Una verifica procedurale, ma dal sapore anche molto politico, per capire se ci sono le condizioni per revocare il consiglio di amministrazione dell'Asp "Città di Piacenza".
E' con questa finalità che per venerdì prossimo il sindaco Paolo Dosi ha convocato l'assemblea dei soci dell'Azienda dei servizi alla persona il cui presidente, Leonardo Mazzoli, è finito nel mirino dopo la nomina, il 26 giugno scorso, di Giorgio Prati alla direzione dell'ente che sovrintende agli ex Ospizi Civili e al pensionato Vittorio Emanuele.
Dell'assemblea fanno parte il Comune, che dell'Asp ha il 94%, e la Provincia che ha la quota residua (c'è un 1% della Diocesi che è però "congelato" per una querelle che si trascina dalla nascita delle Aziende dei servizi alla persona che hanno assorbito le vecchie Ipab).
Ieri in consiglio comunale il sindaco ha parlato dell'Asp nelle comunicazioni iniziali, ma solo per smentire che la legge di riforma appena varata dalla Regione abbia l'automatico effetto di portare all'accorpamento delle due Asp piacentine: «L'approvazione della nuova legge non prelude all'unificazione che dovrebbe valere soltanto per le aziende che svolgono servizi di assistenza, mentre da noi c'è l'Asp "Collegio Morigi-De Cesaris" che si occupa di diritto allo studio (offre opportunità di accoglienza agli studenti) e ha anche una situazione economico molto differente dall'altra. Dunque il nostro orientamento è di tenerle su due strade separate».
Ciò chiarito, è stato a margine della seduta consiliare che Dosi ha confermato la convocazione, venerdì prossimo, dei soci della "Città di Piacenza", per un'assemblea, l'ha definita, «propedeutica ad avviare un percorso di revoca». Anzitutto, ha osservato il sindaco, ci sono da accogliere le dimissioni dal cda di Adriana Bertoni, annunciate a fine giugno in polemica con la nomina di Prati per ragioni procedurali e per dubbi sui requisiti del prescelto, così aveva spiegato l'interessata.
Ma quello che si apre venerdì, è poi entrato maggiormente nel merito, è «un percorso formale per proporre la revoca» del presidente Mazzoli con «motivazioni che devono essere sottoposte all'assemblea». Quali motivazioni? «Il mancato adeguamento alle richieste della proprietà rispetto alla procedura di nomina del direttore e agli indirizzi politici impartiti».
Dosi, dunque, si appresta a dare il benservito a Mazzoli, come del resto una parte del Pd aveva caldeggiato all'indomani della contestata nomina di Prati, basti pensare all'interrogazione al vetriolo contro il presidente subito presentata da Stefano Perrucci in consiglio comunale.
Ma che ci riesca è tutto ancora da vedere. A dare man forte al presidente, per giunta piuttosto fresco di riconferma da parte del sindaco a cui vanno ascritte due delle tre nomine del cda (Mazzoli e Bertoni, mentre il terzo componente, la vicepresidente Bonini, è in quota al centrodestra che governa la Provincia), ci sarebbero aspetti procedurali di varia natura. Una revoca richiede solide motivazioni e la supposta inottemperanza degli indirizzi politici forniti dalla proprietà cozzerebbe sia con la mancanza di uno specifico documento sia con l'approvazione del bilancio previsionale 2013 dell'Asp da parte dell'assemblea, sindaco compreso. Quanto alla nomina del direttore, non è ancora dimostrato che presenti vizi di forma sufficienti: sul punto, oltretutto, il cda godrebbe di completa autonomia.
Da considerare c'è poi un altro aspetto non di poco conto: per deliberazioni non ordinarie come quelle occorre una maggioranza qualificata del 95% che il Comune da solo non ha. Servirebbe dunque la sponda della Provincia. Ma che il presidente Trespidi si presti è tutto da vedere. Certo i contatti tra Palazzo Mercanti e via Garibaldi risultano essere stati intensi in questi giorni. Ma sul loro esito per ora nessuno si sente di scommettere. Gustavo Roccella LIBERTA' 27/07/2013
|