Occorrono interventi su tutta l'area».
Gli esperti lo ripetono: bisogna pensare ad alleanze strategiche su aree vaste per aggredire l'inquinamento. Hanno poca incidenza misure frantumate. La Regione Emilia Romagna ha un protocollo sulla qualità dell'aria, ma Piacenza è sul confine con la Lombardia: ha senso far politiche regionali differenziate? «Sono convinto che problema delle Pm 10 sia di area vasta e si manifesti per condizioni meteoclimatiche omogenee - va ripetendo il dottor Sandro Fabbri, direttore Arpa Piacenza - tutta l'area padana è interessata, Lombardia ed Emillia Romagna hanno omogeneità di livelli di inquinamento». Per Fabbri si deve aggredire il problema entrando nel cuore: con investimenti su nuovi combustibili, per esempio, e un impegno diretto dello Stato.
Intanto si studia. Roberto Gualdi, già responsabile di Arpa Lombardia, oggi opera in uno dei sei centri tematici attivi in Italia - quello su Aria Clima Emissioni - finanziati dal ministero dell'Ambiente, che da sei anni lavora per determinare, tramite modelli matematici, l'esatto inquinamento atmosferico della Pianura Padana: «I dati finali saranno pronti entro l'anno, ma certamente polveri, biossido di azoto e ozono sono problemi di bacino e non di singoli comuni».
Sergio Garagnani è il responsabile del servizio di risanamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico dell'assessorato all'Ambiente dell'Emilia Romagna. Ci sono iniziative comuni infraregionali, gli chiediamo? «C'è un tavolo di coordinamento nazionale, ma non ci sono iniziative particolari specifiche, non abbiamo strumenti che ci permettano di attuare azioni concertate, ma è vero che il tema dell'inquinamento atmosferico non ha frontiere. Andrebbe affrontato con strategie comuni e condivise. I Comuni più piccoli - ammette - hanno poi difficoltà di collegamento con le aree urbane e il blocco delle targhe crea problemi, ma anche il livello di coscienza non è adeguato e purtroppo assistiamo a situazioni dove il capoluogo aderisce agli accordi regionali per la qualità dell'aria e altri comuni tendono a non fare». In quanto all'inquinamento industriale, dagli Anni '90 la Regione ha fatto uno sforzo notevole. «Credo di poter dire - aggiunge Garagnani - che da noi ci sono i vincoli più restrittivi, le centrali di potenza sono tutte trasformate a gas metano (Piacenza è in corso di trasformazione, ndr). Ma stiamo tutti in una sola pentola, basta un po' di vento e arrivano polveri di altre centrali, pensiamo a Portotolle (in provincia di Rovigo, ndr)».
Il problema vero oggi è legato al sistema di trasporto. La Regione batte da anni sul tema del trasporto pubblico, su ingenti risorse per i mezzi ecologici («abbiamo grattato il fondo del barile») «Dal prossimo anno - conclude Garagnani - ci sono anche le sanzioni europee, dovremo dire alla Ue cosa abbiamo fatto e cosa avremmo potuto fare per vincere l'inquinamento. Certo è difficile agire in un Paese dove il gasolio senza zolfo costa più di quello con lo zolfo».
Anche l'assessore comunale di Lodi, Francesco Marzorati, ammette che i problemi hanno dimensioni infraregionali. Prendiamo l'ozono, in estate si estende su un'area che va da Ferrara al Comasco e in certi giorni tocca la Svizzera. La vicina Lombardia ha attivato politiche su aree critiche ma dentro la regione (Bergamasco, l'hinterland milanese, Sempione) dove interviene il presidente della Regione con blocchi-auto solo dopo il superamento per trenta gioni dei valori. Davvero troppo poco.
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