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Addio alle vecchie ciminiere

Parte la demolizione delle torri cantate da Guccini

Piacenza perde uno dei suoi simboli.
Inizia la demolizione di quelle ciminiere bianche e rosse - i colori della città - dell'ex centrale Enel, oggi Edipower, che ispirarono a Francesco Guccini un passaggio poetico di una canzone molto famosa "Il vecchio e il bambino".
Il vecchio e il bambino si prendono per mano: «E tutto d'intorno non c'era nessuno. Solo il tetro contorno di torri di fumo».
Le ciminiere, ha spiegato il cantautore in un storico concerto alla Galleana, giganti industriali che per contrasto fanno sognare campi verdi, sono proprio quelle di Piacenza.

L'altissima gru (140 metri) alzata dall'impresa Despe di Bergamo, specializzata in demolizioni industriali, è ormai completamente allestita.
Il cantiere può mettersi in moto.
La data per l'inizio dei lavori è oggi stesso - spiega la portavoce di Edipower Fabrizia De Vita - tempo meteo permettendo.
Le torri sono segni architettonici forti, vedette su una pianura operosa ma soffocata dall'inquinamento. Testimoni, ancora per poco, della storia della centrale: dalla vecchia "Emilia" agli anni più inquinanti del gasolio, alla moderna turbogas di Edipower con i camini bianchi più bassi e tecnologici.

Se la sparizione delle storiche torri cambia lo skyline, il profilo di Piacenza, arrivando da Milano o Torino, ci fu anche chi fantasticò di un ristorante in cima a una delle ciminiere da salvare, o di altri progetti di riutilizzo di questi "sigari" di cemento, come un osservatorio in altezza sulle trasformazioni della città.
Idee forse utopiche per il senso estetico e i mezzi di Piacenza, che non è l'audace Berlino.
Alla fine, se ne vanno.

Le ciminiere dismesse saranno sottoposte ad un processo di «decostruzione», demolite sezione per sezione.
Le vedremo scendere di "statura" poco alla volta, come candele che si consumano. Prima una e poi l'altra.
Si parte con quella sul lato della stazione e in anticipo - osserva Edipower - rispetto a quanto previsto dal decreto ministeriale sulla riconversione a ciclo combinato.
Il costo dell'operazione è elevato, ma Edipower si era impegnata per questa bonifica urbana, e così sarà.
La prima picconata virtuale alle torri è stata data dal ministro allo Sviluppo Pierluigi Bersani e dal sindaco Roberto Reggi il 26 giugno scorso, all'inaugurazione dell'impianto riconvertito.
Su un palchetto, ministro e sindaco pigiano il tasto di un telecomando e un robot sferra il colpo.
Un gesto simbolico.

La demolizione in realtà parte dall'alto.
La prima ciminiera dovrebbe essere smantellata nel giro di un paio di mesi, ma i tempi potranno slittare se ci saranno giornate di vento e pioggia forte.
Poi tocca alla seconda.
E' stata scelta la tecnica meno invasiva possibile, prosegue Fabrizia De Vita, visto che si deve agire vicino ad una centrale in funzione, garantendo massima sicurezza agli impianti e minimo impatto sulle attività lavorative a terra.
La prima fase dei lavori è stato il montaggio della gru agganciata con tre tiranti a 40, 80 e 120 metri alla ciminiera, per motivi di stabilità. La seconda fase consiste nel posizionamento sulla cima della ciminiera di una speciale piattaforma idraulica autodiscendente che si chiude ermeticamente intorno alla circonferenza della torre per creare un piano di lavoro e di contenimento dei calcinacci. Terza fase è la vera e propria demolizione.
La gru issa sulla cima un escavatore chiamato spider-fly, radiocomandato e vedoassistito che si appoggia con quattro gambe idrauliche.
L'escavatore demolisce metro per metro (il procedimento viene infatti ripetuto 120 volte) e scendendo gradualmente.
Le macerie vengono via via convogliate a terra mediante la canna della ciminiera (queste torri sono costituite da una canna esterna di cemento armato e da un rivestimento interno in mattoni refrattari).
Cosa resterà sulla spianata?
Certo è zona industriale.
Ma Guccini un suggerimento l'ha dato:
«Immagina i frutti, immagina i fiori...In questa pianura fin dove si perde crescevano gli alberi e tutto era verde».
Patrizia Soffientini



«Cadono i simboli dell'inquinamento»

Giù le torri simbolo dell'inquinamento a gasolio riversato per anni dalla centrale elettrica sulla città. Avanti al teleriscaldamento, energia pulita per le case.
Il sindaco Roberto Reggi, a cui chiediamo un commento sulla demolizione delle torri, non nasconde la soddisfazione per questo traguardo e ci tiene a sottolineare il forte significato simbolico del momento.
«Quando dicevamo che questo sarebbe avvenuto, sembrava impossibile, quanti piacentini avrebbero creduto che sarebbero state abbattute le torri e che progressivamente potrà arrivare il teleriscaldamento prima nei quartieri nuovi e via-via nel resto della città?!».
E' un addio alle polveri fini (e a tonnellate di particolato sospese sulle nostre teste) dopo l'abbandono dell'olio combustibile come carburante e l'adozione del metano per la nuova centrale a turbogas. Non solo.
«Con il calore prodotto dalla centrale per quarant'anni abbiamo scaldato i pesci del Po e non le case - fa presente Reggi - adesso si cambia».
Il teleriscaldamento è alle porte.
Parte per prima la nuova Esselunga, si passa al quartiere ex Unicem in costruzione. La rete è attivata, sono state scavate le trincee e posti i tubi fino alla Farnesiana.
Va collegato ora l'impianto che produce energia e il lavoro sarà completo quando Enìa avrà realizzato la centrale di pompaggio (per garantire la continuità del teleriscaldamento quando la centrale è in manutenzione per esempio).
L'appalto è assegnato.
«Questo passaggio ambientale dal vecchio inquinamento al teleriscaldamento è anche frutto del lavoro svolto in stretta relazione con Edipower».
(Libertà del 25 settembre 2006)


pubblicazione: 25/09/2006
aggiornamento: 27/09/2006

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