Andrea Bianchi, 65 anni, direttore generale dell'Ausl di Piacenza, dopo 6 anni di incarico si è dimesso.
Un annuncio che arriva - a sorpresa - quando ancora mancavano 12 mesi e 28 giorni alla naturale estinzione del mandato.
Ieri pomeriggio Bianchi ha comunicato la sua decisione al Collegio di direzione. Il giorno precedente, mercoledì, la stessa volontà era stata manifestata dal direttore generale al presidente della Regione Emilia Romagna.
All'origine della decisione - che avrà decorrenza dal primo gennaio - «ragioni personali, che non fatico a spiegare», avverte il diretto interessato, senza che intervengano «dietrologie o congetture». Guido Pedrazzini, attuale direttore sanitario, dal primo gennaio sarà direttore generale "pro tempore".
Dottor Bianchi, perchè oggi le dimissioni? «Non è stata, la mia, una decisione, poco meditata, ma maturata nel tempo, con una serie di motivazioni, alcune di tipo anche personale, che non ho difficoltà a spiegare. Una prima considerazione, di tipo esistenziale: ho compiuto 65 anni. Sono quattro quinti della mia vita possibile, da cui discende una riflessione sugli impegni da svolgere, sul tempo che si dedica alla famiglia, ai propri interessi. L'altra considerazione è che sì, questo è un lavoro di cui sono ancora innamorato. Ma è anche un lavoro molto stressante. Non voglio certo stare con le mani in mano quando avrò finito di fare il direttore generale, ma ho l'aspirazione ad una qualità della vita e ad una diminuzione dello stress. Valuterò alcuni contatti in corso, sempre in termini di un lavoro meno impegnativo. In campo sanitario, sì. ».
Lascia, dottor Bianchi, in una fase particolarmente delicata per il sistema sanitario territoriale. «Il sistema Italia intero, la Regione, la Sanità, saranno chiamati a sfide molto importanti. Personalmente, ritengo che questo percorso, che sarà anche non facile, forse lo potrà interpretare un direttore che ha davanti a sè una prospettiva di incarico più ampia della mia. Tra un anno avrei smesso comunque. Tutte queste considerazioni le medito dall'inizio dell'anno. Dimettermi alla fine di dicembre ha anche il senso di chiudere un'annata, in un momento in cui in altre aziende dell'Emilia Romagna ci sono degli avvicendamenti».
Le sue dimissioni rischiano di avere ripercussioni sui progetti in corso, l'ospedale di Fiorenzuola in primis? «Le mie dimissioni non saranno un'interruzione della progettualità dell'Azienda. Su Fiorenzuola in specifico è stata mia preoccupazione quella di completare tutte le decisioni coerenti con gli impegni assunti davanti alla comunità. Sono contento di lasciare con il cantiere della Radiologia avviato, con il cantiere della demolizione il cui contratto è stato firmato nelle ultime ore, per cui nei prossimi giorni saranno consegnati i lavori. Partirà anche la gara per la ricostruzione, le domande dovranno arrivare entro il 18 dicembre. Questi passaggi testimoniano che il treno è lanciato in maniera irreversibile. E tutte le funzioni preesistenti potranno essere nuovamente accolte».
Sul tema della riorganizzazione della sanità territoriale, avverte elementi di criticità? «Non credo che la questione sia in questi termini. La Regione Emilia-Romagna svilupperà un suo programma di riorganizzazione della rete ospedaliera e anche territoriale così come stanno facendo tutte le regioni italiane. E' chiaro che questa programmazione è in capo alla Regione e all'assessorato, ed il nuovo direttore si confronterà con queste linee di indirizzo. Lascio un'azienda che ha raggiunto il pareggio civilistico negli ultimi due anni, dopo il disavanzo di partenza nel 2002. Questo è avvenuto senza riduzione di servizi, anzi con costanti sviluppi di investimenti».
Dunque, lascia un'azienda in buona salute? «Un'azienda che ha fatto un buon percorso, io credo. Ma non si può sottovalutare il quadro che aspetta, Italia e Regioni. Finchè il Paese non uscirà dalla crisi dovremo confrontarci con finanziamenti ben diversi da quelli tra gli anni Novanta fino al 2008. La riorganizzazione? Immagino che la Regione uscirà con un suo progetto di riordino, che riguarda tutti. Se ci saranno accorpamenti tra le aziende? Non ho elementi per affermarlo. Le logiche che stanno perseguendo tutte le regioni è di raggiungere maggiori livelli di efficienza nell'uso delle risorse che ci sono. Se le risorse non aumentano o calano, promuovere maggiore efficienza diventa imperativo categorico. Avendo la convinzione che si possono ottenere buoni risultati anche attraverso processi di razionalizzazione onde evitare i processi di razionamento».
Simona Segalini da LIBERTA' del 28/11/2014
|