Nell'appello finale il leader della Cdl cala l'asso: "Via la tassa sugli immobili"
CONCRETEZZA CONTRO CAMOMILLA di Paolo Guzzanti Giù l'asso, era l'Ici. Promessa gigantesca, boato atomico, è fatta. Da adesso, piaccia o non piaccia a Prodi, le ultime ore della campagna elettorale si giocheranno tutte su questo impegno: se Berlusconi torna a Palazzo Chigi, la tassa sulla prima abitazione, quella in cui la gente vive, mangia, nasce e muore, sarà rottamata. La tecnica del come e quando verrà dopo, come l'intendenza dei vecchi eserciti. Com'è andato il dibattito? L'avrete visto tutti, immagino. Un Prodi che faceva finta di essere una camomilla e che invece era nervosissimo e un Berlusconi che finalmente era se stesso, anche se non si è tolto il viziaccio di mitragliare numeri anche quando a noi sarebbe piaciuto un attacco ai sentimenti, alle viscere e alle speranze. Macché. È stato tutta concretezza, ha sorriso bene, disteso e stirato, non si è mai deconcentrato, ha mandato all'inferno quel falso curato che gli dava dell'ubriaco attaccato al lampione, una metafora da taverna. Lì Berlusconi ha gridato e ha fatto bene, perché ha difeso l'istituzione del Presidente del Consiglio, e non soltanto la sua persona. Domanda: ma allora non c'è stato nulla, ma proprio nulla che non ti sia piaciuto di Berlusconi? Risposta personale: per i miei gusti c'erano un po' troppi imprenditori, imprenditori giovani e vecchi, donne e meridionali, scuole per imprenditori eccetera. Il che va benissimo, ma in un Paese a tessuto cattocomunista la gente è stata avvezzata a considerare chi crea ricchezza come un bieco padrone contro cui scioperare. Berlusconi ha parlato di riforme liberali e quell'altro, Prodi, ha parlato di banalità sembrava un discorso elettorale degli anni Settanta con il suo problema del Mezzogiorno (che mai è stato preso così di petto come durante l'ultimo governo), il problema dell'evasione fiscale (che c'è sempre stata e che con il governo Berlusconi è diminuita), e poi le donne che sono poche e tutto il solito bla-bla-bla di sempre. Prodi è stato inchiodato sulla storia dell'appartamentino di ottanta metri quadrati tirato fuori davanti a Lucia Annunziata ed è stato buttato fuori campo dall'annuncio dell'abolizione dell'Ici. Un discorso a parte va fatto, per le prossime edizioni, sui giornalisti che fanno le domande. Per carità, poveretti. Ma che diamine! Ma l'hanno mai visto il ruolo dei giornalisti durante il dibattito per la Casa Bianca? E Sorgi non ha fatto altro che portare gentilmente la pallina sotto rete a Prodi affinché quello facesse lo sforzo di provare uno smash e lo ha fatto con senso del dovere unionista, un po' come il direttore del Messaggero ci ha voluto ammannire il suo pistolotto sulla campagna elettorale dai toni troppo accesi, come se ci trovassimo di fronte ad un fatto anomalo e indesiderato: nelle democrazie, stabilite le regole del gioco, gli elettori che sono chiamati a scegliere chi li governerà vogliono vedere anche il sangue della politica, anche i calci negli stinchi, e francamente anche queste ribollite di buonismo ci sembrano stucchevoli. Ma sì, diciamolo con cuore aperto: Berlusconi ha vinto. La volta scorsa si era deconcentrato alla fine, era stanco forse, ma ieri sera era un leone come comunicatore e giocava sia di dritto che di rovescio, ironia aggressiva e numeri, mentre il falso curato non faceva che somministrare estreme unzioni, suonare campane a morto e contemporaneamente invocare la propria resurrezione: una minestra quaresimale, mancavano solo le candele, mentre dall'altra parte erano fuochi artificiali alla festa della concretezza. Speriamo che i dubbiosi e gli indecisi l'abbiano capito: se non andranno a votare, la festa della libertà potrebbe finire e arriverebbero i catafalchi. (da www. il giornale.it p.guzzanti@mclink.it )
PER TUTTO IL DIBATTITO HA DATO L'IMPRESSIONE DI DOVER INSEGUIR, glissando su alcune domande e sforando spesso i tempi. Solo alla fine Berlusconi ha tentato di ribaltare la situazione, giocando la carta a sorpresa: "Aboliremo l'Ici sulla prima casa". La seconda sfida tv è stata decisamente più vivace della prima e non è mancato neppure il colpo di scena finale.
Berlusconi è nervoso, prova a dare sulla voce. Il moderatore Bruno Vespa lo richiama. Lui insiste. Gli scappa un "Che balle!" mentre parla Romano Prodi. Il Professore gli chiede di rispettare le regole. Ma il Cavaliere va avanti per la sua strada. A molte domande non risponde, o risponde nella tornata successiva. Riparte invece all'attacco sui temi che gli sono più cari. "Il buco di bilancio ereditato dalla sinistra". "I comunisti al governo". "Il candidato premier di facciata". Dall'altra parte Prodi insiste nel richiamare il capo del governo alle sue responsabilità, e a non comportarsi "come il candidato dell'opposizione".
I temi, proposti da Marcello Sorgi e Roberto Napoletano, sono quelli attesi: tasse, coppie di fatto, conti pubblici, Mezzogiorno. Come nella prima edizione, latita invece la politica internazionale, con una sola domanda sull'Iraq, proprio in extremis.
Il momento più acceso è quando si parla di economia. Il leader dell'Unione cita Bernard Shaw e contesta al premier di "fare come l'ubriaco che si attacca ai numeri come al lampione". Il suo avversario se la prende, interrompe, attacca anche Vespa: "Lei è moderatore, lo moderi". Poi replica al Professore: "Prodi è come l'utile idiota", uomo di facciata e strumento nelle mani di comunisti ed excomunisti.
La prima domanda parta dall'attualità più stringente e drammatica, con la tragica morte di Tommaso Onofri. Berlusconi attacca Rutelli, Prodi parla di giustizia più rapida. Entrambi escludono tassativamente l'ipotesi della pena di morte.
Poi si entra nel vivo: Napoletano chiede ad entrambi se non intendono scusarsi per le intemperanze dei giorni precedenti: il Professore con tono bonario ammette che forse sarebbe stato più saggio accogliere il consiglio delle loro signore e usare toni pacati, il premier insiste invece nel descriversi come vittima delle aggressioni del centrosinistra, nelle quali annovera anche il Caimano di Nanni Moretti, "un film orrendo".
Una contrapposizione di stati d'animo che si ripeterà anche nel proseguio, con Prodi quasi sempre sorridente e Berlusconi molto tirato. Il leader dell'Unione lo incalza, facendogli notare che il premier parla sempre al futuro, come se in questi cinque anni fosse stato all'opposizione. Poi però perde la pazienza quando il presidente del Consiglio torna a parlare del presunto buco lasciato dal centrosinistra nel bilancio.
I giornalisti incalzano, e chiedono ai due candidati come pensano di finanziare i tanti interventi promessi. Anche qui Prodi sembra avere un passo più deciso e, seppure in termini piuttosto vaghi, parla di lotta all'evasione fiscale e di controllo della spesa pubblica per sostenere la riduzione del costo del lavoro "in grado di portare 5 o 600 euro in più all'anno nelle tasche di ogni lavoratore". Berlusconi appare più reticente, e quando il Professore lo incalza si limita a un battuta: "L'ho già spiegato tante volte, se poi ha tempo in privato lo rispiego anche a lei".
Il leit motiv di Berlusconi è l'attacco sulla composizione disomogenea dell'Unione e ironizza su una ipotetica riunione con "Luxuria che distribuisce spinelli, Caruso con il passamontagna, Pannella con lo striscione 'Vaticano talebano' e Diliberto con la bandiera di Cuba". Prodi contraccambia ricordando il caso Calderoli e ricorda che il suo programma "è stato firmato da tutti i leader di partito, che sono persone d'onore".
Alla fine, dopo un lungo snocciolare di cifre e percentuali su politiche fiscali, scuola, occupazione e politiche per il Mezzogiorno, arriva il momento dell'appello finale. Prodi parla per primo. Punta tutto sul bisogno di superare le divisioni "tra ricchi e poveri, tra giovani e vecchi, settentrionali e meridionali, impiegati e disoccupati" e sulla necessità di far ripartire l'Italia "con giustizia e armonia sociale".
Berlusconi sceglie invece di usare ancora una volta i due minuti e mezzo delle conclusioni sulla difensiva ed elenca tre motivi per i quali non bisogna assolutamente votare per la sinistra. Il colpo di scena arriva proprio quando sul cronometro scorrono gli ultimi secondi utili. Il premier assume la posa da spot, un tono più recitato, fissa la camera e punta l'indice verso l'obiettivo. Poi assesta il colpo che in pochi secondi è in grado di ribaltare l'esito di 90 minuti di dibattito: "La sinistra - dice Berlusconi - aumenterà le rendite catastali: per noi invece la prima casa è sacra e per questo aboliremo l'Ici sulla prima casa".
(da www.repubblica.it del 4 aprile 2006)
|