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Aree militari: pericoli all'orizzonte
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di UMBERTO FANTIGROSSI
Se in consiglio comunale siedono, in posti chiave e dalla parte della maggioranza di centro sinistra, degli architetti che palesemente stanno dalla parte dei costruttori (ad esempio sostenendo che sarebbe una "rapina" per i proprietari mettere nel piano regolatore più verde e meno cemento) non si può che essere preoccupati della piega che può prendere la vicenda delle vastissime aree fino ad oggi salvaguardate dalla speculazione dalla loro destinazione militare.
L'annuncio che con questo governo l'antica partita delle dismissioni potrebbe andare in porto ha già visto la mobilitazione di alcuni grossi gruppi della cooperazione, che con incarichi prestigiosi e convegni di contorno hanno mosso le prime pedine, candidandosi a gestire l'operazione.
Tutto legittimo se dalla parte degli amministratori ci fosse una chiara strategia di coniugare la "valorizzazione" di tale aree con le esigenze primarie della città, che ha un'occasione forse irripetibile di recuperare quel deficit di verde pubblico e di aree a servizi che contribuisce non poco alla pessima qualità della vita di cui Piacenza soffre (traffico, inquinamento alle stelle, ecc.).
Ma dalle prime avvisaglie e dai precedenti in campo urbanistico di questa amministrazione si percepisce un preoccupante "fruscio di betoniere" e pochissima volontà di indirizzare la vicenda in chiave di massimizzazione degli interessi collettivi.
Eppure gli strumenti ci sarebbero: come ad esempio quello di creare una società pubblica per la trasformazione urbana ad azionariato diffuso che si occupi dell'intera partita, garantendo tutta quella "inedificabilità" (al servizio del già costruito) di cui la nostra città, ormai soffocata dal cemento della logistica e dei mega capannoni, ha un bisogno assoluto.
Umberto Fantigrossi, Libertà del 9 settembre 2006
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pubblicazione: 09/09/2006
aggiornamento: 05/04/2008
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