Poco competitivi con l'estero, con una crescita del Pil in costante rallentamento e con una situazione delle finanze pubbliche a dir poco difficile. Ma con un sistema bancario che ha migliorato la propria redditività ed il proprio grado di internazionalizzazione, ha incrementato i propri mezzi patrimoniali e ha continuato a fornire sostegno alle aziende, sia a quelle più grandi che a quelle medio-piccole. E' questo il quadro dell'economia italiana che emerge dall'incontro di studio tenutosi ieri nella filiale piacentina della Banca d'Italia, che prendeva le mosse dalla recente relazione annuale del Governatore della Banca d'Italia per il 2004. Ne hanno parlato - dopo l'introduzione del direttore della filiale di Piacenza, Gioacchino Schembri - due figure di primissimo piano della nostra banca centrale: Giuseppe Parigi (della direzione settore reale - servizio studi) e Claudio Clemente (capo del servizio vigilanza enti creditizi). La loro analisi è stata poi “emilianizzata” e “piacentinizzata” negli interventi di Giuseppe Parenti (presidente della Camera di Commercio), Enrico Ciciotti (preside della facoltà di Economia dell'Università Cattolica) e Maria Luisa Di Battista (ordinaria di Economia degli intermediari finanziari alla Cattolica). Di fronte ai relatori una platea istituzionale, ma anche i vertici del sistema bancario piacentino, esponenti del mondo produttivo locale e dell'associazionismo. «La competitività nei confronti dell'estero si conferma come il punto di maggiore debolezza della nostra economia - ha ribadito Giuseppe Parigi - tra il 2000 e il 2004 lo sviluppo della domanda mondiale di beni è stata del venti per cento, ma l'Italia non ha saputo approfittarne. Le nostre vendite all'estero nel 2004 sono risultate infatti inferiori a quelle del 2000». Claudio Clemente ha scacciato il “fantasma” - recentemente evocato - dell'ingresso straniero nel sistema bancario italiano («il saldo tra banche estere in Italia e banche italiane all'estero - ha detto - è oggi pari, in entrambi i casi si aggira attorno all'8 per cento») ed ha sottolineato come «la concentrazione delle strutture bancarie non abbia ridotto il livello della concorrenza in termini di innovazione, diversificazione dei prodotti e dei canali distributivi, riduzione dei costi unitari». Di una «situazione emiliana nettamente migliore di quella nazionale, per quanto riguarda ad esempio l'export ed il Pil» ha riferito nel suo intervento il professor Enrico Ciciotti, precisando però che «questa non è certo una notizia trionfalistica per una regione, l'Emilia, che era una delle più forti d'Italia. Maria Luisa Di Battista ha concentrato il suo intervento sulle banche, mettendo in evidenza gli «aspetti positivi ed i grandi miglioramenti dei risultati economici ottenuti negli ultimi anni, ma anche le ombre che ancora rimangono - ha detto - in particolare nel rapporto tra banche e imprese». Il “problema competitività” è stato al centro dell'intervento di Giuseppe Parenti. «E' sempre più difficile fare impresa in un'Italia» ha osservato il presidente della Camera di Commercio, secondo il quale è importante che «il sistema bancario nazionale sia competitivo per mettere le nostre imprese nelle stesse condizioni di quelle degli altri Paesi europei. E invece - ha aggiunto - dal '96 al 2004 il costo dei servizi bancari in Italia è aumentato del 70 per cento, contro una media europea che è del 27/28 per cento. Piacenza vive una situazione di imprese abbastanza patrimonializzate, ma abbiamo pochi “impieghi” rispetto ai “depositi”, siamo ottimi risparmiatori, ma forse dovremmo investire di più per produrre ricchezza sul nostro territorio». Giorgio Lambri giorgio.lambri@liberta.it
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