La critica delle associazioni ambientaliste
LIBERTA' del 13/01/2002 : E pesa l'assenza tra le firme in calce al “Patto”, di quella del rappresentante delle associazioni ambientaliste Fabrizio Binelli. Una scelta che è arrivata non senza una dialettica interna aperta tra una ventina di associazioni a nome delle quali hanno espresso preoccupazione Legambiente, Ambiente e Lavoro, Gaia, Camp e un gruppo di comitati di cittadini di Sarmato, Podenzano e Vernasca. Un “no”che, però, non vuole precludere una futura partecipazione alla terza fase: quella dell'esame dei progetti. Ma l'elenco delle doglianze delle associazioni ambientaliste è fitto e senza sconti. Se sui principi generali l'adesione non è in discussione - spiega Fabrizio Binelli - i problemi insorgono nell'analisi dei singoli progetti. E' qui che emergono le note stonate. «Perché se un Patto ha l'obiettivo di delineare il futuro del territorio, ebbene, cosa c'è di più emergenziale della situazione ambientale che si va via via degradando a cominciare dall'aria che respiriamo fino ad arrivare alla qualità del cibo di cui ci nutriamo?» Domanda Giuseppe Castelnuovo. Cosa c'è di più strategico del fattore ambientale? Il nodo di fondo è sempre l'ottica con cui si vuole guardare lo sviluppo del nostro territorio che, non lo dobbiamo dimenticare - sottolineano - non può prescindere dal contesto globale né aspirare a un modello autarchico. Per questo non si può eludere l'obiettivo limite dell'Unione europea sull'emissione di anidride carbonica fissato nella riduzione del 6,5% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2010. Da qui il primo interrogativo. Come si conciliano i progetti del Patto per Piacenza con la necessità di rispettare questi obiettivi se non di superarli? Per loro le parole del presidente della Regione Vasco Errani sono state come una ventata di fresco. Errani ha parlato di sostenibilità ambientale e sociale - spiegano - ed è questa l'ottica, lo spirito con cui occorre rapportarsi ai progetti del futuro. Sorte che dovrà toccare anche i progetti del Patto. Passaggio obbligato, quello della sostenibilità ambientale, per i contenuti del Patto per Piacenza. Lo rimarca Nanda Montanari dell'Associazione Ambiente e Lavoro che aggiunge: «Non si comprende come mai vi sia stato, dopo un anno di lavoro, una divaricazione così netta con un altro tavolo partecipato, quello di Agenda 21 nel quale lo sviluppo sostenibile è stato il motore primario. Tuttavia pur senza sottrarsi a sottolineare alcune differenze, - spiega - non tutto quello che è contenuto nel Patto è da buttare». Di questo l'Associazione Ambiente e Lavoro parla in un documento inviato ai rappresentanti istituzionali (Sindaco, Presidenti di Provincia e Regione). L'Associazione richiama poi la necessità, per le future politiche ambientali, di considerare in modo integrato tutto il ciclo di vita dei sistemi antropici ricercando la partecipazione e il consenso di tutte le parti interessate. Comunque sia la firma del Patto la si può già considerare passato prossimo... «Ma gli ambientalisti hanno già prenotato un posto in prima fila per verificare l'impegno a riesaminare i progetti alla luce di Agenda 21». Annunciano. Quali sono i punti di criticità? Tre in particolare: le infrastrutture, la logistica e il sistema agro-industrale.«A prescindere dalla concretizzazione degli obiettivi indicati, appare del tutto evidente come mal si conciliano, così come posti, con il concetto di sviluppo sostenibile» - spiegano in un lungo documento depositato al tavolo della Patto. E poi l'affondo: «Inseguire continuamente con le infrastrutture viarie un modello di mobilità basato sul trasporto su gomma o sull'alta velocità ferroviaria è contrario ai principi della logica oltre che della sostenibilità ambientale». Quali alternative allora? Anche in questo caso l'elenco è lungo e si concentra su una sintesi “Qualità urbana e dell'ambiente” attraverso lo strumento dei programmi d'area per raggiungere: qualificazione urbana e riduzione dell'inquinamento; qualità abitativa e dell'arredo urbano; riduzione del carico inquinante con programmi di risanamento a Piacenza, Sarmato, Podenzano, Bassa Padana, Lugagnano e Vernasca... Saranno i termini di paragone su cui misurare i progetti e un nuovo capitolo per il “dopo-patto”.
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