La parola all'assessore regionale Giovanni Bissoni.
«Contro la mobilità passiva dei pazienti Piacenza qualifichi al meglio i servizi di media specialità affinchè i piacentini non emigrino altrove per curarsi e crei nuove alleanze a rete con realtà ospedaliere regionali per l'ambito delle alte specialità». Ricette già scritte per curare il «male oscuro» della mobilità passiva, secondo l'assessore regionale alla Sanità Giovanni Bissoni, non ne esistono, salvo considerare che «se la scelta del luogo di cura è essenzialmente libera», è altrettanto vero che «la mobilità passiva è un costo aggiuntivo, con servizi esistenti sul territorio e non fruiti e, di contro, rimborsi da effettuare altrove». Piacenza, questo male, lo conosce bene. «La città - considera Bissoni - è in zona di confine e subisce la forte competizione di centri di Milano e di Parma». Svantaggio geografico così riconosciuto in Regione da aver prodotto, all'interno del Fondo Sanitario Regionale, lo stanziamento di un contributo aggiuntivo all'Ausl di Piacenza. Da curare, secondo l'assessore regionale, eventuali piaghe di «opportunismo sanitario»: «Ma perchè - si è chiesto non senza ironia ieri Bissoni - le piacentine che vanno a partorire oltre il Po hanno il doppio di possibilità che questo avvenga in maniera chirurgica?». Quattro, sostanzialmente, le linee d'azione indicate dall'assessore regionale per invertire la rotta dei pazienti: «Ricerca di una programmazione condivisa con le realtà confinanti, individuazione, da parte dell'Ausl, dei punti dove qualificare i servizi per mantenere a Piacenza i piacentini, un accordo generale tra Regione ed Aziende per contenere l'opportunismo di qualcuno, quarto punto - ha concluso Bissoni - instaurare alleanze con le realtà di cura della regione per una presa in carico comune del paziente nel campo delle alte specialità».
|