Siglata la fusione tra Agac Reggio, Amps Parma e Tesa Piacenza.
di Gustavo Roccella, Libertà del 25/2/2005
Di quasi un milione il bacino di utenti .Tre società territoriali
Essere il più possibile competitivi sul mercato dell'energia per ottimizzare i servizi resi al cittadino. Questa la parola d'ordine di Enìa che, come ha spiegato il presidenteAndrea Allodi, ha tra i suoi principali obiettivi quello di «essere straordinari nei servizi da erogare» ed «eccellenti nei rapporti con il consumatore». I clienti È di quasi 1 milione di persone il bacino di utenza dei tre territori, Reggio Emilia, Parma Piacenza, che vanno ad aggregare le rispettive aziende multiutility, ben 108 i Comuni ricompresi. Una sot al posto di Tesa Agac Reggio, Amps Parma e Tesa Piacenza, formalmente scompaiono dal 1° marzo prossimo, data di entrata in funzione di Enìa. Saranno sostituite da tre Sot, Società operative territoriali, che manterranno il radicamento nella realtà di riferimento, come ha sottolineato il sindaco Roberto Reggi alla presentazione di ieri a Parma: «I nostri cittadini non vedranno differenze nei loro referenti abituali perché abbiamo fortemente voluto dare continuità al rapporto col territorio». Le tre Sot conserveranno probabilmente i nomi di Tesa, Agac e Amps, anche se magari solo provvisoriamente. Saranno create però nei prossimi mesi, prima dell'estate; nel frattempo le strutture operative faranno capo direttamente alla sede direzionale di Enìa che sta a Parma. Sedi e struttura La struttura organizzativa di Enìa, già presentata e approvata dai Comuni soci (ben 74), prevede, si diceva, una holding con sede a Parma, cui faranno capo le attività strategiche, di sviluppo, coordinamento e controllo dislocate sul territorio delle tre province. A Reggio Emilia avranno sede la divisione “reti-ambiente”, mentre a Piacenza avrà sede la divisione progettazione e gestione impianti. Tre società, al 100% di proprietà pubblica, manterranno, invece, la proprietà delle reti del ciclo idrico detenute sino a ieri da Agac, Amps e Tesa. Il giro d'affari Enìa costituisce il secondo operatore italiano per territorio servito: 108 Comuni per oltre 990.000 abitanti. La ecoutility emiliana conta più di 2.200 dipendenti, un fatturato per il 2004 di oltre 880 milioni di euro e un margine operativo netto di 64 milioni di euro (7,3%).
Allodi: meglio un inceneritore per tre. «Solo vantaggi farlo a Piacenza, ma la politica ce lo vieta. Per ora»
Parma - Il tema è di quelli spigolosi ed è emerso con una certa chiarezza alla conferenza stampa di ieri di presentazione di Enìa. Quando il padrone di casa Andrea Allodi, presidente del nuovo polo emiliano dei servizi energetico ambientali, ha definito «una piccola sciagura» il fatto che i piani provinciali sui rifiuti di Reggio, Parma e Piacenza prevedano l'autonomia gestionale di ciascuno dei tre territori per quanto concerne lo smaltimento rifiuti, la cosa non è passata inosservata. E le domande della sala-stampa si sono fatte incalzanti. Allodi la vede così: avere tre inceneritori di rifiuti, uno per provincia, significa che «i costi che l'azienda deve sostenere sono maggiori teoricamente» di quelli per «realizzare un unico grande termovalorizzatore» che serva l'intero bacino di Enìa. A maggior ragione questo vale se si pensa che oggi, nel territorio di riferimento, un inceneritore nuovo di zecca e in perfetto stato di funzionamento c'è ed è quello di Piacenza, e l'investimento necessario per renderlo capace di smaltire i rifiuti delle tre province sarebbe «la metà che partendo da zero a farne uno nuovo a Parma» dove ancora manca (Reggio ce l'ha ma è vecchio e malconcio per cui ne è stato messo in cantiere un altro). «Inutile che ci nascondiamo, far aumentare le linee dell'impianto di Piacenza», questa «la scelta che sarebbe economicamente ed ecologicamente più corretta», ha fatto presente Allodi. Una soluzione che, però «non esiste, non è pensabile, perché la realtà politica oggi non lo permette», ha considerato il presidente. Aggiungendo: «Purtroppo». E ancora: «È una delle difficoltà che dobbiamo ammettere». Una difficoltà che non hanno, invece, a Brescia, ha annotato Allodi, dove Asm ha realizzato un inceneritore grande come quello che occorrerebbe per le nostre tre province. Ma perché a Brescia hanno potuto farlo? Perché «i vincoli» che ci sono da noi, lì «non valgono, è un'altra realtà, dove ci sono abitudini diverse». Il problema, allora, sono i vincoli di natura politica. A Reggio, Parma e Piacenza il livello politico non transige: ogni provincia sia autonoma nello smaltimento dei propri rifiuti; i piani provinciali, cui spetta la programmazione in materia, non consentono deroghe. Una direttiva cui Allodi si deve inchinare. Pur pensandola diversamente: «Enìa non si sostituirà al ruolo degli amministratori locali, noi siamo dei gestori. Se ci chiedono un parere lo mettiamo a disposizione delle amministrazioni, ma certamente non vogliamo che con la nuova società si scavalchino le programmazioni territoriali, anche se queste, da un certo punto di vista, sono superate». Il presidente ha preso a esempio il ciclo idrico: governarlo su base provinciale come accade oggi con gli Ato, gli Ambiti territoriali ottimali, rischia di rivelarsi inadeguato, «dovrebbe esserci una logica territoriale più vasta». Ma è la direzione in cui ci si sta muovendo: «Quello di oggi è un passo verso una realtà che si sta modificando, può darsi che in futuro questo Ato diventino sovraprovinciali». Ma come giudica questi ragionamenti il chiamato in causa “livello politico”, che, in carne e ossa, risponde al nome, ad esempio, di un sindaco come Roberto Reggi: «Il livello politico prevede una sorta di autosufficienza provinciale per lo smaltimento, al momento non è previsto nessun tipo di importazione di rifiuti da fuori». E il sindaco di Piacenza si dice «d'accordo con questa impostazione» anche se, riconosce, «certamente ora si può ragionare tenendo conto anche di contributi e valutazioni differenti».
«L'inceneritore unico non è in discussione» Ramonda: d'accordo con Allodi. Ma Fi: saremo pattumiera emiliana?
Dal 1° marzo anche Guido Ramonda presidente di Tesa dovrà lasciare la carica e cedere il passo al nuovo vertice direzionale insediato a Parma. «Credo che Tesa, nelle sue varie fasi, abbia rappresentato qualcosa di positivo per la città, ma oggi l'aggregazione con altre realtà vicine va nella direzione di aumentare questa positività. Di questo sono convinto, tanto che per Enìa mi sono speso molto in questo anno e mezzo di trattative». Ma Ramonda, che da un paio di mesi è diventato presidente di Tecnoborgo, la società che gestisce l'inceneritore di Piacenza e che è passata in dote a Enìa che ne detiene la quota di maggioranza, è anche uno dei più potenzialmente interessati alla prima polemica nata nella culla di Enìa. Riguarda proprio l'inceneritore, visto che al battesimo a Parma della nuova società, il presidente Andrea Allodi ha fatto sapere che la soluzione migliore sia dal punto economico sia ambientale sarebbe un unico impianto per bruciare i rifiuti delle tre province. Allodi vedrebbe bene un potenziamento ad hoc di quello di Piacenza, visto che Reggio e Parma devono realizzare ex novo il proprio, ma «putroppo» non si può fare, ha annotato, perché c'è il divieto «politico» delle programmazioni provinciali sullo smaltimento che prevedono un termovalorizzatore in ogni territorio. Dichiarazioni che stanno agitando il mondo politico locale.
Forza Italia si è fatta sentire per protestare sia con il capogruppo in Comune, Massimo Trespidi («Il rischio che avevamo paventato di vedere affluire a Piacenza tutti i rifiuti del nuovo polo era fondato, come si fa a parlare di compatibilità ambientali di fronte a un aumento delle emissioni in atmosfera e del carico di traffico legato al trasporto dei camion di immondizia da Parma e Reggio») sia con il consigliere comunale Filiberto Putzu («Vogliono farci diventare la pattumiera dell'Emilia, ma non si potrà farlo senza chiedere il parere dei cittadini, non può essere una scelta lasciata ai partiti»).
Guido Ramonda condivide il ragionamento di Allodi, anche se lo giudica puramente accademico: «Dal punto di vista economico-industriale sarebbe conveniente avere un unico impianto, non c'è dubbio, ma anche da quello ambientale (si pensi che sarebbe più piccolo di quelli di Brescia e di Milano). Non c'è nulla di scandaloso ad affermarlo. E tuttavia Enìa non potrà prevaricare le programmazioni territoriali, lo ha chiarito lo stesso Allodi: Enia dovrà attenersi alle decisioni di chi ha la responsabilità politica. La scelta di ogni provincia è l'autosufficiente gestione dei rifiuti, a noi va benissimo così, tant'è che nel piano industriale, approvato e sottoposto a tutti i consigli comunali, c'è la realizzazione di termovalorizzatori a Parma e Reggio». (estratto da Libertà del 26/2/2005)
Enìa, il primo vagito sa di fregatura. A Parma battesimo per la nuova multiutility emiliana. E già si inizia a parlare di bruciare i rifiuti solo a Piacenza. (titolo di prima pagina de La Cronaca del 25/2/2005)
Andrea Allodi, indicato come presidente del consiglio di amministrazione, vorrebbe la terza linea per Piacenza : " Ma ci sono vincoli politici". "Per ora - afferma il sindaco di Piacenza Roberto Reggi- continuo ad essere a favore del vincolo che vieta l'importazione di rifiuti" Per forza e per politica, appunto, Reggi deve dire "per ora", solo pochi giorni fa (in occasione dell'autorizzazione provinciale ad aumentare la produzione di Tecnoborgo) aveva ribadito che il suo programma elettorale escludeva chiaramente la terza linea per il termovalorizzatore di Borgoforte. (Elena salini, La Cronaca del 25/2/2005)
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