Bolzoni: «No all'accorpamento ma se proprio si deve fare che sia robusto»
Il presidente di Confindustria Piacenza, Emilio Bolzoni, ancora ieri mattina, parlava di metro leggera Milano-Piacenza, in alcuni incontri importanti. È indubbio che, nel caso in cui arrivi un giorno la buona notizia per i diecimila pendolari piacentini che ogni giorno viaggiano verso la Madonnina, gran parte del merito sarà anche suo.
La storica battaglia degli industriali piacentini, diventata cavallo di battaglia per il presidente Bolzoni, è profondamente legata al dibattito del riordino delle Province. Perché il sogno del numero uno della Bolzoni, che dai Casoni di Gariga è arrivata in tutto il mondo, è quello di attirare a Piacenza quelli che definisce "pendolari per scelta". E cioè chi, potendo contare su un collegamento veloce, potrebbe decidere di lasciare la caotica Milano per rifugiarsi nella Piacenza della "Food valley".
«Con un treno di qualità, metteremmo sul ponte di Po cartelli con scritto "Venite a vivere in Emilia"» dice il presidente.
Quale la posizione di Confindustria Piacenza nel dibattito che è nato intorno al decreto che sta per ridisegnare la geografia italiana? «Io partirei da un fatto. Entro il 5 settembre, il governo avrebbe dovuto indicare quali dovessero essere i trasferimenti di funzioni statali dalle province ai comuni. Questo passaggio avrebbe dato valore qualificante al dibattito, avrebbe quantomeno indirizzato le decisioni. Tutti aspettavamo il cinque settembre, ma l'appuntamento è stato mancato dal Governo. Quindi, ora, non sappiamo di cosa stiamo parlando: i nuovi enti saranno contenitore di tante funzioni o poche? La discussione sulla riorganizzazione della provincia è durata tanti anni, fino ad arrivare alle ultime elezioni, dove almeno i due partiti principali, nel programma di governo, hanno introdotto l'eliminazione delle province. È bene ricordare che i servizi di questi enti, naturalmente, non sono eliminabili, si possono trasferire al comune, alla regione o a un ufficio. Quindi, l'ipotesi di eliminazione delle province avrebbe contemplato i costi politici degli enti, non i servizi al cittadino, non avrebbe intaccato l'identità territoriale, e non si sarebbero create, sulla base di due parametri, province di "serie A" o di "serie B". L'accorpamento non ha senso, è inefficace, chi si oppone a questo ha il mio appoggio. Non mi scandalizzo di fronte alle ristrutturazioni, le facciamo anche noi in azienda, ma devono comportare un miglioramento».
Esistono delle esigenze di accorpamento anche delle sedi degli industriali? «Esiste un progetto che si sta sviluppando all'interno dell'associazione, sia nazionale che regionale, e sarà sviluppato nei prossimi mesi. Abbiamo preso contatto con le associazioni vicine, tendenzialmente quelle emiliane, per operazioni di accorpamento dei servizi che possano rendere i nostri servizi più efficienti e meno costosi. Tenga presente che uno dei nostri obiettivi e progetti è quello dell'"associazione a costo zero", arrivando a dare servizi con un tale valore aggiunto e a costo così competitivo da compensare il costo dell'associazione. Siamo molto sensibili sul tema, ci stiamo lavorano molto intensamente e seriamente».
Andare in Lombardia potrebbe contribuire a sbloccare la battaglia per la metro leggera verso Milano? «È sacrosanto dare un servizio adeguato ai pendolari, ma un nuovo collegamento non ha solo questo obiettivo. Molti pendolari, innanzitutto, non usano il treno ma l'auto lamentando come il collegamento ferroviario non sia efficiente. Migliorando il servizio diminuirebbe il traffico su gomma e Piacenza, collegata a Milano in soli 35 minuti, potrebbe essere vista come una possibile scelta per chi sta cercando un posto dove vivere, lavorando a Milano. Noi abbiamo qualcosa da "vendere", qualcosa di tipicamente emiliano: il buon vivere, la vita tranquilla e a minor costo rispetto al milanese, i nostri valori».
Expo 2015. Se fossimo in Lombardia, saremmo più "belli" agli occhi della fiera mondiale? «Dipende dal peso che la nostra Regione metterà su questo tavolo. Siamo in Emilia, nella "Food Valley", quanto vale tutto questo? Credo che, nell'ottica della tematica alimentare affrontata da Expo, abbiamo più carte da giocare come ultima città dell'Emilia, vicinissima a Milano, piuttosto che, paradossalmente, come la prima della Lombardia. La regione deve riconoscerci questo ruolo».
Quale ultimo appello al consiglio provinciale che dovrà essere convocato a brevissimo per stabilire la "linea Piacenza"? «Al presidente della Provincia, Massimo Trespidi, chiedo che ci si opponga, con tutti i mezzi all'accorpamento. Questa è la mia speranza. Se non ci sono più margini, si applichi la legge nel migliore dei modi. Un accorpamento "robusto", ad esempio Piacenza, Parma, Reggio, avrebbe senso con l'obiettivo finale di andare a sostituire le Regioni. La struttura politica va semplificata».
Abbiamo detto che il riordino rischia di essere inefficiente, un "boomerang" lanciato per sanare l'Italia che potrebbe, invece, tornare indietro e colpire un'economia di crisi. Che autunno possiamo aspettarci? «Stiamo attenti. L'accorpamento potrebbe avere effetti negativi. Nella mia ultima relazione ho lamentato i quaranta adempimenti che bisogna superare quando un cittadino chiede di aprire un'azienda. Solo rendendo la pubblica amministrazione più efficiente, snellendo tempi e burocrazia, si potrebbe aiutare l'economia. La tendenza registrata negli ultimi tempi a livello nazionale è molto negativa per chi lavora solo con Italia. Complessivamente, a Piacenza, ci siamo difesi meglio degli altri, il tessuto sta reggendo meglio del previsto, con la disoccupazione al 4,8 per cento e la crescita dell'occupazione di oltre l'un per cento dal primo semestre dello scorso anno a quello di quest'anno. Il dato è importante, ovviamente pur nel totale rispetto e nell'attenzione doverosa nei confronti di chi si trova in disoccupazione. A livello europeo e mondiale, i recenti provvedimenti possono cambiare la prospettiva. Qualcuno ha preso decisioni giuste, tant'è che abbiamo già visto alcuni indici cambiare. Andiamo avanti così. Piacenza fa parte dell'Europa, se non del mondo».
Elisa Malacalza LIBERTA' 16/09/2012
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