voto delle regioni «rosse» (tranne la Toscana) e conquista il podio più alto, quello di candidato premier del centrosinistra.
L'investitura per il «dopo-Monti» arriva a metà scrutinio con l'ammissione della sconfitta da parte del sindaco di Firenze. Il segretario del Pd ottiene il 60,8% dei voti, Renzi si ferma al 39,1%. Tutto fila liscio e in serata Bersani può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Il morale nel quartier generale del segretario è alto e Dario Franceschini guarda già al domani: «Adesso iniziamo uniti la lunga galoppata per riportare i progressisti alla guida del paese. Dobbiamo partire da quel che ha fatto Monti, ma con molta più giustizia sociale e molta più equità».
E D'Alema? Il presidente del Copasir arriva al Capranica alle 22 in punto e a chi gli ricorda che aveva annunciato che in caso di vittoria di Renzi avrebbe dato battaglia, risponde secco: «Sono rilassato, ora posso lavorare tranquillamente senza dare battaglia. Ho deciso di non ricandidarmi e per me questo è un argomento insuperabile».
Da Bologna si fa vivo anche Romano Prodi, che sottolinea l'importanza delle primarie e ammette che adesso Bersani «è molto più forte di ieri, certamente abbastanza forte per mettere in atto i cambiamenti necessari».
A sancire il successo del leader democratico c'è il voto delle regioni del centro Italia. Nelle Marche Bersani raggiunge il 54%, in Emilia Romagna tocca il 60,43% ed anche in Umbria arriva al 51%. In Toscana, invece, la maggioranza dei voti la ottiene Renzi (54,9%) ma Bersani arriva comunque al 45% (al primo turno aveva il 35%). Il segretario del Pd è ora più forte e può pensare a come gestire il dopo-Monti.
Scontato il commento di Nichi Vendola, per il quale il successo di Bersani indica una svolta a sinistra: «Ho votato per Pier Luigi perché al centro delle sue parole ci sono due concetti che si incrociano e sono decisivi per affrontare la crisi del nostro tempo. Ora bisogna vincere le politiche e costruire tutti insieme, se sarà, possibile, un'esperienza di governo».
Inaspettatto, invece, l'endorsement della Puppato che è rimasta molto delusa dalle polemiche del sindaco di Firenze sulle regole per le primarie ma anche da alcuni annunci in stile berlusconiano: «La mia decisione l'ho presa ieri in funzione dell'ultima settimana e l'atteggiamento di Renzi e la sua caduta di stile non gli ha giovato». Gabriele Rizzardi 03/12/2012
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