Vota solo il 54,39 %
Paolo Dosi è il nuovo sindaco di Piacenza.
Lo hanno votato 23.710 cittadini consentendogli di ottenere il 57,7% contro il 42,2% di Andrea Paparo (17.331 preferenze).
Ma un dato prima di tutti gli altri ha caratterizzato le elezioni, l'astensionismo.
Già era stato record due settimane fa, al primo turno, segnando un +13% rispetto alle comunali del 2007: 65% (50.492 votanti) contro 77,9% (59mila).
Ieri e domenica alle urne si sono recati ancora in meno: 41.979, pari al 54,39% che significa 8.500 elettori persi tra le due tornate (-11%). Quasi un piacentino su due non è andato ai seggi.
Impietoso il confronto con il ballottaggio di cinque anni fa fra Roberto Reggi e Dario Squeri, quando si recò a votare il 18% in più (è bene peraltro ricordare che gli elettori erano 79.550 contro i 77.127 del 2012). Pure in quell'occasione tra primo e secondo turno - come è fisiologico che avvenga - aumentò l'astensione, ma solo di 5,6 punti (dal 77,9% al 72,3%: in valori assoluti si scese da 59mila a 57.500), ben inferiori agli 11 registrati questa volta.
Astensionismo che, si dicono convinti nel centrodestra, ha penalizzato più Paparo che Dosi.
Sta di fatto che i 16 punti di distacco che hanno diviso al primo turno i due contendenti (il candidato del centrosinistra aveva ottenuto il 47%, quello di Pdl, Piacenza Viva e Sveglia il 31%) sono rimasti inalterati nella sostanza. La rimonta che molti ipotizzavano facendo affidamento su una comunicazione rivolta direttamente agli elettori e anche dopo l'indicazione di voto per Paparo arrivata dal portacolori della Lega Massimo Polledri (6,2% due settimane fa) non si è verificata.
Al ballottaggio Dosi ha ottenuto, si diceva, 23.710 preferenze, quasi mille in più delle 22.878 del primo turno. Paparo 17.331, mentre due settimane fa furono 15mila.
La forbice, che era di 7.800 voti, si è, sì, ridotta a 6.400, e tuttavia i numeri sono rimasti per entrambi i contendenti piuttosto stabili.
A cambiare sono state le proporzioni, in ragione del fatto che è calato il numero dei votanti e che stavolta in campo c'erano solo i due sfidanti.
Significativamente diverso l'andamento cinque anni fa.
Al primo turno Reggi (centrosinistra) raggiunse il 47,8%, contro il 44,3% di Squeri (centrodestra comprensivo di Lega e Udc), con una differenza di 2.525 voti. Al secondo turno, nonostante il calo di votanti (-4.515), la forbice si ampiò di molto fino a raggiungere quota 6.266 preferenze. Reggi passò da 29.003 voti a 31.475, mentre Squeri calò da 26.478 a 25.009. In percentuale: 55,7% il vincitore, 44,3% lo sconfitto.
Prima di ieri era stato quello il divario più ampio mai registrato a Piacenza nei ballottaggi per il sindaco dal ‘94, da quando cioè si vota con il sistema a doppio turno. Dosi ha il merito di avere battuto il record di Reggi (secondo mandato) portando la forbice a 16 punti. Un risultato da picco storico per il centrosinistra piacentino a cui ha sicuramente giovato non solo il giudizio positivo sull'operato delle ultime due amministrazioni, ma anche la coesione con la quale si è presentato alle urne sin dal primo turno.
Paparo, di converso, ha sicuramente pagato la mancata unità del centrodestra. Dal Pdl, soprattutto, sono stati lanciati ripetuti appelli per una coesione da ritrovare nonostante le divisioni a livello di politica nazionale. Miseramente caduti nel vuoto.
Con il risultato che in campo al primo turno, a fronteggiarsi gli uni contro gli altri, c'erano due assessori della giunta provinciale in carica, guidata dal centrodestra, ossia lo stesso Andrea Paparo (Pdl) e Pierpaolo Gallini (Udc), più l'onorevole Polledri, esponente di punta della Lega piacentina che è l'altra colonna su cui si regge la coalizione di via Garibaldi. Condizioni sfavorevoli in partenza per Paparo, con l'aggiunta di un clima non confortante per il centrodestra nazionale dopo la deludente esperienza del governo Berlusconi.
«Ci ho messo la faccia con coraggio», ha ripetuto in campagna elettorale il candidato sconfitto. Al quale, peraltro, sin dall'inizio della sua avventura non sarà sfuggita l'opportunità, comunque andasse la partita elettorale, di potersi accreditare alla leadership futura del centrodestra piacentino.
Gustavo Roccella LIBERTA' 22/05/2012
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