Parla Tommaso Foti
Cronaca di una sconfitta che Tommaso Foti ha cominciato ad “annusare” poco più di mezzora dopo l'apertura delle urne, studiando i dati sulla localizzazione dell'astensionismo. Nessuno tra i suoi, in quel momento, sembrava volergli credere. «Per vincere - ripeteva Foti - una coalizione deve portare a votare i suoi elettori anche al secondo turno, noi non ci stiamo riuscendo». In quel momento, con solamente qualche decina di sezioni già scrutinate, il candidato del centrodestra era in vantaggio di quattro punti. Ma, forte di un'esperienza elettorale più che ventennale ed un consolidato “fiuto” sullo screening dei dati elettorali, già presagiva l'infausto esito finale. Ed aveva visto giusto. Alla fine, poco dopo mezzanotte, in un improvvisato comizio si concede una riflessione che, anche se non lo dice apertamente, ha il sapore di una tirata d'orecchi al Carroccio: «Se la Casa della Libertà si fosse presentata unita al primo turno, oggi saremmo già al lavoro in via Garibaldi». Poi i ringraziamenti: «A tutti quelli che hanno creduto in questo progetto, che comunque va avanti. E' mancata la fortuna, non il valore». E uno sportivo augurio al vincitore: «Auguri presidente. E' stata una campagna elettorale impegnativa, ma caratterizzata da grande rispetto e grande correttezza nei rapporti tra di noi». Foti era arrivato alla sede di via Varazzani poco dopo le nove e trenta. La macchina per il rilevamento dei risultati era già rodata dal primo turno. I rappresentanti di lista comunicavano i dati dalle varie sezioni ed i numeri venivano inseriti in un data-base che automaticamente forniva la somma aggiornata. In questo modo gli aggiornamenti erano spesso molto più “avanti” di quelli ufficiali diffusi dalla Prefettura. Al lavoro al fianco del parlamentare-candidato lo staff al completo, con la coordinatrice Monica Dorini, il portavoce Marco Civardi e Vladimiro Poggi. Prima ancora che comincino ad arrivare i risultati-parziali, Foti esprime una valutazione generale sull'ormai radicato astensionismo del secondo turno:«E' un sistema che va rivisto perchè altrimenti si rischia di depotenziare il significato delle elezioni stesse». Il primo risultato che arriva nella sede di An è incoraggiante: «A Viustino, Foti 113 e Boiardi 77 voti» annuncia Marco Civardi. Sono le 22.20. Alla spicciolata arrivano anche i candidati “apparentati” (Paolo Serecchia e Giorgio Antonini), mancano i rappresentanti della Lega Nord che seguono lo spoglio nella sede di via Trieste. Passa meno di mezzora e Foti, per quanto in quel momento in vantaggio, in una prima intervista televisiva sembra già presago della sconfitta. «L'astensionismo penalizza fatalmente il centrodestra - dice - dopo il primo turno ho detto subito che non si potevano fare calcoli e che il ballottaggio era un'altra partita. Non c'è niente da fare, il nostro elettorato è “storicamente” allergico al secondo turno. Non credo sia una questione di persone che vanno al mare ai monti. Più semplicemente i nostri elettori, forse, vorrebbero coalizioni coese e compatte fin dal primo turno». A chi - come Filiberto Putzu - fa osservare che l'effetto-Squeri non c'è stato, anzi, che forse le dichiarazioni-choc del presidente uscente («voterò per Foti e non per Boiardi») hanno avuto il potere di compattare ancora di più il centrosinistra, il parlamentare della Casa delle lIbertà risponde: «Può essere, secondo me hanno solo scompaginato un po' le idee agli elettori di centro. Ho detto fin dall'inizio che quella di Squeri era una scelta coraggiosa, non l'ho strumentalizzata; forse nella nostra coalizione qualcuno ha sopravvalutato il potenziale effetto positivo di queste dichiarazioni e - ritenendo che avessimo già vinto - ha pensato bene di non andare a votare». A chi dice che mancano i voti della Lega Nord il candidato del centrodestra ribatte deciso: «Non è mio costume dopo una sconfitta fare processi o cercare colpevoli, magari abbiamo preso i vori della Lega e ne abbiamo persi altri del centro moderato. Certo - aggiunge amaramente - se al primo turno avessimo corso uniti l'esito finale sarebbe stato diverso». Si rammarica, infine, anche del fatto che «adesso Comune, Provincia e Regione suoneranno tutti la stessa “musica”, ma il nostro progetto va avanti - aggiunge - questa campagna elettorale è stata comunque preziosa, per me, perchè mi ha portato direttamente a contatto con le esigenze della nostra provincia, esigenze di cui continuerò a farmi interprete in Parlamento».
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