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«Non è con i divieti che si costruisce l'integrazione»
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La Calciati replica a Polledri
L'assessore Giovanna Calciati: «Sono strabiliata dal modo in cui l'onorevole crede attraverso gli insulti di conquistare maggiore libertà. La reazione non può essere che di chiusura»
«Sopra ogni cosa, quello che conta è il diritto della bambina di non sentirsi emarginata. Il diritto di partecipare al centro estivo, di giocare con i suoi coetanei e, nel caso specifico, di fare il bagno in piscina. Dopodichè personalmente non condivido imposizioni di alcun tipo, anche la moda occidentale per certi versi ci costringe tutte ad andare con l'ombelico scoperto e non credo poi sia tanto comodo specie in inverno. Ma se contrapponiamo un'imposizione ad un'altra uguale e contraria non facciamo altro contribuire a creare altra emarginazione. Sono davvero strabiliata dal modo in cui l'onorevole crede attraverso gli insulti di conquistare maggiore libertà. Anzi la reazione non può essere che di maggiore chiusura». Decisa la risposta dell'assessore comunale, Giovanna Calciati all'intervento di ieri sulle pagine di “Libertà” dell'onorevole Massimo Polledri della Lega Nord in merito al discusso “bagno in chador” della ragazzina musulmana al Polisportivo “Franzani”. «Se le avessero impedito di fare il bagno - riprende l'assessore Calciati - la bambina ne avrebbe sofferto, sarebbe stata un'ulteriore forma di segregazione: invece è proprio attraverso lo stare insieme ai suoi coetanei, attraverso lo scambio e il confronto che certi costumi si possono al limite cambiare. In questo modo offriamo a questa ragazza la possibilità in futuro di poter trovare e seguire un suo percorso autonomo». «Quanto alle mutilazioni genitali - continua l'assessore - , voglio ricordare all'onorevole che non c'entrano niente con la religione islamica, bensì si tratta di una pratica tribale. Ed è proprio grazie alla presa di coscienza delle donne, grazie al movimento per la pace formato anche da tante donne di diversi paesi, e che mi fregio di aver conosciuto personalmente, che qualcosa nel mondo si sta muovendo. Ma niente va imposto, piuttosto indotto se non si vuole ottenere l'effetto uguale e contrario. E proprio grazie a queste frequentazioni nel mondo del volontariato che ho conosciuto diverse donne arabe che non sono necessariamente oppresse perchè portano lo hijab. E nel caso si trattasse di un'imposizione non è con un'altra imposizione che si supera il problema. Tornando alla ragazzina: fare il bagno era un altro modo di salvaguardare il confronto; ed è solo l'incontro alla fine che permette di cambiare». Intanto sull'argomento è intervenuto anche l'imam di Piacenza, Mohammed Shemis. «Finchè sono bambini non è importante coprirsi. Solo quando si raggiunge la maturità - spiega - l'Islam dice che il corpo della donna va coperto. Questo è quanto dice la nostra religione, se la famiglia intende rispettarla era giusto che la ragazzina si coprisse. Tanti musulmani vanno a fare il bagno, poi ogni persona si regola. Certo l'integrazione passa anche attraverso queste difficoltà».
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pubblicazione: 07/08/2004
aggiornamento: 08/08/2004
Chador e modernità
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