La situazione dei conti pubblici «è grave»: il governatore della Banca d' Italia, Antonio Fazio, in Parlamento, torna a lanciare l' allarme sullo stato di salute dell' economia italiana. «Siamo a rischio bradisismo», l' Italia è ridotta come Pozzuoli, «dove il terreno sprofonda di dieci centimetri l' anno», avverte denunciando ancora una volta la crisi di competitività dell' industria. E ricordando la fragilità della ripresa economica che va aiutata. La ricetta di Fazio, che ieri è stato ascoltato alla Camera sulla Finanziaria, non cambia: riduzione della spesa corrente, riforme strutturali, investimenti a sostegno dello sviluppo e risanamento delle finanze statali. Più preoccupata è invece l' analisi delle cifre. Solo in luglio il Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria) «ha fatto chiarezza sui conti» si lamenta Fazio che così marca il cambiamento intervenuto al ministero dell' Economia con il passaggio del testimone da Giulio Tremonti (col quale era in forte contrasto) a Domenico Siniscalco. «In assenza di correzioni, nei prossimi anni il fabbisogno del settore statale raggiungerebbe 6 punti percentuali del prodotto; il saldo primario risulterebbe negativo. Il peso del debito crescerebbe», prosegue il governatore. In questa situazione il meccanismo previsto nella Finanziaria del tetto del 2% sulla crescita delle spesa «è l' unica strada percorribile». Si poteva intervenire, spiega Fazio, «o con il taglio drastico delle spese o con l' aumento delle tasse, oppure, così come è stato deciso col rallentamento delle spese, spalmando su tre anni il cammino di risanamento dei conti». Si tratta di un «progetto impegnativo e graduale» che è «ragionevole e valido» aggiunge Fazio definendo la regola del 2% «un principio macroeconomico» che va attuato concretamente. Il che vuol dire che da solo non funziona «ma va applicato su tutti i capitoli di spesa, di competenza e anche di cassa, modificando laddove sia necessario anche leggi vigenti». In ogni caso l' applicazione del tetto del 2% significa, secondo i calcoli fatti dalla Banca d' Italia, un taglio secco delle spese del 3%, afferma Fazio che così corregge l' ottimismo del premier Silvio Berlusconi. «Se non si taglia la spesa non si va da nessuna parte». E non si abbassano neanche le tasse. «Ogni intervento di riduzione del prelievo non fondato sul rallentamento delle erogazioni non è sostenibile», sottolinea Fazio. Il quale non esita a dire che il recupero di evasione e di base imponibile («assolutamente necessario») previsto nella Finanziaria potrà consentire, ma solo «in prospettiva», la riduzione delle aliquote. Fazio, infine, boccia l' ipotesi di trasferimento di parte delle strade statali a Infrastrutture spa nonché la vendita di immobili per mezzo del Fondo immobili pubblici: «Si tratta di operazioni che determinano oneri per i bilanci futuri» dice. E suggerisce l' istituzione di una commissione tecnico-politica per monitorare, mensilmente, l' andamento dei conti pubblici e il rispetto del tetto del 2%. Eventualità che suscita tuttavia perplessità nella maggioranza. «Organi con tali compiti già esistono», commenta il vice coordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto. A Fazio ha replicato il vicepremier Gianfranco Fini. La situazione dei conti pubblici «è nota», dice Fini, secondo il quale «non è un caso che prima dell' estate il ministro Siniscalco abbia preannunciato una finanziaria destinata a tenere sotto controllo i conti pubblici». Se non ci fosse stata la preoccupazione, afferma Fini, «non ci sarebbe stato bisogno del tetto alla spesa del 2%». Mentre l' opposizione plaude alle critiche del governatore. «Ha ragione Fazio, il quadro dell' economia è disastroso», dice il leader della Margherita Francesco Rutelli. Ma sulla Finanziaria ieri a Montecitorio sono arrivate anche le critiche della Confindustria. Il direttore generale della Confederazione degli industriali Maurizio Beretta ha infatti detto ai parlamentari che il provvedimento di bilancio è carente per quel che riguarda Mezzogiorno, fisco, infrastrutture e ricerca. La Finanziaria, ha osservato Beretta, «non è incentrata sullo sviluppo», ragion per cui il giudizio della Confindustria resta sospeso in attesa delle norme sulla competitività. Anzi, «la sola manovra crea incertezza» e la sua approvazione senza il contestuale via libera alle annunciate norme sullo sviluppo, potrebbe essere addirittura «controproducente».
|