Trespidi e Dosi chiamano a raccolta i sindaci.
C'è un freno istituzionale all'ipotesi di un referendum che permetta ai piacentini di scegliere a quale Provincia aderire. Per due motivi. Il primo è che il decreto, di cui si aspetta di conoscere a giorni i contenuti e i criteri precisi, sembra blindato sul fatto che, come dichiarato ieri a Libertà dal presidente di Confindustria Piacenza, Emilio Bolzoni, le province si debbano accorpare a quelle limitrofe, ma all'interno delle stesse regioni. Segnando così il destino di Piacenza unita a Parma. Secondo. Prima di darsi alla fuga verso altre realtà (Cremona? Lodi? Genova? Un maxi distretto interprovinciale? In questi giorni, il dibattito si è arricchito di tantissimi contributi) si deve salvare la Provincia. Tentando il tutto e per tutto.
È questa la linea annunciata dal presidente della Provincia, Massimo Trespidi, e dal sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, al termine di un lungo incontro, ieri pomeriggio. A chi invitava a fare le barricate, insomma, i due rispondono "Sì", lanciando la proposta di una grande adunata, quasi una missione, prevista per la prossima settimana (la data dovrebbe essere ufficializzata in queste ore), con sindaci, rappresentanti delle associazioni di categoria e forze sociali.
«Preferisco non intervenire in modo personale - dice il primo cittadino da palazzo Mercanti - mi auguro che ci sia una riflessione collettiva, che sappia andare oltre alle opinioni personali. Dobbiamo riportare la questione al tema principale: quello della sopravvivenza della Provincia. Per me, al momento, il referendum non è realisticamente all'ordine del giorno, non confondiamo i piani. Questo dibattito mi sembra molto legato a prese di posizioni personali, più orientate quasi a fare notizia che a risolvere i problemi». «Il tema - ribadisce - è la sopravvivenza delle Province, e su questo dobbiamo restare uniti. Credo, quindi, che sia necessario un coordinamento tra tutte le istituzioni del territorio. Raggiungiamo una posizione unanime, con il coordinamento della Provincia».
Ma i Comuni, dopo l'annunciata accelerata del Governo, saranno pronti ad assorbire alcune funzioni provinciali? «Se ne parla da due anni - dice Dosi -, non c'è nulla di certo. Di certo, esiste un evidente paradosso: i Comuni sono stati svuotati di risorse, ma riempiti progressivamente di funzioni. La prospettiva è quella che, scomparendo le Province, crescano ancora le funzioni in capo ai Comuni. Abbiamo vincoli pesanti, penso soprattutto alle assunzioni di personale».
Dall'assemblea della prossima settimana, uscirà un documento unitario. Basterà? «La concretezza di un coinvolgimento di questo tipo potrebbe essere anche solida a livello di immagine, ma fragile a livello di sostanza. Si tratterà di capire se i parlamentari piacentini possono portare le nostre richieste ai livelli superiori» conclude Dosi. Che sottolinea che sarebbe una scelta più razionale togliere tutte le Province, piuttosto che generare caos con gli accorpamenti. «Il tema non è il referendum, ma lottare per mantenere la Provincia nella sua integrità e nella sua autonomia» ribadisce il presidente Trespidi. «Chiediamo che l'ente sia salvaguardato per la sua storicità e il suo merito amministrativo. O le Province vengono tutte abolite o, se si prosegue su questa linea, daremo battaglia». Elisa Malacalza LIBERTA' 12/07/2012
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