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Berlusconi: «Inesistente mia scalata su Rcs»

da www.corriere.it del 9 agosto 2005.

«E' inesistente l'ipotesi di una mia scalata su Rcs. Si tratta solo di un castello di fantasie e di menzogne».
Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intervenendo sulla scalata a Rcs Mediagroup, la holding che controlla il Corriere della Sera.
Nei giorni scorsi si era ipotizzata una sua partecipazione indiretta all'operazione che vede come testa di ponte l'immobiliarista romano Stefano Ricucci.

In un'intervista pubblicata ieri sul Corriere della Sera, Ubaldo Livolsi, banchiere, uno dei fondatori di Mediaset e accreditato di ottimi rapporti con lo stesso Berlusconi, aveva parlato di un tentativo di conquista del gruppo.

«Mi sembra impossibile - spiega Berlusconi - che si cerchi di assumere come indizio di una mia partecipazione la presenza di un banchiere d'affari come Aldo Livolsi che lavorò un tempo con me ma che oggi lavora per sè e per la sua banca d'affari - prosegue il premier -.
So bene che la professionalitá dei giornalisti è in grado di discernere tra veritá e fantasia, e perciò viene legittimo chiedersi: chi e perchè ha organizzato e sta organizzando tutto questo?
Ma gli italiani hanno buon senso e sanno distinguere tra chi vive di intolleranza, di invidia e di odio pescando nel torbido e chi invece è capace di conservare sempre e comunque la sua serenitá e il suo equilibrio».


«Il premier deve chiarire sulla scalata Rcs».
L’Unione attacca. Bertinotti: indaghi il Parlamento.

Preoccupazione e appelli alla trasparenza sono giunti dall’Unione, riprendendo l’editoriale di Sergio Romano sul Corriere («L’ombra del premier») nel quale si chiede a Berlusconi di fare chiarezza.
E chiarezza sul ruolo del premier nella scalata a Rcs ha chiesto anche Franco Monaco, vicecapogruppo dei deputati della Margherita.
Secondo il leader di Rifondazione Fausto Bertinotti, «troppe oscurità e troppi nascondimenti stanno facendo venire meno ogni forma di controllo su accadimenti che cambiano la geografia del potere.
Per questa strada si rischia la crisi istituzionale.
L’interrogativo di Sergio Romano non può restare senza risposte.
La domanda di Alice nel paese delle meraviglie - chi comanda qui - se resta inevasa può produrre guasti irreparabile per la democrazia. Il Parlamento deve attivare un’indagine conoscitiva».
Per Castagnetti (Margherita) l’errore di Fazio è quello di aver utilizzato «banchieri disinvolti: il socio di Fiorani è Ricucci, che nella scalata al Corsera è sodale di Livolsi, il quale lo è a sua volta di Agag e tutti e due, come è noto, sono legati a Berlusconi».


L'ombra del premier
di Sergio Romano
Corriere della Sera del 8/8/2005

Se il lettore fatica a orientarsi in questa ridda di intercettazioni e dichiarazioni, soprattutto quando concernono il presidente del Consiglio, non creda che l'autore di questo articolo abbia idee più chiare delle sue.

Leggo che il finanziere Stefano Ricucci, impegnato in una operazione per il controllo del Corriere della Sera, attende di incontrare Silvio Berlusconi e chiedere il suo intervento.
Ma non so se l'incontro abbia avuto luogo.

Leggo che Emilio Gnutti, impegnato nella stessa operazione, dice a Ricucci di avere parlato con il presidente del Consiglio e di avergli detto che «ci deve dare una mano».
Ma non so se vi sia stato un colloquio e come abbia reagito il presidente del Consiglio.

Leggo che nell’operazione sarebbe coinvolto Alejandro Agag, genero dell'ex premier José Maria Aznar. Ma non so se l'affermazione risponda a verità.

Leggo che i contatti con Agag avverrebbero per il tramite di Ubaldo Livolsi, consigliere di Fininvest, la società della famiglia Berlusconi.
Ma non posso essere certo che Livolsi—che pure conferma clamorosamente oggi al Corriere il suo coinvolgimento nella vicenda—agisca per incarico del presidente del Consiglio.

Leggo di pranzi, cene, conversazioni notturne, persino di Flavio Briatore che vuole mediare fra Ricucci e il premier per la scalata alla Rcs, e provo il colpevole disagio di chi ascolta dietro una porta o guarda dal buco della serratura.

Ma vi sono altre parole e dichiarazioni su cui è possibile non avere dubbi.
So ad esempio che Berlusconi, in una pubblica occasione, ha dichiarato:
«È stata già esclusa nella maniera più assoluta una relazione tra quella che è l'operazione del signor Ricucci e il nostro gruppo, il mio gruppo.
Non c'è nulla.
Con l'operazione Rcs garantisco sul mio onore e sulla mia parola che non c'è alcun interesse da parte del mio gruppo».

Bene, questa sembra una dichiarazione precisa, rassicurante.
Ma nella stessa occasione il presidente del Consiglio ha difeso Ricucci e ha aggiunto:
«Ci poniamo anche noi un po' di domande, vedendo tutta quest'inaccettabile ostilità verso l'operazione. Se si rispettano le regole di mercato non si può scatenare una campagna contro qualcuno che agisce entro queste regole. (...)
I poteri forti mettono sotto accusa chi dà loro fastidio».
Ma questo è un giudizio sull’operazione e quindi, per certi aspetti, difficilmente compatibile con la estraneità e neutralità rivendicate dalla prima dichiarazione.

Una premessa.
Chi lavora per un giornale non ha il diritto di scegliere i suoi proprietari o di opporsi a un cambiamento di gestione.
Ma insieme a tutti i cittadini del suo Paese ha il diritto di sapere chi voglia impadronirsi di un giornale e quali siano i suoi soci.
Lo ha soprattutto quando il presidente del Consiglio è un imprenditore dell'informazione e tanti suoi amici sembrano coinvolti nella vicenda.
Non mi piace che il premier, per convincere gli italiani della sua estraneità, dica «il nostro gruppo, il mio gruppo ».

Non voglio essere tranquillizzato dall'uomo d'affari, una persona che, per raggiungere i suoi scopi, si sente spesso autorizzata a negare e a smentire.
Voglio essere tranquillizzato dal presidente del Consiglio.
Se questi, soprattutto quando ha un irrisolto conflitto d'interessi, vuole rassicurare i suoi connazionali, dispone di altri mezzi.
Può interpellare il presidente della Consob e chiedergli di vigilare sulla trasparenza dell'operazione.
Può pregare il presidente dell'Autorità per le comunicazioni di dargli un suo documentato parere.
Può e deve evitare generiche accuse contro i «poteri forti», vecchio argomento populista che potrebbe domani ritorcersi contro di lui.
Insomma è da lui che aspettiamo chiarezza e trasparenza.
08 agosto 2005, Corriere della Sera




pubblicazione: 09/08/2005
aggiornamento: 16/08/2005

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