di Fabrizio Roncone
Ieri, Vittorio Sgarbi ha prima presentato il suo nuovo movimento, «Metodo liberale», e poi ha polemizzato con Ferdinando Adornato, che - appena poche ore dopo, nel pomeriggio - avrebbe parlato dallo stesso microfono, nella sala di palazzo Marini, dove la sua Fondazione Liberal ha organizzato un convegno per dibattere de La casa italiana del Ppe.
L' obiettivo di Adornato era quello di far incontrare i rappresentanti di tutti i partiti e le aree politiche interessate alla costruzione di una filiale italiana del Partito popolare europeo: quindi non è stato casuale se la platea fosse affollata, tra gli altri, da un buon numero di ex democristiani che, attualmente, militano in partiti diversi: c' erano Pisanu e Scajola (Forza Italia), gli Udc Giovanardi, Fontana, Cuffaro e D' Onofrio, e però c' erano anche Maurizio Gasparri e Gennaro Malgieri di An e la socialista Stefania Craxi.
Vittorio Sgarbi, che invece non ha mai militato nella Democrazia cristiana, aveva un altro piano: riunire quelli che non ritengono la nascita del Ppe italiano «la cura adatta all' instabilità politica italiana». Diceva, polemico, Sgarbi: «Adornato? Io liberale, lui liberal...». E poi: «È giunto il momento di sciogliere l' equivoco e comporre la casa dei liberali». Dove, però, troveranno le porte chiuse sia i socialisti di De Michelis, «rapporto improbabile», sia i radicali di Pannella, «rapporto impossibile per la sua temperatura umana».
Su un orizzonte del tutto diverso, il progetto di Adornato: «Io dico che la sezione italiana del Ppe è un traguardo storico, politico e culturale decisivo per il futuro dell' Italia. Il Ppe è il partito dell' Europa, dobbiamo smetterla di parlare di ex o post: dobbiamo pensare e parlare da protagonisti di una nuova storia politica. Quanto alla leadership di questo Ppe, io penso che non possa che essere affidata ad una sola persona: Silvio Berlusconi». Il ministro Gasparri era d' accordo: «Ci sono momenti in cui bisogna capire quando è il momento di cambiare: come facemmo noi, nel momento in cui decidemmo di lasciare il Polo e ritrovarci nella Cdl». Applausi. «Naturalmente, tutti dobbiamo essere coscienti che simili, importanti progetti hanno però bisogno di tempi lunghi», avvertiva il commissario europeo, Rocco Buttiglione.
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