Lo dice Gian Luigi Molinari, segretario PD di Piacenza
«Cambio di rotta», «svolta», «cambio di passo». E' forte e chiaro il messaggio che il Pd manda al sindaco Paolo Dosi. Lo fa per voce della sua massima autorità sul territorio, quel Gian Luigi Molinari eletto segretario provinciale poco più di due mesi fa, sulle ali del vento renziano che a tutti i livelli tira nel partito. E lo fa in ore cruciali, stando alle voci che si rincorrono a Palazzo Mercanti, rispetto a un rimpasto di giunta che viene dato per imminente. Molinari si guarda bene, nell'intervista rilasciata ieri a Libertà, dal parlare di rimpasto, se ne tiene volutamente alla larga. E d'altra parte sviluppa ragionamenti che è difficile non leggere in quella chiave. Al sindaco si chiede, dunque, un «cambio di passo», «scelte coraggiose» che caratterizzino l'azione amministrativa di una giunta che sin qui ha fatto fatica a lasciare il segno. Non tanto per colpa di Dosi quanto per i limiti di assessori che non hanno mostrato la capacità di «gioco di squadra» che Molinari indica come indispensabile per centrare gli obiettivi. Che giudizio dà della giunta in carica da diciotto mesi? «Uno dei motivi principali della mia candidatura a segretario è stato proprio il cambio di passo del Comune, è uno dei temi da cui si è partiti per il congresso e, avendo vinto il congresso, ora serve il cambio di passo, una svolta decisa per dare anche una percezione precisa di quanto fa l'amministrazione che spesso - va detto - paga lo scotto di una immeritata immagine negativa. Il supporto del Pd deve essere di stimolo continuo su alcuni temi. Il lavoro è il principale, va stimolata qualunque occasione che consenta di uscire o comunque di puntellare la crisi, partendo dai lavori pubblici, dalla valorizzazione del patrimonio immobiliare del Comune tramite un accordo con l'Anci e lo Stato che possa portare allo sblocco di importanti cantieri per ridare fiato a un settore in ginocchio quale l'edilizia. Ma c'è pure lo sviluppo turistico da attivare in questa chiave, puntare su Eataly e sull'Expo 2015 dove si deve giocare con proposte forti, caratterizzanti per il territorio. Oltretutto il Comune capoluogo è ormai chiamato, con la soppressione delle Province, a muoversi con un respiro nuovo, nel ruolo di regista e coordinatore di tutto il territorio, penso specialmente a temi come i servizi alla persona, la gestione idrica, il trasporto pubblico, la sanità». D'accordo i temi e i progetti. E' però sulle gambe delle persone che camminano. E a spingere con forza, nell'ultima fase, per un rimpasto di giunta è proprio l'area renziana del Pd che le è più vicina. «Credo che chiunque faccia politica debba essere legato a un progetto più che alle persone. Lascio poi al sindaco le valutazioni rispetto agli attori migliori per interpretare i progetti. L'importante è fare gioco di squadra, e nel percorso congressuale ci siamo prefissi fin dall'inizio di lavorare con il sindaco per il successo dell'amministrazione. Come lui deciderà di gestire questo cambio di rotta, ci vedrà comunque al suo fianco. Noi insistiamo sui temi per evitare che la polemica rischi di essere di piccolo cabotaggio, e pensando non solo alla fine del mandato, ma alla Piacenza del domani, anche alla luce dei cambiamenti epocali che la politica nazionale porterà». E' stato Roberto Reggi, all'indomani delle primarie che hanno incoronato Matteo Renzi segretario nazionale del Pd, a invocare in Comune una «rivoluzione» analoga a quella romana, alla luce del mutato quadro politico di riferimento. «Se fino a ieri era possibile ragionare solo di aree e correnti, quel tempo è finito. Oggi chi è in politica e nella pubblica amministrazione deve sentirsi un po' precario, prima si rimaneva negli incarichi vita natural durante, ora è bene ragionare su obiettivi e in tal senso ci può stare che una figura sia inadeguata e che un altro sia premiato per il lavoro svolto. Ci si deve sentire prestati alla politica, i ragionamenti su ricambi o mancate candidature vanno ricondotti alla normale rotazione e al cambiamento che deve diventare una regola in politica. Le primarie hanno sancito che tantissime persone pretendono il cambiamento, spetta a noi saperlo interpretare». Parliamo allora di settori, lasciando perdere le persone. Secondo lei quali si sono rivelati i più deboli in questi mesi? «Un'attenzione fortissima la richiede la sanità, poi il lavoro, come si diceva, le opportunità di crescita per le aziende. A fianco di questi c'è il settore sociale dove occorre rivedere questioni salite ultimamente alla ribalta con la pratica Soprani (il progetto di casa di riposo privata in un'area di strada Agazzana, ndr) e dove vanno affrontati temi delicati come l'Azienda dei servizi alla persona, le problematiche della lungodegenza e dell'accreditamento. Un'accelerazione si impone poi nella partita per l'Expo 2015 che, al di là delle tante parole di cui tutti si riempiono la bocca, mi pare che in concreto non abbia ancora prodotto nulla». L'arretramento di Piacenza nelle classifiche sulla qualità della vita va preso sul serio? «Posso concordare su alcuni campanelli d'allarme come la sicurezza, ma ai giudizi stroncatori sulla nostra classe dirigente va fatta la tara considerando che ad esempio della giunta Dosi c'è una percezione oltremodo negativa, anche perché oggi fare i sindaci è quasi impossibile senza risorse. D'altra parte se si riesce a lavorare tutti nella stessa direzione operando scelte coraggiose, anche se magari impopolari, si può ripartire. Bastano piccoli correttivi per rinverdire la convinzione che resta comunque di molti e cioè che siamo in una realtà dove si vive bene e che ha tutte le carte in regola per superare i problemi». Dopo la nomina del nuovo esecutivo Pd, come si sta muovendo la sua segreteria? «La linea sarà di lanciare proposte in modo sistematico sulle questioni che più stanno a cuore dei cittadini cercando di animare una discussione la più larga possibile per offrire stimoli alle amministrazioni locali fino al livello nazionale». Gustavo Roccella gustavo. roccella@liberta. it
08/01/2014
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