«La sanità piacentina è un modello di riferimento in Emilia Romagna». Lo dice il sindaco di Piacenza Paolo Dosi. E il messaggio è rivolto all'assessore regionale Carlo Lusenti, che oggi alle 17,45 sarà ospite nella sede del Partito Democratico in via Martiri della Libertà 4. «È sotto gli occhi di tutti - sottolinea Dosi - come la rete ospedaliera, assistenziale e di presidio medico del nostro territorio abbia compiuto un percorso di continua crescita e miglioramento, che ha portato alcuni settori a uno sviluppo tale da porli, per l'altissima professionalità e specializzazione, come modello ben oltre i confini della nostra provincia». Una rivendicazione di qualità ed eccellenza per cercare di allontanare alcune minacciose nuvole nere. In primo luogo il rischio che la centrale del 118 chiuda i battenti e si trasferisca a Parma, come prevede il piano regionale dell'Aria Vasta Emilia Nord. Parlando delle nuove strategie regionali del welfare, il primo cittadino di Piacenza ribadisce «la ferma volontà dell'amministrazione comunale di impegnarsi» affinché «all'interno di questo generale processo di rinnovamento si possa trovare la soluzione migliore anche per quanto riguarda il tema sensibile del 118, che costituisce uno tra i tanti punti nodali legati al più ampio progetto della riorganizzazione». La conclusione del suo discorso potrebbe portare acqua al mulino di un centralino unico con sede a Piacenza piuttosto che a Parma. «Colgo l'opportunità di questa visita - dice Dosi - per porre all'attenzione dell'assessore Lusenti un'istanza fondamentale: che il criterio di una riconosciuta e indiscussa qualità, assunto come principio irrinunciabile cui improntare il riordino su base regionale, consenta di accreditare a Piacenza la posizione che merita come punto di riferimento anche per altre realtà territoriali, premiando il lavoro svolto e i risultati conseguiti nel tempo». Il sindaco di Piacenza ammonisce tuttavia: «La battaglia sul 118 è importantissima, ma non pensiamo che tutto il problema della sanità piacentina si riduca a questo. Sono tante le eccellenze del nostro sistema che dobbiamo difendere e valorizzare». Lo scontro tra Piacenza e Lusenti finora è stato duro. Cinquemila firme raccolte dal comitato spontaneo di cittadini; un appello promosso dai primari Fabio Fornari e Maurizio Cavanna (responsabili di gastroenterologia e di onco-ematologia) sottoscritto da personalità autorevoli del mondo accademico, produttivo e della cultura di Piacenza; decine di prese di posizione da parte di esponenti della politica locale. Tutto questo, finora, sembra non essere servito a molto. La sensazione è che la Regione Emilia Romagna proceda a testa bassa nel processo di unificazione delle centrali operative del 118 di Piacenza, Parma e Reggio Emilia, con l'idea di accorparle tutte nella sede di Parma. Un'operazione che, da più parti, è stata indicata come un intollerabile impoverimento del sistema sanitario provinciale. È poi qualcosa di più di una sensazione il fatto che su questa partita il metodo del dialogo promesso dal governatore Vasco Errani il 22 febbraio scorso, quando venne a Piacenza per la chiusura della campagna elettorale, sia rimasto lettera morta. Il 4 ottobre del 2012, durante la conferenza sanitaria riunita nella sede della Provincia, l'assessore regionale alla sanità Carlo Lusenti sul progetto di accentramento del 118 non aveva per nulla addolcito la pillola e aveva invitato i piacentini ad abbandonare «manie di persecuzione» e «sentimenti di esclusione». Un discorso mal digerito da molti sindaci presenti, dal presidente Massimo Trespidi e da numerosi esponenti del centrodestra. «L'incontro è in una sede di partito e noi abbiamo deciso di non partecipare, ma vorremmo sapere quale sarà il destino dell'associazionismo in tutta questa storia, non possono essere ignorate 5mila firme dei cittadini», dice Paolo Rebecchi, coordinatore dell'Anpas e tra i promotori - assieme a Domenico Grassi e Renato Zurla della Croce Rossa e Daniela Aschieri dell'associazione "Un cuore per Piacenza" - del comitato in difesa del 118, presieduto da Mariolina Califano. La speranza è che le domande, tante volte poste alla Regione, trovino una risposta. «Ci farebbe piacere sapere il costo e l' effettivo risparmio che avrebbe una centrale unica rispetto allo stato attuale», dice Rebecchi. E poi: «Nell'ambito della Comunità Europea come si colloca la compattazione dei 118 rispetto alla richiesta del 112 come unico numero d'emergenza? Quali motivazioni organizzative, tecnologiche o economiche hanno spinto la scelta verso Parma? Se la scelta delle Regione dovesse ricadere sull'unificazione delle tre centrali, come possiamo candidare la centrale operativa di Piacenza come collettore delle tre sedi al posto di Parma, avendo caratteristiche di accreditamento, tecnologia, e esperienza? ». Rebecchi conclude: «Dal mondo della politica e delle istituzioni abbiamo sentito tanti pareri, espressi però a titolo personale. Ora vorremmo anche delle posizioni ufficiali, a partire dal Comune di Piacenza». Paolo Marino
07/06/2013
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