ROMA - "Sulle tasse, Forza Italia e io non siamo disponibili a un voltafaccia". Così il presidente del Consiglio, Silvio berlusconi, in un articolo per il quotidiano Il Foglio. "O si attua il programma oppure si va alle elezioni. Se le imposte si riducono in modo consistente e visibile, la corsa continua. Altrimenti - ha aggiunto il premier - la parola deve tornare agli italiani perché siano loro a decidere del proprio destino". Secondo il presidente del Consiglio, è "stolto chi dice che sono prigioniero delle promesse elettorali. Non è così. Io sono volontariamente prigioniero solo della mia idea di libertà, in economia e in politica".
"Impossibile rinunciare al programma". Berlusconi ribadisce che "attivare la leva fiscale è la politica di questo governo, concordata con la maggioranza che lo ha eletto e presentata nella massima chiarezza agli italiani e sottoscritta con parole inequivoche dai leader e dai candidati dei partiti della coalizione di governo", e precisa che è "impossibile anche solo pensare che a questo programma si possa rinunciare". Il presidente del Consiglio spera "che sia possibile usare i diciotto mesi che ci separano dalla fine della legislatura per andare fino in fondo".
"La copertura c'è". Secondo Berlusconi, la copertura delle riduzioni fiscali "c'è, anche in virtù di questa azione responsabile di politica economica". Il premier si dice "orgoglioso della stabilità assicurata all'Italia", e "fiero della severità con cui abbiamo tenuto in ordine i conti pubblici in un tempo di stagnazione e sotto gli effetti della guerra contro il terrorismo all'indomani dell'11 settembre". "Senza sviluppo non c'è risanamento". Secondo Berlusconi, "la riduzione strutturale delle imposte, combinata con un intelligente ridimensionamento e cambiamento qualitativo della spesa pubblica, e con un duttile ricorso al deficit di bilancio, è la leva che ha permesso i più grandi risultati nella storia dell'economia occidentale". Senza sviluppo, insiste il premier, "non c'è risanamento, ma stagnazione. E senza maggiore libertà economica, lo sviluppo non arriverà mai".
"Rivedere vincoli Maastricht". Il presidente del Consiglio parla anche della spinta "fortissima", in Europa, a rivedere "gli aspetti di vincolismo rigido del Trattato di Maastricht, quei fattori perversi che hanno incrementato il valore della nostra moneta oltre il necessario e artificialmente penalizzato la competitività delle nostre industrie e dei nostri servizi".
"Credere nelle possibilità del reddito". "Il nostro modello produttivo e di consumo - sottolinea Berlusconi - deve tornare a credere in un orizzonte economico più libero e competitivo. Chi produce reddito individuale e profitto d'impresa deve tornare a credere nella possibilità di spenderlo e di investirlo in piena autonomia e indipendenza da uno Stato mangiatutto. E' per questo che sono entrato in politica".
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